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Lazio da record, Roma flop, Milan con Ibra

Con due gol di Immobile la Lazio espugna Brescia e colleziona la nona vittoria consecutiva eguagliando il record di Eriksson ed entrando di diritto nella lotta scudetto – La Roma invece cade in casa con il Toro – Nel Milan debutta Ibra che scalda San Siro

Lazio da record, Roma flop, Milan con Ibra

La Lazio vola, la Roma cade, il Milan spera. Domenica nel segno della Capitale quella appena trascorsa, seppur in modo diametralmente opposto: straordinaria per i biancocelesti, ancora vittoriosi e ormai primi sfidanti della coppia Inter-Juve, orribile per i giallorossi, battuti dal Torino e costretti a svegliarsi dai sogni di gloria. Il ko di Fonseca, inoltre, rischia di far rientrare nella corsa Champions il Napoli e dare qualche piccola speranza anche al Milan, aggrappato a Ibrahimovic per una risalita che avrebbe davvero del clamoroso.

Ma andiamo con ordine (di classifica) e partiamo dall’importantissima vittoria della Lazio di Inzaghi, trascinata dal solito grande Immobile. Con la doppietta di ieri Ciro ha raggiunto quota 19 gol in campionato, numeri spaventosi anche perché, è bene ricordarlo, i biancocelesti devono ancora recuperare la gara col Verona. Per il tecnico poi si tratta del nono successo consecutivo e dell’aggancio a Eriksson, peraltro con la possibilità di fare addirittura meglio sabato prossimo contro il Napoli. Tutto ciò fa sì che la Lazio non possa più nascondersi in chiave scudetto: con cifre del genere, infatti, se ne può decisamente parlare.

“È chiaro che dopo queste vittorie e due trofei vinti in sei mesi le aspettative sono cresciute, ma sappiamo bene quanto sia difficile il nostro campionato – ha replicato Inzaghi. – Il nostro primo interesse resta quello di migliorare giorno dopo giorno, poi è evidente che i record ci fanno piacere ma questa vittoria conta soprattutto per la classifica”.

E dire che il pomeriggio di Brescia non si era messo affatto bene, con le rondinelle subito in vantaggio con Balotelli (18’). La Lazio, complici le assenze di Luis Alberto e Leiva, girava meno del solito e tutto lasciava pensare a uno scivolone bello e buono. Poi però è salito in cattedra il capocannoniere, prima trovando il pareggio su rigore al 42’ (nell’occasione espulso Cistana), poi con la zampata del 2-1 in pieno recupero (92’) che è valsa la nona vittoria consecutiva.

Epilogo opposto a quello dei cugini romanisti, sconfitti dal Torino e costretti a dire addio ai sogni di gloria. Fonseca alla vigilia aveva chiesto di abbassare la pressione sui suoi, forse perché aveva captato qualcosa oppure per semplice scaramanzia, sta di fatto che le sue paure si sono trasformate in realtà. Il grande eroe dell’Olimpico infatti non è stato un giallorosso bensì Andrea Belotti, autore di una doppietta che ha annichilito la Roma e mandato in estasi il Toro, ora nuovamente galvanizzato. Va detto che fino al gol dell’1-0 i granata avevano soprattutto sofferto, aggrappandosi a un grande Sirigu e all’imprecisione dell’attacco giallorosso; poi però, proprio un attimo prima dell’intervallo, ecco la sassata del Gallo a dare a Mazzarri il vantaggio, oltre che un giro di vite completamente diverso alla gara (47’).

Nella ripresa gli uomini di Fonseca hanno cercato il pari con tutte le loro forze ma è stato ancora il Torino a trovare il gol, sempre con Belotti, questa volta dal dischetto per un fallo di mano di Smalling ravvisato dal Var (86’). “Non è stata una questione di atteggiamento, abbiamo fatto 31 tiri in porta ma la palla non è entrata – l’analisi amara di Fonseca. – Non abbiamo fatto una grandissima partita ma creato situazioni per fare 2 o 3 gol, ne bastava uno e le cose sarebbero cambiate. Ma potevamo stare qui altri 90 minuti e la palla non sarebbe entrata…”.

L’alta classifica per il momento non riguarda il Milan, che ha però voglia di rimettersi a correre, quantomeno per puntare all’Europa League. Ma il match di San Siro contro la Sampdoria (ore 15) attira soprattutto per Ibrahimovic, alla prima ufficiale dopo il ritorno in rossonero. I 60 mila spettatori previsti si spiegano soprattutto così, a dimostrazione di quanto siano grandi affetto (ma anche aspettative) del pubblico nei suoi confronti. Pioli però sa bene che nella mente di molti tifosi c’è ancora il 5-0 di Bergamo e che il solo Zlatan, per quanto luminoso, non possa bastare a cancellarlo: oggi il suo Milan deve vincere, pena rischiare una dura contestazione.

“Quella è una ferita aperta che vogliamo provare a rimarginare – ha sottolineato il tecnico. – Contro l’Atalanta abbiamo fatto una pessima partita ma in precedenza eravamo cresciuti, mostrando diversi progressi: ora bisogna ripartire da lì”. Vero, così come che la risalita non possa prescindere da una maggiore cattiveria in zona gol: i rossoneri sin qui ne hanno segnato 16, 3 in meno del solo Immobile. Anche per questo è arrivato Ibra, ora si tratta di capire come sta e quanto tempo gli serva per entrare a pieno regime. Lo svedese fa parte dei convocati e quasi certamente giocherà, ma è molto difficile che Pioli lo faccia partire dall’inizio.

Il 4-3-3 titolare prevede Donnarumma in porta, Calabria, Musacchio, Romagnoli e Hernandez in difesa, Kessié, Bennacer e Bonaventura a centrocampo, Suso, Piatek e Calhanoglu in attacco. Ranieri risponderà con un 4-4-2 che vedrà Audero tra i pali, Bereszynski, Murillo, Colley e Murru nel reparto arretrato, Depaoli, Ekdal, Vieira e Linetty in mediana a supporto del duo offensivo composto da Gabbiadini e Quagliarella. 

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