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La crisi ucraina spinge in alto yen e franco svizzero che toccano i massimi livelli

La crisi ucraina fa scattare i tipici strumenti difensivi degli investitori e spinge la domanda sulle valute di Giappone e Svizzera – Lo yen sale al livello più alto da oltre un mese rispetto al dollaro e il franco svizzero raggiunge i massimi da un anno nei confronti dell’euro – Male il rublo nonostante l’aumento del costo del denaro deciso dalla Russia

La crisi ucraina spinge in alto yen e franco svizzero che toccano i massimi livelli

Yen e franco svizzero da questa mattina accelerano, per le stesse ragioni che stanno spingendo i mercati del debito tedesco e dell’oro. Il precipitare della crisi ucraina ha messo in moto i tipici strumenti difensivi degli investitori e ha visto la domanda dirigersi sulle valute di Giappone e Svizzera: lo yen è così salito al livello più alto da oltre un mese rispetto al dollaro e il franco svizzero ha raggiunto i massimi da un anno nei confronti dell’euro. 

A metà mattinata la moneta giapponese scambiava a 101,35 (101,76 venerdì) e quella svizzera a quota 139,67 (140,63 alla rilevazione della Bce di venerdì). 

L’euro, invece, ha perso tutti i guadagni che aveva consolidato la scorsa settimana dopo la pubblicazione di una serie di dati legati al quadro inflativo prospettico che aveva ridotto le aspettative di un ulteriore ribasso del tasso di interesse da parte della Bce.

Il rublo è crollato rispetto alle valute più importanti: sull’euro ha aggiornato il nuovo minimo storico, precipitando per la prima volta sotto l’importante soglia psicologica dei 50 rubli, e nei confronti del dollaro ha toccato il minimo dal 2009 a 36,85. A poco, almeno per il momento, è servita la decisione presa in mattinata dalla Banca centrale russa di alzare il costo del denaro al 7 % dal 5,5 % .

A far precipitare la situazione e ad alimentare la speculazione è stata la notizia che il Parlamento russo ha votato all’unanimità lo schieramento delle truppe in Ucraina: per ora non c’è alcuna dichiarazione di guerra ma la mossa è stata letta come una chiara sfida agli avvertimenti dei leader occidentali a non intervenire. Con oltre 6mila uomini armati e supportati da navi, la Russia ha di fatto preso il controllo della penisola di Crimea.

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