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Le aziende si aprono ai social network: le applicazioni non sono causa di improduttività

Le aziende mondiali si stanno aprendo ai social network, nella convinzione che non siano queste applicazioni a diminuire la produttività dei loro dipendenti. E’ quanto rileva un’indagine realizzata da Easynet Global Services e Ipanema Technologies che mostra come il divieto di Facebook sia diminuito del 15% rispetto al 2012, quello di YouTube del 17%.

Le aziende si aprono ai social network: le applicazioni non sono causa di improduttività

Un più libero accesso ai social network per i dipendenti di molte aziende mondiali. Sembra questa la scia verso cui si stanno muovendo molte imprese, non più convinte, come prima, che i dipendenti siano più produttivi una volta bloccate le applicazioni social. D’altra parte oggi gran parte degli utenti di telefonia, magari impiegati aziendali, possiede uno smartphone con cui accedere a Facebook, Twitter, LinkedIn, Youtube (solo per citare i siti più utilizzati) ogni qualvolta lo desideri.

A dar conferma di quanto detto è un’indagine realizzata da Easynet Global Services e Ipanema Technologies che rivela come, rispetto allo scorso anno, il numero di CIO e responsabili IT che vietano l’utilizzo di Facebook all’interno delle loro aziende sia diminuito del 15% rispetto al 2012 (del 26% in Italia), mentre il blocco di YouTube sia diminuito del 17% (11% nel nostro Paese).

“I social media offrono grandi vantaggi per le imprese”, ha dichiarato Thierry Grenot, vicepresidente di Ipanema Technologies, “per questo i responsabili IT stanno alleggerendo i controlli. La sfida per i dipartimenti IT ora, però, è quella di garantire che il traffico dei social media sia gestito in modo efficace e senza impattare sulle prestazioni delle applicazioni business-critical”. Perchè, ha spiegato Grenot, un’esplosione di dipendenti che accedono a contenuti video di YouTube o che condividono foto attraverso Facebook può provocare un traffico sulle reti aziendali più intenso di quanto queste possano supportare e rimane necessario dare priorità al traffico delle applicazioni davvero indispensabili per la produttività degli utenti e dell’azienda.

Su base globale, risulta evidente che le istanze del blocco dei social media siano più comuni negli Stati Uniti con il 69% delle imprese che limitano l’accesso del personale a Facebook e il 65% a YouTube. Rispetto alla media dei paesi presi in esame, le aziende statunitensi limitano l’accesso più frequentemente a tutte le applicazioni, ad eccezione di LinkedIn.

“È un sollievo vedere che sono diminuiti i CIO e i responsabili IT che bloccano l’accesso ai siti di social media”, ha dichiarato Lisa Myers, CEO di SEO & Social Media agency Verve Search. “È altresì ingenuo – ha aggiunto – pensare che i dipendenti siano più produttivi una volta bloccate queste applicazioni, che sono parte della vita di tutti nel 2013. Non si tratta di sapere se si può frenare o no quello che già sta avvenendo, l’unica domanda è: vuoi esserne parte o essere un minuscolo sassolino che sta per essere travolto da una marea?”.

Anche Christophe Verdenne, managing director di Easynet per il Sud Europa, ha sostenuto: “Qualsiasi applicazione in grado di migliorare la produttività deve essere adeguatamente supportata dal dipartimento IT. E i social media non fanno eccezione. Ci stiamo impegnando per offrire la massima visibilità delle applicazioni nelle reti dei nostri clienti in modo che possano comprendere cosa sta succedendo e attuare le misure opportune per garantire la piena funzionalità delle applicazioni critiche, anche generando traffico secondario”.

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