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La crescita zero non ferma la Borsa ma Ferragamo crolla

Fca e Poste Italiane tengono a galla il Ftse Mib mentre Ferragamo collassa – I mercati attendono le mosse della Fed sui tassi

La crescita zero non ferma la Borsa ma Ferragamo crolla

Nel “Fed Day” i listini americani procedono guardinghi, dopo un’apertura in lieve rialzo, mentre i listini europei chiudono in ordine sparso, mossi dai conti delle aziende di casa quotate. Piazza Affari è la migliore e recupera lo 0,56%, dopo il tonfo di ieri, risalendo a 21.398 punti. Festeggiano il buon andamento semestrale, tra le altre, Amplifon (+5,39%), Poste (+3,45%), Diasorin (+3,65%), Fca (+2,87%) mentre i titoli petroliferi, come Saipem (2,53%), si apprezzano con la salita del petrolio. Il Brent è in rialzo dello 0,67% a 65,06 dollari al barile. A New York accelera il Wti, +0,7%, 58,45 dollari al barile, con il dato sulle scorte settimanali americane migliore delle attese. Ancora deboli le banche, con l’eccezioni di Banco Bpm +0,84%. Soffrono Intesa, -0,28% e Mediobanca -0,37%, nonostante gli ottimi risultati semestrali.  

I conti mandano a picco Ferragamo, -7,8%, che si trascina dietro Moncler -1,17%. Arretra Campari, -1%, dopo i timidi guadagni di ieri. Sono iin retromarcia le utility, Italgas -1% e Terna -0,65%. Fuori dal listino principale s’inabissa nuovamente Bio-on, -22,53%.

Nel resto d’Europa gli acquisti prevalgono a Francoforte +0,33% e Parigi +0,14%, dove EssilorLuxottica guadagna il 3,5%, a seguito dei conti superiori alle attese e all’annuncio dell’acquisizione della catena olandese GrandVision.

Madrid perde lo 0,14%, mentre Londra arretra dello 0,73%, con la sterlina che recupera quota e fa scivolare il cambio con l’euro in area 0,9105.

Wall Street si muove cauta, con il Nasdaq in verde. Brilla Apple (+4,2%) dopo che la società ha battuto le attese su utili e ricavi, prevedendo solide vendite per il trimestre in corso. L’azienda di Cupertino ha detto inoltre che le vendite in Cina sono diminuite solo leggermente, alleviando così le preoccupazioni sull’impatto della guerra commerciale.

La moneta unica risulta in leggero regresso nei confronti del dollaro, con il cross intorno a 1,1131. Una serie di dati macroeconomici spinge il biglietto verde e frena l’euro, nell’attesa delle prossime mosse delle banche centrali. A poche ore dal verdetto della Federal Reserve sul costo del denaro, che dovrebbe scendere di un quarto di punto, i numeri Adp, tradizionali anticipatori del dato governativo sul mercato del lavoro Usa in agenda per venerdì, hanno mostrato un incremento di 156.000 nuovi posti, oltre le attese per 150.000. Mentre l’economia a stelle e strisce continua a dare segnali abbastanza positivi, quella della zona euro mostra ampie zone d’ombra. La crescita economica si è dimezzata nel secondo trimestre e l’inflazione ha subito un brusco rallentamento a luglio, rafforzando le attese che la Banca centrale europea allenti ulteriormente la sua politica monetaria in autunno.

Per il pil italiano segna crescita zero: il dato è rimasto fermo nel secondo trimestre del 2019 sia rispetto ai tre mesi precedenti sia su base annua. In ogni caso meglio delle attese, che erano negative (-0,1%).

In questa cornice la carta tricolore resta ben comprata e sul secondario il rendimento del decennale scende a 1,54%, mentre lo spread con il Bund si restringe leggermente a 198 punti base (-0,44%).

Oro in stand by, a 1428,5 dollari l’oncia in vista delle mosse di Jerome Powell. 

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