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La collezione Morozov conquista Parigi

Per la prima volta 200 opere d’arte dei fratelli ricchi industriali, fuori dalla Russia. Evento clou autunno-inverno.

La collezione Morozov conquista Parigi

All’arte capita spesso di fare i conti con la storia. In una città come Parigi, ricca di musei, gallerie ed esposizioni di ogni genere in queste settimane il cliché è perfettamente adattato. Alla Fondazione Louis Vuitton è esposta la collezione d’arte Morozov. Arriva dalla Russia, il Paese dove un tempo l’arte francese moderna fu considerata degenerata. Una ricca ed unica collezione, dice la pubblicità che porta nella capitale francese un patrimonio mondiale di valore inestimabile per la grandeur degli autori.

È un inizio di autunno dolce qui che stimola l’interesse per passeggiare o scoprire quello che ancora non si è scoperto, nonostante i tanti soggiorni. L’inverno arriverà, ma in una tranquilla mattinata di sole viene facile superare l’Arco di Trionfo appena spogliato dall’involucro di plastica di Christo e Jeanne-Claude ed arrivare al Bois de Boulogne. Percorrerne i viali fino, appunto, alla Fondazione di uno dei più potenti attuali simboli di Francia. D’altra parte il Ceo del Gruppo LVHM, Bernard Arnault ha buone mani per mettere insieme, arte, creatività, affari, mondanità. A quanti è (sono ) noto(i) il nome di Morozov ? Per cinque mesi la mostra è tra le principali attrazioni autunno-inverno della capitale.

Il senso della visita ci viene dato da una lunga fila di persone prenotate on line. Educatamente schierate ai piedi della straordinaria opera  “veliero“ dell’architetto Frank Gehry. Il Presidente Macron ha inaugurato la rassegna il 22 settembre che resterà aperta fino al 22 febbraio 2022, ma le prenotazioni sono senza sosta. Scopriamo che i Morozov erano due ricchi industriali tessili moscoviti. Amavano l’arte e il loro legame con la Francia degli artisti, dei collezionisti e dei mercanti era solido. Nelle sale ben allestite della Fondazione ora ci sono 200 capolavori a testimonianza della loro visione dell’arte e del mecenatismo. Ma anche del tormento che la pittura estranea alla grande potenza zarista, rivoluzionaria, socialista ha subito. Del palazzo Museo lasciato in eredità a Mosca qui si avverte il fantasma della raffinatezza e dell’amore per la cultura.

Rasheed Araeen, Zero to Infinity at Venice Biennale 2017.

Le opere esposte provengono dall’Ermitage di San Pietroburgo, dal Pushkin e dalla Galleria Tretyakov di Mosca. Dentro si avverte  la plastica rappresentazione di quei conti storici dell’arte di cui si diceva. I mecenati moscoviti compravano opere di francesi, ma anche di giovani pittori russi. Non c’è nulla di inedito nel fatto che Cezanne, Van Gogh, Gauguin, Matisse, Picasso, incantino i visitatori. Fa pensare, invece, che la grande esposizione mette in relazione i due Paesi per eccellenza rivoluzionari nella storia dell’umanità. Senza la prima del 1799 non ci sarebbe stata la seconda del 1917 e la comunità russa in Francia- va detto- è ben radicata. 

Furono i rivoluzionari leninisti nel 1917 a togliere la proprietà privata delle opere ai Morozov. La’ URSS ebbe cura poi di proteggerle in oscuri siti della siberia a meno 40 gradi durante la 2 guerra mondiale. Ma ciò che sta rendendo l’evento mondiale è che dopo la Rivoluzione d’ottobre è la prima volta che tutta insieme la collezione esce fuori dalla Russia. In uno stesso luogo come ai tempi  di Ivan e Mikhaïl Morozov. Quindi, Paris ou rien.

https://www.youtube.com/watch?v=XtB6zOq9nwg

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