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Lira turca ko, Nikkei in crisi, la Borsa cinese sale: mercati in ansia

Le tensioni sui T-Bond si stanno estendendo ai mercati emergenti, soprattutto a quelli più esposti sul dollaro – Non per caso, Powell parlerà questa settima per ben tre volte, a conferma dell’attenzione con cui viene seguito l’andamento dei tassi – Da domani i conti delle banche italiane

Lira turca ko, Nikkei in crisi, la Borsa cinese sale: mercati in ansia

Va in crisi la lira turca e traballa il Nikkei, l’indice delle blue chips giapponesi. Che c’entra? Ebbene, pare che i risparmiatori del Solo Levante, esasperati dai rendimenti sottozero praticati in Giappone, abbiano massicciamente investito in Paesi come la Turchia, in cui i titoli di Stato rendono a doppia cifra. Un po’ quel che fecero gli italiani con i titoli argentini. Ma non è stata una scelta felice: stamane la lira turca perde il 12%, mentre il listino giapponese ha aperto la settimana con un secco -2%, spinto verso il basso dalle ricoperture. È l’effetto della decisione di sabato del “sultano” Recep Erdogan, che ha cacciato il governatore della banca centrale Naci Agbal, “colpevole” di aver alzato i tassi al 19% per sostenere la moneta sotto pressione dei tassi Usa.

SUI RISPARMIATORI DI TOKYO L’EFFETTO DEI TANGO BOND

Il fenomeno, per ora, si è limitato alla Borsa giapponese, frenata anche da alcune misure prese dalla BoJ, e non ha coinvolto le altre valute: arretra lo yen, mentre il rapporto dollaro-euro è stabile. Ma è il primo segnale che le tensioni sui T- bond Usa si stanno estendendo ai mercati emergenti, soprattutto ai Paesi più esposti sul dollaro. È anche un segnale inquietante all’inizio di una settimana affollata di emissioni di bond governativi e di interventi dei banchieri. Il presidente della Fed parlerà per ben tre volte in settimana, a conferma dell’attenzione con cui viene seguito l’andamento dei tassi, a partire dall’asta più delicata, quella dei titoli a sette anni. Il decennale tratta stamane a 1,68%.

Apertura contrastata ma non troppo per i mercati azionari. Le borse di Shanghai, Singapore Taipei e Sidney sono in rialzo; in calo tutte le altre dell’area. L’Hang Seng di Hong Kong si muove sulla parità. L’indice Asia Pacific sale dello 0,3% grazie alla spinta delle blue chip cinesi (+0,7%). La Banca centrale cinese ha lasciato invariati i tassi.

IN RIPRESA I FUTURE DI WALL STREET, GIÙ IL PETROLIO

I future di Wall Street rispecchiano la seduta di venerdì: quello del Nasdaq è in rialzo dello 0,5%, quello del Dow Jones è in calo dello 0,2% a seguito dell’inaspettata decisione della Federal Reserve di non prorogare alcune misure di emergenza varate all’inizio della pandemia. A partire dal 31 marzo, le banche saranno tenute di nuovo a dar conto dei Treasury Note e Treasury Bill presenti nei loro bilanci, il periodo di grazia concesso undici mesi fa dava la possibilità di non considerarli, un’esclusione che di fatto aumentava la leva massima permessa.

Il petrolio WTI apre la settimana a 61,1 dollari il barile, in calo dello 0,3%. Il Brent tratta a 64,21 dollari (-33 centesimi).

LA PANDEMIA NON SI FERMA, LA UE RIVEDE LE STIME DI CRESCITA

Al di là delle cose turche, la settimana si apre all’insegna della preoccupazione per l’andamento della pandemia in Europa e le ricadute sulle previsioni di crescita, l’incognita che graverà sul Consiglio Europeo di giovedì.

La struttura commissariale del generale Figliuolo ha stimato che anche nella prossima settimana non si supereranno le 200 mila vaccinazioni al giorno in tutta Italia. Intanto, per un errore di gestione sul sistema di Aria, la società della Regione Lombardia che gestisce le prenotazioni della campagna vaccinale, solo 58 utenti si sono presentati all’hub vaccinale di Cremona invece degli attesi 600.

IN ARRIVO I DATI PMI E IL PIL USA

Sul fronte dei dati macro, attenzione mercoledì ai dati Pmi di Giappone, Eurozona, Germania, Gran Bretagna e Usa. Per giovedì è in programma la pubblicazione del Pil del quarto trimestre e delle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione negli Usa. In Italia venerdì l’Istat diffonde i dati sulla fiducia dei consumatori e delle imprese a marzo.

L’inflazione è diventata uno spettro più temibile della pandemia. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio di Bank of America (BofA) tra i gestori di fondi globali. Il 37% degli investitori consultati ritiene che il rischio maggiore per le borse sia un’inflazione superiore alle aspettative, il 35% pensa sia il “tantrum” nel mercato obbligazionario, mentre i timori legati alla pandemia (e nello specifico alla campagna vaccinale) sono scivolati al terzo posto.

AL VIA I COLLOQUI COMMERCIALI TRA USA E REGNO UNITO

Riprendono oggi i colloqui tra Stati Uniti e Regno Unito per un accordo commerciale che, però, difficilmente vedrà la luce nel 2021. Biden, di origine irlandese, ha finora posto la pregiudiziale di un accordo tra Londra e Dublino sul contenzioso ancora in piedi dopo la Brexit.

In Italia, una volta approvata la manovra correttiva di bilancio (e un’altra è in arrivo), ma sotto la pressione per i numeri della pandemia che non accennano a migliorare, entra nel vivo la preparazione del piano per il Recovery Plan. “È un anno in cui non si chiedono i soldi, si danno”, ha detto Mario Draghi nella prima conferenza stampa da quando siede a Palazzo Chigi. “Non bisogna guardare al debito, non è questo il momento – ha aggiunto – c’è la recessione. Verrà quel momento”.

OGGI STM STACCA L’ULTIMA TRANCHE, DOMANI I CONTI INTESA

Il calendario di Piazza Affari prevede oggi lo stacco del dividendo di Stm (0,042 dollari – quarta tranche), BB Biotech (3,6 franchi svizzeri), Confinvest (0,1 euro). È anche previsto il pagamento della cedola di Stellantis, staccata il 15 marzo scorso.

Entra nel vivo la stagione dei bilanci degli istituti del credito e di altri Big: Intesa Sanpaolo martedì, Cattolica Assicurazioni, Poste Italiane e Terna mercoledì, Buzzi Unicem, Cerved Group, Exor e Iren giovedì.

MERGER MILIARDARIO NELLE FERROVIE USA

Operazione miliardaria nel trasporto ferroviario nel fine settimana a Wall Street. Canadian Pacific Railoway e Kansas City Southern hanno annunciato un merger del valore di 29 miliardi di dollari.

ARAMCO DISTRIBUISCE 75 MILIARDI DI DIVIDENDI

Saudi Aramco, il colosso petrolifero di Riyad, ha approvato sabato la distribuzione di un dividendo di 75 miliardi di dollari, in discesa del 44% rispetto al 2019, a fronte di una brusca contrazione dei profitti legata al calo del greggio e del prezzo delle attività petrolchimiche. L’utile d’esercizio è stato di 49 miliardi di dollari.

Gionata di bilanci anche per i grandi del gaming. All’esame dei soci i conti della cinese Tencent, in crescita del 29% nell’ultimo quadrimestre per 18,9 miliardi di dollari.

Esame anche per GameStop, la società Usa al centro della compravendita di titoli dei traders Usa: è previsto un lieve aumento degli utili ma anche una forte crescita della volatilità.  

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