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La Libia pesa sui conti dell’Eni

A gravare sulla trimestrale e sull’andamento in Borsa c’è il brusco calo del 15% nella produzione di idrocarburi in larga parte imputabile alla prolungata fase di instabilità di Tripoli. Calo del 31% per gli utili del trimestre e del 6% da inizio anno

La Libia pesa sui conti dell’Eni

I conti sotto le attese degli analisti affossano Eni in avvio con un calo dell’1,82%. In mattinata però il Cane a sei zampe riprende leggermente quota e ora tratta in calo dello 0,39%. A pesare su tutti i settori di attività è stato il protrarsi della crisi libica.

La produzione di idrocarburi ha registrato un calo del 15% solo nell’ultimo trimestre a 1,489 milioni di barili al giorno (-12% nel semestre), calo che si sarebbe attestato solo al 2% al netto della perdita di produzione in Libia e dell’effetto prezzo. Si tratta di una perdita di 200mila barili al giorno rispetto al secondo trimestre 2010, cui si aggiungono i 36mila barili che hanno risentito dell’aumento delle quotazioni del petrolio. Per riportare la produzione ai livelli ante crisi bisognerà che si torni alla normalità.

Questa la situazione: tutte le attività di produzione Eni e le esportazioni attraverso il gasdotto GreenStream sono state sospese a eccezione del campo di Wafa che produce quantitativi di gas e liquidi associati destinati ad alimentare le centrali per la generazione di energia elettrica del Paese; gli impianti e la pipeline sono stati messi in sicurezza e a oggi non hanno subito danni e da marzo Eni ha evacuato tutto il personale espatriato e ha sospeso tutte le attività legate ai progetti di esplorazione e di sviluppo. In ballo c’è un capitale investito netto di circa 2 miliardi di dollari.

Tornando ai conti, le vendite di gas nel secondo trimestre hanno mostrato un progresso del 9% a 21 miliardi di metri cubi nel periodo aprile-giugno (+7% nei primi sei mesi dell’anno) e il gruppo prevede un 2011 in crescita nonostante l’attesa flessione delle vendite agli shipper per effetto della crisi libica.

Hanno beneficiato del significativo miglioramento nei mercati ed europeo, quest’ultimo trainato da Turchia, Germania, Austria, Belgio, UK, Nord Europa e Francia. Ma il Cane a sei zampe riesce a recuperare quota di mercato anche in Italia grazie alla riconquista di clienti e ai maggiori prelievi nei segmenti termoelettrico, industriale e grossista.

Sul fronte degli utili il gruppo ha registrato un calo del 31% a 1,25 miliardi di euro, sul semestre però il calo risulta più limitato: -6% a 3,8 miliardi di euro rispetto al semestre 2010. Nel secondo trimestre 2011 l’utile netto adjusted è stato di 1,44 miliardi di euro, in calo del 14% rispetto al secondo trimestre 2010 a causa della flessione della performance operativa e dell’incremento di due punti percentuali del tax rate consolidato.

L’utile netto adjusted del semestre è stato di €3,63 miliardi (+4% rispetto al primo semestre 2010) e riflette il miglioramento della perfromance operativa con un tax rate in leggera flessione (-0,5 punti percentuali). L’utile operativo adjusted ha mostrato un progresso dell’8% a 9,1 miliardi di euro nei primi sei mesi dell’anno, mentre nel periodo aprile-giugno è diminuito del 3% a 4 miliardi. Il cash flow del primo semestre si è attestato a 8,6 miliardi (4,41 miliardi nel trimestre).

Ben accolto dagli analisti, è però arrivato un aumento del dividendo con la proposta di un acconto a 0,52 euro rispetto a 0,50 del 2010 (in pagamento a partire dal 22 settembre 2011 con stacco cedola il 19 settembre 2011). “Nel periodo abbiamo consolidato le nostre prospettive di crescita grazie al progresso sui progetti di sviluppo, agli importanti successi esplorativi e ai nuovi accordi in aree core e in nuove aree a elevato potenziale. I solidi risultati attesi per il 2011 e le prospettive di crescita e di redditività future ci consentono di confermare la nostra politica di dividendo e di proporre un acconto di €0,52 per azione.”, ha commentato l’ad Paolo Scaroni.

In particolare Eni ha avviato nel semestre quattro giacimenti in Usa, Congo e Italia e ha ottenuto permessi esplorativi in Indonesia e l’ingresso in due scoperte a gas nel Mar di Timor australiano, cui si aggiungono i successi esplorativi (come quelli in in Norvegia, Ghana e Venezuela) con un incremento di risorse Eni di 515 milioni di barili nel semestre.

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