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Lavoro, Cassazione: giusto licenziare chi sta troppo su Facebook

Il licenziamento disciplinare per giusta causa è legittimo nei confronti di un lavoratore che trascorre troppo tempo su Facebook – La Corte di Cassazione lo scrive nero su bianco: “Sottrarre tempo e strumenti, che devono essere rivolti a servire l’azienda, per scopi invece puramente personali, viola il patto di fiducia che lega il dipendente all’azienda”.

Lavoro, Cassazione: giusto licenziare chi sta troppo su Facebook

Un dipendente che passa troppo tempo su Facebook mentre dovrebbe essere impegnato a svolgere il proprio lavoro in ufficio potrà essere licenziato dal proprio datore di lavoro. Ad affermarlo, nero su bianco, è la Corte di Cassazione attraverso la sentenza n.782 del 22 giugno 2016.

“Sottrarre tempo e strumenti, che devono essere rivolti a servire l’azienda, per scopi invece puramente personali, come chattare o guardare le foto postate dagli amici – si legge nel documento della Suprema Corte – viola il patto di fiducia che lega il dipendente all’azienda. È pertanto legittimo il licenziamento nei casi più gravi, quando cioè le ore spese sul social network sono numerose, anche a seguito di richiami precedenti”.

Il datore di lavoro ha inoltre il diritto di controllare la cronologia di navigazione del proprio dipendente senza ledere il suo diritto alla privacy. Nel caso in cui, in base ad essa, si rendesse conto che il lavoratore trascorre su Facebook troppo tempo, potrà scattare il licenziamento per giusta causa. “È legittimo –continua la sentenza– il licenziamento disciplinare per giusta causa a carico del dipendente che sta troppo tempo su Facebook. Tale condotta è particolarmente grave solo quando il datore di lavoro riesce a dimostrare che il tempo speso sul social network è stato elevato”.

L’ultima parola spetterà comunque al Giudice che dovrà stabilire se le ore passate su Facebook dal dipendente sono troppe oppure no.

La sentenza di oggi si riferisce a un lavoratore che, per motivi privati, aveva effettuato circa 6mila accessi in 18 mesi. Di questi, 4.500 erano stati effettuati sul popolare social network fondato da Mark Zuckerberg, con una media di 16 accessi al giorno su tre ore di lavoro. Decisamente troppo per la Cassazione che ha dato ragione al datore di lavoro, considerando legittimo il licenziamento.

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