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L’Iva sulle opere d’arte in Italia scende dal 22% al 5%: la più bassa della Ue. Un futuro di crescita per tutto il comparto dell’arte

Anche per l’Italia scende al 5% l’aliquota dell’Iva sulla cessione delle opere d’arte. Ancora più bassa di altri paesi europei

L’Iva sulle opere d’arte in Italia scende dal 22% al 5%: la più bassa della Ue. Un futuro di crescita per tutto il comparto dell’arte

Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella Sala Spadolini del Collegio Romano ha presentato la scelta dell’esecutivo di introdurre l’aliquota IVA ridotta al 5% – la più bassa dell’Unione Europea – sulle cessioni domestiche di oggetti d’arte effettuata da soggetti diversi dall’autore, dai suoi eredi o legatari. All’incontro hanno partecipato anche i Presidenti delle Commissioni Cultura della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, Federico Mollicone e Roberto Marti, e il Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Cultura alla Camera, Alessandro Amorese.

Nel Consiglio dei Ministri di oggi abbiamo introdotto l’aliquota IVA ridotta per la compravendita di opere d’arte, una misura attesa da tempo dagli operatori del settore che oggi è finalmente realtà. Con questa decisione il Governo pone fine a un’anomalia che ci rendeva meno attrattivi rispetto ad altri paesi europei, dove già esistono regimi fiscali agevolati. Da oggi possiamo tornare a competere ad armi pari, offrendo nuove opportunità a galleristi, antiquari, artisti, restauratori, trasportatori e studiosi. È un provvedimento che valorizza l’intero ecosistema dell’arte, uno dei presìdi più vitali della nostra identità culturale”. Alessandro Giuli

Secondo un recente rapporto di Nomisma, il mercato italiano dell’arte ha difatti sofferto finora a causa di un sistema fiscale gravato dall’aliquota IVA più elevata a livello comunitario, subendo la competizione di altre realtà europee, quali Francia e Germania, in cui dal 1 gennaio 2025 è stato introdotto un regime IVA agevolato per il settore – con aliquote fissate rispettivamente al 5,5% e al 7% – permesso dalla normativa europea entrata in vigore con la direttiva 542/2022 che intende mettere ordine nella disparità dei trattamenti fiscali delle compravendite di oggetti d’arte e antiquariato.

Aliquota che potrà far crescere l’intero comporto dell’arte

L’abbassamento dell’IVA – sempre secondo Nomisma – potrebbe determinare una crescita del fatturato del comparto fino a 1,5 miliardi di euro nell’arco di tre anni, con un impatto economico complessivo stimato in 4,2 miliardi di euro. Al contrario, mantenendo l’aliquota al 22%, il settore rischiava di perdere fino al 28% del fatturato, con punte del -50% per le piccole gallerie e potenziali ripercussioni per tutti i professionisti coinvolti: antiquari, galleristi, case d’asta, collezionisti, restauratori, trasportatori specializzati, artigiani, assicuratori e artisti.

Fonte: Ministero della Cultura

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