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La Juve non vince più, il Milan la frena, le romane deludono

Nel big match di Torino, la Juve parte forte e dopo 3 minuti va in vantaggio con Morata ma nella ripresa il Milan acciuffa il pari: ora la Juve è penultima – La Roma perde a Verona e la Lazio pareggia con il Cagliari – Stasera il Napoli può salire al primo posto

La Juve non vince più, il Milan la frena, le romane deludono

Un pareggio che permette al Milan di agganciare l’Inter, regala al Napoli la chance del primato in solitaria, ma soprattutto mette nei guai la Juve, scivolata addirittura al penultimo posto in classifica, a pari merito con il Cagliari. L’1-1 dello Stadium lascia più o meno invariati gli equilibri lassù in cima, eccezion fatta per gli azzurri di Spalletti che, in caso di vittoria questa sera a Udine (ore 20.45), resterebbero i soli a punteggio pieno.

A conti fatti, insomma, questo pareggio colpisce in particolare la Juventus, ancora a secco di vittorie dopo 4 giornate: non accadeva dalla stagione 1961/62, a testimonianza di un momento difficilissimo, sicuramente il più duro della gestione Andrea Agnelli. Allegri, alla vigilia, aveva provato a spostare il carico di tensione sul Diavolo, dicendo che questa partita sarebbe stata molto più decisiva per lui che per la Signora. Una bugia a fin di bene, per carità, ma pur sempre una bugia, visto che il piatto piange oltre ogni ragionevole misura.

La sua Juve aveva iniziato al meglio la partita, trovando il vantaggio dopo appena 4’ grazie a Morata, bravissimo nello sfruttare un clamoroso errore di posizione del Milan, scattare in campo aperto, vincere la resistenza di Hernandez e battere Maignan con uno scavetto elegante ed efficace. Lì i rossoneri hanno accusato il colpo, tanto che la Signora ha avuto la possibilità di andare sul 2-0: bravo il portiere francese ancora su Morata e poi su Dybala.

Passata la sfuriata però il Diavolo ha preso coraggio, impadronendosi del campo e costringendo la Juve a chiudersi e ripartire: il guaio più grosso di Pioli era però la mancanza di peso offensivo, con la sua squadra che si andava spegnendo proprio negli ultimi 25 metri. Al 76’ però ecco l’episodio decisivo, ovvero un calcio d’angolo di Tonali su cui Rebic si avventava da “vero nueve”, quasi avesse ricevuto un aiuto da casa dalla coppia Ibra-Giroud.

Il pareggio galvanizzava ulteriormente il Milan, che nel finale trovava sui piedi di Kalulu la palla per vincere: il francese colpiva a botta sicura ma Szczesny, questa volta, ritrovava lo slancio del passato, deviando il tiro in corner. Il match terminava così sull’1-1, risultato che può star bene al Milan, ora appaiato all’Inter a quota 10, ma non certo alla Juve, costretta a fare i conti con una crisi di risultati preoccupante, come ammesso, questa volta sì, da Allegri nel post-partita.

“Sono arrabbiato per come sono andate le cose, fino al gol del pareggio eravamo in totale controllo, poi abbiamo addirittura rischiato di perdere – ha tuonato il tecnico livornese – Purtroppo abbiamo perso attenzione e determinazione, sull’angolo siamo stati perfino superficiali. La cosa che bisogna capire velocemente è che ci sono partite in cui devi essere tosto, cattivo, avere attenzione, portare a casa il risultato, altrimenti diventa difficile pensare di risalire la classifica”.

Umore opposto per Pioli, anche se pure lui non può essere pienamente soddisfatto: l’occasione di vincere a Torino era ghiotta, ma la sua squadra non è riuscita a sfruttarla. “Siamo venuti qua per vincere la partita, nei primi minuti abbiamo trovato una Juve migliore di noi, poi siamo migliorati e nel secondo tempo abbiamo fatto sicuramente meglio di loro – l’analisi del tecnico rossonero – Abbiamo provato a vincerla, è stata una prestazione positiva, non ci mancano le idee, la volontà e lo spirito di squadra. Alla squadra ho detto che dobbiamo essere consapevoli della nostra forza, l’anno scorso per vincere partite del genere dovevamo quasi sperare nel miracolo, invece quest’anno sappiamo che possiamo farcela”.

Domenica nera invece per le romane, uscite con le ossa rotte dal doppio confronto con Verona e Cagliari: prima sconfitta stagionale per i giallorossi di Mourinho, solo pareggio per i biancocelesti di Sarri. Insomma, la Capitale stecca l’esame di maturità e il discorso vale soprattutto per la Roma, visto che la Lazio aveva già mostrato alcune crepe tra Milano e Istanbul. A entrambe poi non è bastato passare in vantaggio per prime, segno di un’inevitabile stanchezza post-coppe, ma anche di scarsa lucidità nei momenti più importante.

Al Bentegodi la Roma l’aveva sbloccata grazie a una magia di Pellegrini (36’), autore di un colpo di tacco che finirà di diritto sulle siglette del campionato, nella ripresa però il Verona di Tudor ha alzato i ritmi e ha trovato il pareggio già al 49’ con Barak. I giallorossi hanno accusato il colpo e gli scaligeri ne hanno approfittato raddoppiando con Caprari, bravo a trovare l’angolino con un destro a giro su cui Rui Patricio non ha potuto fare nulla. A quel punto sono saltati tutti gli schemi: entrambe volevano vincerla, ma il Verona ha avuto una marcia in più. Il fortunato (per la Roma s’intende) autogol di Ilic (58’) non è bastato alla squadra di Mou, che si è arresa definitivamente al minuto 63’ quando Faraoni s’è inventato il 3-2 con uno spettacolare destro dalla distanza, che prima ha toccato la traversa e poi s’è infilato in rete.

“Non abbiamo giocato bene – l’analisi delusa dello Special One – Non ho niente da dire sull’atteggiamento della squadra, ma non ci siamo adattati bene al loro modo di giocare e abbiamo perso molti duelli e seconde palle. Loro sono stati più intensi, dobbiamo rivedere i video di questa partite per capire meglio cosa non ha funzionato”.

Passo falso, seppur parziale, anche per la Lazio di Sarri, costretta ad accontentarsi di un pareggio in casa contro il Cagliari. Anche qui, proprio come i cugini giallorossi, non è bastato aver sbloccato l’empasse per primi con un bel colpo di testa di Immobile, implacabile come al solito quando veste la maglia biancoceleste (45’).

A inizio ripresa però ecco la spettacolare combinazione Marin-Joao Pedro per lo splendido gol del pareggio sardo (46’), con conseguente giro di volta del match. I rossoblù di Mazzarri, infatti, si sono addirittura portati in vantaggio con Keita (62’) e hanno retto, seppur con un pizzico di fortuna (diverse le occasioni laziali, su tutte la traversa di Immobile), fino all’83’ quando Cataldi, entrato poco prima al posto di Leiva, ha trovato l’incrocio con un gran destro di potenza. L’assalto finale però non ha prodotto risultati e la Lazio ha dovuto nuovamente rimandare l’appuntamento con la vittoria, assente dal 6-1 con lo Spezia del 28 agosto.

A completare il quadro della quarta giornata, come detto in apertura, ci sarà dunque Udinese-Napoli. Match importante e delicato, per gli azzurri che puntano a prendersi la vetta della classifica in solitaria, ma anche per i friulani, che in caso di risultato positivo farebbero un bel salto verso le zone nobili. Sulla carta, ovviamente, gli uomini di Spalletti partono favoriti, guai però a sottovalutare le fatiche post Europa League, tanto più dopo una trasferta impegnativa come quella di Leicester.

L’Udinese poi ha già dimostrato di poter creare problemi alle grandi, come accaduto alla prima giornata con la Juventus: insomma, la partita è tutt’altro che scontata, ragion per cui gli azzurri rimanderanno il turnover a data da destinarsi, affidandosi invece al miglior 4-2-3-1 possibile con Ospina in porta, Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly e Mario Rui in difesa, Fabian Ruiz e Anguissa a centrocampo, Politano, Elmas (favorito su Zielinski) e Insigne alle spalle dell’unica punta Osimhen. Classico 3-5-2 anche per Gotti, che risponderà con Silvestri tra i pali, Becao, Nuytinck e Samir nel reparto arretrato, Molina, Walace, Arslan, Pereyra e Stryger Larsen in mediana, Deulofeu e Pussetto in attacco.

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