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Lo stacco cedola frena la Borsa ma i petroliferi vanno in orbita

Milano e Madrid le uniche due Borse in rosso: su Piazza Affari pesa lo stacco cedola che ha colpito soprattutto la scuderia Agnelli e il gruppo Unicredit – Il rialzo del petrolio dà sprint a Tenaris, Saipem ed Eni

Lo stacco cedola frena la Borsa ma i petroliferi vanno in orbita

Piazza Affari riparte in calo, dopo 4 giorni di sosta e chiude a 21.896 punti, -0,27%, con lo stacco cedole da parte di alcune blue chip. Misti gli altri listini europei: Francoforte +0,12%; Parigi +0,2%; Madrid -0,65%; Londra +0,8%.

In rialzo Wall Street, dopo i risultati positivi di Coca-Cola (+1,89%), Twitter (+17,13%) e altre società industriali che hanno dissipato i timori per un rallentamento dei profitti.

L’euro-dollaro è sfavorevole alla moneta unica, con il cambio sul filo di 1,12. 

L’obbligazionario appare sotto pressione, in particolare quello italiano, in una seduta dagli scambi sottili per il ponte pasquale e appesantiti dall’avvicinarsi delle aste di fine mese. Il rendimento del decennale è 2,68% e lo spread con il Bund cresce del 3,29% a 263.80 punti base. Si fanno sentire i litigi nella maggioranza e le notizie di Eurostat, che segnala l’aumento ulteriore del debito/pil nel 2018 (132,2% dal 131,4% del 2017), a fronte di un calo all’85,1% medio nella zona euro. Fa peggio solo la Grecia (181,1%).

A indebolire il segmento dei bond contribuisce inoltre l’impennata del petrolio, salito ai massimi da sei mesi dopo che la Casa Bianca ha ufficializzato la fine dell’esenzione nei confronti degli otto paesi che potevano ancora importare greggio iraniano, fra cui l’Italia. Il Brent scambia a 74,62 dollari al barile (+0,78%); Wti 66,52 dollari al barile (+1,48%). A chiarire bene la correlazione fra obbligazionario e petrolio è il Sole 24 ore, che spiega come il prezzo dell’oro nero influisca sull’inflazione e quindi sulla politica monetaria delle banche centrali, più espansiva se l’inflazione langue, più restrittiva quando s’infiamma. Da inizio anno le obbligazioni sono andate bene proprio perché Fed e Bce hanno rivisto in senso espansivo la loro politica, ma se la corsa del petrolio non si ferma l’inflazione ripartirà e la rotta dovrà essere nuovamente corretta. Il rischio è che anche il mercato dei bond cambi percorso.

In Italia il rialzo dello spread non fa bene alle banche, che sono in rosso a Piazza Affari, dopo un periodo di ottimi guadagni, a partire da Unicredit -2,84%, penalizzata anche dallo stacco cedola. 

Il titolo peggiore della seduta è la Juventus, -5,55%, sospesa nel pomeriggio in asta di volatilità. La vittoria in campionato era evidentemente già prezzata, mentre pesa ancora l’uscita di scena dalla Champions. In regresso Fca, -4,46%, dopo il ritorno al dividendo; il gruppo staccherà nei prossimi mesi anche una cedola straordinaria legata alla cessione di Magneti Marelli. 

Male Stm, -3,43 che, come altri titoli del comparto dei semiconduttori, soffre il rinvio del lancio del Galaxy pieghevole di Samsung. Il gruppo franco-italiano si prepara inoltre a presentare la trimestrale prima dell’apertura dei mercati di domani. Ancora giù Telecom -2,92%.

I rialzi maggiori sono nel settore oil. In testa al Ftse Mib brillano Tenaris +3,49%, Saipem +2,91%, Eni +2,37%. 

Bene Campari, +1,97%.

Fuori dal listino principale Ovs, +6,46%, festeggia i conti del 2018-2019 approvati la scorsa settimana.

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