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L’iphone fa crollare Apple. Oggi la Fed sui tassi

Dopo 13 trimestri in ascesa, Apple scivola sugli iphone (meno vendite e meno profitti) e Wall Street la punisce – Risale il petrolio – La City scommette sulla Ue – Weidmann (Bundesbank) all’attacco: il debito pubblico italiano minaccia anche la Germania – Oggi l’asta Bot – Pop. Vicenza: Atlante potrà rilevare anche più del 50%

L’iphone fa crollare Apple. Oggi la Fed sui tassi

La corsa di Apple si è fermata: nei primi tre mesi del 2016 sono stati venduti 51,2 milioni di i Phone, ovvero dieci milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E così, dopo 13 trimestri di costante ascesa delle vendite (e dei profitti), la Mela ha chiuso il trimestre con un calo di fatturato (a 50,6 miliardi di dollari, -13%) e profitti (-22%, ovvero 1,9 dollari per azione contro i 2 previsti).

La notizia è arrivata a Borsa chiusa, ma gli effetti sono stati immediati. Negli scambi serali il titolo Apple è scivolato poco sopra i 96 dollari (contro i 104 dollari della chiusura) con un ribasso del 7% circa.

L’onda lunga ha raggiunto i listini asiatici, colpendo i fornitori della Mela in Giappone e a Taiwan. L’indice Nikkei a Tokyo perde lo 0,6%, in attesa delle decisioni della Banca centrale che verranno comunicate domani sera: si attendono mosse forti per fermare l’ascesa dello yen (+9,1% da quando sono stati introdotti i tassi negativi).

Lo stop di Apple non è stata l’unica nota negativa per i titoli tech: Twitter ha lasciato sul terreno il 10%, colpita dal calo della raccolta pubblicitaria. Ma non ridono neanche i Big dell’economia tradizionale: l’agenzia Standard & Poor’s ha tolto la tripla A ad Exxon.

Questi ed altri dati deludenti (ordini di beni durevoli inferiori alle previsioni) sono arrivati mentre era in corso la prima giornata del vertice della Fed che oggi comunicherà le sue decisioni in materia di tassi. Nessuno si aspetta un rialzo ma alla vigilia i rendimenti dei bond sono comunque saliti: il Treasury Bill decennale ha toccato l’1,91%, sui massimi delle ultime quattro settimane.

A sostenere Wall Street è stata l’ascesa dei prezzi del petrolio (+3% il Brent) favorita dall’aumento delle scorte Usa: S&P500 -0,19%, Dow Jones +0,07% e Nasdaq -0,21%. Tra le altre trimestrali (ieri hanno comunicato i dati ben 61 società) da segnalare DuPont (+2,2%): il colosso della chimica, che nel corso dell’anno dovrebbe fondersi con Dow Chemical (+2%), ha rivisto al rialzo del 10% i target 2016.

EUROPA IN RIPRESA: LA CITY SCOMMETTE SULLA UE

Suona in Europa la riscossa del comparto bancario (Stoxx del settore +2,3%). A trarne vantaggio sono soprattutto le Borse del Sud Europa: Madrid è la migliore (+1,7%), davanti a Piazza Affari (+1,4%), che recupera quasi per intero lo scivolone di lunedì.

Deboli Parigi (-0,2%) e Francoforte (-0,3%). Meglio Londra (+0,4%), galvanizzata dai sondaggi che danno in testa il partito pro-Europa: la visita di Obama ha dato i suoi frutti. In crescita anche la sterlina. A favore della City hanno giocato anche le trimestrali, migliori del previsto, di BP (+4,5%), che ha compensato con i profitti della raffinazione il calo del petrolio, e di Standard Chartered (+9,8%).

WEIDMANN: IL DEBITO ITALIANO MINACCIA ANCHE NOI

Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, in un discorso tenuto all’ambasciata tedesca a Roma ha sottolineato come le regole di bilancio Ue siano state violate nel corso degli anni da diversi Paesi, tra cui l’Italia. “La Commissione tende continuamente a scendere a compromessi a danno del rispetto del bilancio, ad esempio prorogando di volta in volta la scadenza dei periodi di adeguamento per gli Stati in situazione di deficit”, con un riferimento al nostro Paese.

È inoltre necessario, ha aggiunto Weidmann, introdurre quanto prima una nuova regolamentazione che preveda una copertura di capitale da parte degli istituti e limiti all’ammontare delle obbligazioni del singoli Paesi detenuti da una banca. Anche qui il dissenso con le posizioni italiane è netto. Ma il presidente della Bundesbank ha invece promosso la costituzione del fondo Atlante.

Intanto da Berlino arriva la notizia che Mario Draghi è stato invitato al Bundestag per spiegare (o giustificare) la politica dei tassi bassi. L’audizione in Parlamento è fissata per il 5 settembre.

IN TENSIONE I BTP. OGGI L’ASTA: BOT VERSO IL RECORD NEGATIVO

Continua a regnare un certo nervosismo sul mercato del debito, condizionato dalle tensioni politiche dell’Eurozona, dopo l’avanzata della destra in Austria. Intanto, dopo aver rotto lunedì quota 1,50%, il tasso sul Btp decennale è salito in mattinata fino all’1,57%, a nuovi massimi da fine febbraio, per poi riassestarsi in area 1,54%, poco sopra la chiusura di ieri.

La fase di cautela è ben evidenziata dalla risalita del rendimento da inizio aprile, complessivamente una trentina di punti base. Lo spread tra Btp e Bund decennali ha ritoccato stamane 130 punti base, livello che non si vedeva dallo scorso 29 febbraio, per poi ripiegare a 124 punti, grazie all’aumento dei rendimenti del titolo tedesco (0,28%). A condizionare il mercato anche l’offerta sul primario. Il Tesoro italiano ha collocato 750 milioni di euro, l’importo massimo previsto, della ventesima tranche del Btpei settembre 2024.

La tornata d’aste prosegue oggi con l’offerta di Bot semestrali per 6 miliardi (su un eguale importo in scadenza) e giovedì col lancio del nuovo Ccteu luglio 2023 e le riaperture dei Btp a 5 e 10 anni per una somma complessiva fino a 7,75 miliardi. Sul mercato grigio di Mts il Bot semestrale in asta è stato scambiato al rendimento negativo di -0,162%, ad un nuovo minimo storico.

BANCHE ALLA RISCOSSA. ATLANTE IMBARCA LE CASSE PREVIDENZIALI

Continua l’altalena delle banche italiane e a menar la danza sono sempre gli analisti Usa. Lunedì il mercato era stato colpito a freddo dai giudizi di Moody’s, ieri è sceso in campo il broker americano Bernstein con valutazioni opposte: confermato il giudizio neutrale su Unicredit (+4,9%), così come il verdetto outperform per Intesa (+2,8%).

Corre ancor di più Monte Paschi (+6,2% a 0,70 euro), sui massimi da fine gennaio scorso, miglior blue chip della seduta. A muovere il titolo è la notizia del rafforzamento del fondo Atlante, che potrebbe ricevere il sostanzioso contributo delle casse previdenziali. Ad oggi si è già arrivati a superare quota 4 miliardi.

In forte rialzo anche Ubi (+4,3%) e Mediobanca (+3,2%). Fra le popolari, Pop.Emilia +3,2%, Pop.Milano +2,2%, Banco Popolare +3,7%. Nel settore assicurazioni, Generali (che potrebbe aumentare di altri 100 milioni la sua partecipazione al fondo Atlante) avanza dello 0,8%. UnipolSai +1,9%. 

SALE L’INDEBITAMENTO, IL MERCATO PUNISCE FCA

Il mercato punisce Fiat Chrysler: -2,6% a 7,03 euro nel giorno della trimestrale, dopo aver oscillato tra un minimo di 6,95 euro e un massimo di 7,425 euro. A spiegare il pessimismo degli investitori l’aumento del debito (da poco più di 5 miliardi a 6,6) e la sensazione che il mercato Usa possa rallentare la sua corsa. Per ora, però, la performance dell’area Nafta, che rappresenta, in termini di utile operativo, quasi il 90% del totale, ha consentito al gruppo di registrare margini sostenuti: il 7,2%, contro il 3,7% del primo trimestre 2015.

Fca ha confermato le previsioni sul 2016, che indicano ricavi netti superiori a 110 miliardi, adjusted Ebit superiore a 5 miliardi, utile netto adjusted superiore a 1,9 miliardi, debito netto industriale inferiore a 5 miliardi. L’aumento del debito, secondo Sergio Marchionne, è legato a cause stagionali ed all’effetto cambi. Nella conference call il Ceo ha assicurato che Fca “resta impegnata nella riduzione dell’indebitamento”.

Salgono intanto Cnh Industrial (+1,5%) ed Exor (+1,6%).

RIMBALZA A2A, AI MASSIMI DA METÀ FEBBRAIO

Bene i petroliferi, spinti dal rialzo del greggio. A Piazza Affari sale Eni (+0,4%), invariata Tenaris, Saipem +1,6%. Tra le utility, Enel sale dell’1,2%. Brilla A2A(+3,8%) ad un prezzo che non vedeva dallo scorso 11 gennaio a 1,245 euro. La perdita da inizio anno si riduce a -1,5%. Il titolo ha digerito rapidamente la notizia negativa dello stop all’acquisto di una quota in Acsm-Agam, deciso a sorpresa dal Comune di Como. Atlantia +1,3%. Telecom Italia guadagna l’1,2%.

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