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L’altalena dei dazi frena le Borse ma a Milano volano utilities e Telecom

Il mancato accordo tra Usa e Cina sui dazi frena le Borse ma Piazza Affari si attesta in territorio leggermente positivo: corrono utilities e Telecom, scendono le banche.

L’altalena dei dazi frena le Borse ma a Milano volano utilities e Telecom

Grazie alle utility Piazza Affari arrotonda i guadagni della settimana di un altro 0,13%, portandosi a 23.534 punti e chiudendo in bellezza una seduta zavorrata dalle banche e debole nel resto d’Europa. Si continua però ad allargare lo spread, che anche oggi supera per qualche istante quello della Grecia, per poi rientrare. La chiusura è in rialzo a 145 punti base (+4,81%), con il rendimento del decennale a +1,18%, contro un rendimento del Bund, in salita, ma in misura minore, -0,27%. 

Sono in rosso le altre piazze europee: Francoforte -0,42%; Parigi -0,02%; Madrid -0,55%; Londra -0,61%. La volatilità abita in avvio anche a Wall Street, dopo la lettura dei giornali americani secondo i quali la Casa Bianca sta opponendo resistenza a una riduzione graduale dei dazi nell’ambito del mini accordo con la Cina. Donald Trump conferma parzialmente: “Non lo farò”, risponde a chi gli chiede se rimuoverà i dazi gradualmente e simultaneamente, come annunciato ieri da un portavoce del ministero del Commercio cinese. Un eventuale accordo inoltre verrà firmato “nel nostro paese”.

L’incertezza non frena il Nasdaq, che si porta in territorio positivo e lascia indifferente il petrolio. Il Brent cede lo 0,1%, e scende a 62,23 dollari al barile. L’euro perde contro il dollaro e si muove ai minimi da tre settimane a 1,1021. L’oro è piatto a 1466,75 dollari l’oncia.

In questo contesto brilla il piccolo passo avanti di Piazza Affari, che chiude in ulteriore progresso una settimana densa di novità. Sul listino principale rialzano la testa le utility: Hera +1,75%; A2a +1,69%; Terna +1,74%; Enel +1,69%. Bene Telecom +1,17%, non tanto per la trimestrale (gli utili hanno mancato le previsioni degli analisti) quanto per le notizie relative alla joint venture con Santander e alla partnership che verrà creata con Google Cloud. Gli analisti di Equita raccomandano un “Buy” sulle azioni, pur sottolineando che i conti del terzo trimestre rappresentano un business debole in Italia.

Atlantia guadagna lo 0,8%, dopo aver chiuso i primi nove mesi con un Ebitda che cresce dell’1% annuo in termini omogenei. La società prevede un 2019 complessivamente positivo, ma non distribuirà un acconto sui dividendi per l’incertezza su Autostrade per l’Italia (Aspi), su cui pende il rischio di revoca della concessione.

Sono in calo le banche, a partire da Ubi, -4,84%, che delude le attese con un utile netto di 60,1 milioni, penalizzato da un calo del margine di interesse e da maggiori rettifiche su crediti. Gli analisti, secondo un consensus pubblicato dalla stessa banca, prevedevano in media un utile netto di 65 milioni e proventi operativi per 865 milioni.

Perdono quota  Banco Bpm -3,09%; Unicredit -1,53%; Bper -1,1%; Mediobanca -1,46%. Banca Monte Paschi cede il 2,31%, nel giorno della sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato 13 ex manager di Mps (fra cui l’ex presidente Giuseppe Mussari), Deutsche Bank e Nomura per operazioni in derivati servite a nascondere perdite della banca senese. Il tribunale ha anche disposto la confisca di 64 milioni di euro a Deutsche Bank e 88 milioni a Nomura e ha ordinato il pagamento di 3 milioni di euro per la banca tedesca e di 3,45 milioni per l’istituto giapponese.

Fra le blue chip arretra Nexi, -2,07%. Positiva Unipol +0,35%, in concomitanza della presentazione dei dati del trimestre. Giù Unipolsai -0,23%. Fuori dal listino principale Rcs perde il 2,03%, con l’utile netto dei primi nove mesi in calo a 40,7 milioni di euro (erano 52,1 milioni un anno fa). 

Giù Fincantieri, -5,64%, che tocca i minimi da fine agosto sotto quota 0,89 euro. Dopo i conti di ieri, oggi la società di cantieristica navale ha detto che lo sforzo per ristrutturare la filiale norvegese Vard continuerà nei prossimi mesi, con possibili costi aggiuntivi.

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