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L’arte, il business della contraffazione e l’ultimo scandalo di Christie’s

Il miliardario russo Vekselberg ha citato per danni la famosa casa d’arte per avergli ceduto un falsa “L’odalisca” di Kustodiev per 1,7 milioni di sterline – Il business della contraffazione è secondo solo al traffico di droga per giro d’affari: negli Usa 64 miliardi – Secondo l’Fbi, almeno la metà delle opere artistiche in circolazione potrebbe essere falsa

L’arte, il business della contraffazione e l’ultimo scandalo di Christie’s

Un miliardario russo Viktor Vekselberg ha citato per danni Christie’s, la più prestigiosa casa d’aste al mondo, per avergli ceduto un falso Kustodiev. È solo l’ultimo, eclatante caso nel mondo della compravendita di opere d’arte, piagato dalla contraffazione e squassato da scandali.  Il business della contraffazione di opere artistiche, secondo l’FBI (che negli anni scorsi ha istituito una squadra investigativa specializzata nel forging), è secondo solo al traffico di droga per giro d’affari e “muove”, nei soli Stati Uniti, ben 64 miliardi di dollari all’anno. Secondo esperti europei, almeno la metà degli oggetti attualmente in circolazione, che spesso finisce sotto il martello delle case d’asta britanniche, potrebbe essere falsa.

Casi famosi – La contraffazione è nata con l’arte stessa. Se i primi falsi datano agli albori della civiltà, tra i casi più celebri c’è quello dell’eclettica famiglia britannica Greenhalgh. Il figlio Sean, il padre George, 84enne al momento dell’arresto nel 2006, e la madre Olive, 83 anni, avevano passato quasi due decenni a fabbricare falsi dipinti, sculture e artifatti vari nel garage di casa. I Greenhalgh, diventati famosi con il soprannome di Bolton Forgers, dal nome della cittadina in cui vivevano, al momento dell’arresto avevano copiato, tra gli altri, lavori di L.S. Lowry, Paul Gauguin e Barbara Hepworth e incassato in 17 anni di attività 10 milioni di sterline. Tra le loro vittime figurava il Museo di Bolton, che aveva sborsato 440mila sterline per una finta statua egiziana (che esperti avevano datato 1350 avanti Cristo).

Sempre in Gran Bretagna e nel 2006, Robert Thwaites, un pittore di 54 anni originario dello Staffordshire con nessun tipo di istruzione formale e una vista in rapido deterioramento, è stato arrestato per aver venduto falsi dipinti vittoriani per finanziare l’istruzione scolastica del figlio. Durante una perquisizione nella sua casa, la polizia ha trovato un manuale per il perfetto contraffatore: “The Art Forger’s Handbook”. Il caso più recente è tuttavia quello del tedesco Wolfgang Beltracchi, ex hippy ed artista di talento, che in 35 anni ha contraffatto 55 opere di Max Ernst, Fernand Léger, Heinrich Campendonk, André Derain, Max Pechstein, di classici modernisti ed espressionisti, che gli hanno fruttato, secondo stime degli investigatori,  34 milioni di euro. Durante gli anni della sua attività – è stato arrestato solo nel 2011 -, ha inventato nuovi dipinti, legati alle fasi artistiche dei pittori contraffatti, o quadri di cui si aveva notizia ma che erano andati perduti e di cui non c’erano immagini. Secondo gli investigatori, ha agito con la freddezza di un giocatore d’azzardo, approfittando di un avido e surriscaldato mercato dell’arte.

Gli esperti – Da qualche anno ormai, le polizie di tutto il mondo stanno affrontando il problema con sempre più determinazione, ma la lotta è solo all’inizio. “Ci sono ancora moltissimi falsi in circolazione – spiega David Freeman, a capo della società internazionale di verificatori di opere d’arte Freemanart – e molti che stanno per essere introdotti, a ritmi sempre più allarmanti”. Per Vernon Rapley, a capo dell’unità Arte e antichità di Scotland Yard “ovunque ci sia denaro e un interesse, la criminalità segue”. Scotland Yard sta monitorando il business delle false opere di autori russi, particolarmente amati dagli oligarchi di Mosca e San Pietroburgo, come Vekselberg che ora sostiene che il dipinto “L’odalisca” attribuito a Kustodiev, e acquistato da Christie’s per 1,7 millioni di sterline, sia un falso.

Le case d’asta – I verificatori di opere d’arte, come Freemanart, usano tecniche scientifiche sempre più sofisticate per l’analisi di opere d’arte, come esami al microscopio e la dendrocronologia, una tecnica che studia l’età del legno, ma la verifica della validità di un opera è ancora un processo tutt’altro che perfetto. Le case d’asta, musei e clienti privati continuano a essere defraudati. Avidità e l’illusione di essere riusciti a mettere le mani su capolavori sconosciuti, trovati nelle soffitte da (finti) sprovveduti sono tra le cause di questo fenomeno. A non aiutare le indagini è anche la reticenza delle case d’asta che non vogliono rendere pubblico un loro errore. “Nel caso di controversia con l’acquirente – spiega Bendon Grosvenor, verificatore d’arte londinese – preferiscono risarcire il prezzo d’acquisto e non si rivolgono alla polizia per non avere una cattiva pubblicità”. Un’azione che Christie’s non è riuscita ad evitare questa volta, svelando, una volta di più la fragilità di un sistema che spesso si basa sulla vanità degli esperti, la cupidigia degli operatori e l’ingenuità dei clienti.

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