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La Borsa cerca di rialzarsi: banche cruciali

Dopo il ko di ieri Piazza Affari a caccia del rimbalzo ma le banche restano sotto pressione per aumenti di capitale, Npl, tassi e titoli di Stato – Banco Popolare vale meno di 2 mld – Petrolio e Cina in recupero – Btp Italia bene ma non troppo – Enel avanza nella banda larga – Fca investe in Argentina

Cambia, sotto la pressione del calo del dollaro, la mappa della crisi. La locomotiva Usa manda segnali contrastanti: peggiora più del previsto la bilancia commerciale, mentre l’indice dei servizi, migliore del previsto, ha consentito ai mercati di limitare le perdite. La giornata, comunque, si è chiusa con un sensibile ribasso: l’indice S&P ha perduto l’1%, il maggior calo dell’8 marzo scorso. Lo stesso ha fatto il Nasdaq. Limita i danni il Dow Jones con un -0,75%.

Barack Obama può cantar vittoria: Pfizer (+2%) ha annunciato il ritiro dell’operazione di fusione da 160 miliardi di dollari con Allergan (-15%) dopo le restrizioni imposte da Washington ai vantaggi fiscali della tax inversion (cioè l’emigrazione verso legislazioni fiscali più generose). Intanto si complica la corsa alla Casa Bianca. In Wisconsin Ted Cruz ha interrotto la serie di vittorie di Donald Trump, ma soprattutto Bernie Sanders ha vinto un’altra sfida con Hillary Clinton.

IL PETROLIORIALZA LA TESTA

A condizionare la seduta è stato il rialzo del petrolio: Brent +1,6% a 38,48 dollari il barile, Wti +2,5% a 36,75 dollari. Bloomberg ha riportato che le scorte di greggio negli Stati Uniti dovrebbero essere scese di 4 milioni di barili la settimana scorsa. Il rappresentante del Kuwait dentro l’Opec, ha affermato che non ci sono alternative per i produttori di petrolio, sempre più alle corde con queste quotazioni: il 17 aprile, a Doha, saranno costretti a trovare una qualche forma di accordo sul congelamento della produzione, con o senza l’Iran.

LA CINA RIALZA LA TESTA, S’AGGRAVA LA CRISI DI TOKYO

 La frenata dell’export Usa rende sempre più difficile l’aumento dei tassi. Intanto la debolezza della valuta Usa sta portando i primi buoni frutti all’economia cinese: a marzo, per la prima volta da 11 mesi, è salito assai al di sopra di quota 50 l’indice Pmi sia nei servizi che nell’industria manifatturiera. Di qui il recupero stamane delle Borse di Shanghai (+0,3%) e di Shenzhen (+0,9%). Sale anche Hong Kong (+0,4%) e l’Australia (+0,5%).

Ancora debole Tokyo (-0,1%) vittima della corsa degli acquisti allo yen: il cambio con il dollaro è sceso sotto la barriera dei 110 per la prima volta da 17 mesi. Shinzo Abe, furente, ha messo in guardia i Paesi che pilotano al ribasso il cambio. Ma la Bank of Japan viene percepita come impotente. E così m più sale lo yen, più l’azionario locale e globale soffrono. E l’avversione al rischio alimenta ulteriore forza della divisa.

MILANO ANCORA MAGLIA NERA IN EUROPA: -3%

Anche l’Eurozona soffre la congiuntura valutaria: l’euro tratta a 1,1376 sul dollaro, non lontano dai massimi degli ultimi 6 mesi. La forza della valuta unica, combinata con gli acquisti della Bce generano nuove pressioni al ribasso sui tassi di interesse: più questi scendono, più il mercato attacca le banche europee, ritenendo che questo peggiori le loro prospettive di redditività.

A Milano l’indice FtseMib è sceso del 3% a 17109 punti, ancora una volta fanalino di coda con ribassi diffusi in tutti i settori. La Borsa di Londra ha perso l’1,1%, Parigi -2,1%, Francoforte -2,6%. I futures promettono un avvio positivo per i listini del Vecchio Continente: Londra +28 punti, Francoforte +26, Cac +27.

LA GERMANIA FRENA, IL BUND RENDE MENO DELL’1%

Ha pesato sulle Borse europee il dato negativo dell’industria in Germania: gli ordini di fabbrica sono scesi a febbraio dell’1,2% sul mese precedente, contro una previsione di crescita dello 0,3%. Anche l’indice PMI Composite elaborato da Markit attraverso interviste ai direttori degli acquisti di un campione di aziende, industriali e dei servizi è andato peggio del previsto.

Il pessimismo sulla crescita ha alimentato la corsa al Bund decennale sceso al rendimento dello 0,098%, sui minimi dell’ultimo anno, da 0,13% del giorno prima. 

BTP ITALIA, BENE MA NON TROPPO: IERI 1,4 MILIARDI DI RACCOLTA

Si è chiusa con ordini per 1,421 miliardi la seconda giornata di offerta riservata al retail del nuovo Btp Italia 2024, indicizzato all’inflazione nazionale e con un tasso cedolare annuo minimo garantito di 0,40%, facendo salire complessivamente le richieste alla cifra di 3,729 miliardi.

Quest’ultimo importo risulta essere inferiore a quello totalizzato nel secondo giorno di offerta del titolo con le medesime caratteristiche – ma con un tasso cedolare di 0,50% – lanciato l’anno scorso, pari a 4,851 miliardi. Gli operatori stimano per l’intera emissione un importo compreso tra i 7 e gli 8 miliardi, contro i 9,4 miliardi di quella lanciata nel 2015. “Non credo che ci discosteremo molto dai risultati retail dell’anno scorso (5,4 miliardi)”ha detto Maria Cannata, responsabile del debito pubblico.

PALAZZO CHIGI AL CAPEZZALE DELLE BANCHE

“In Italia abbiamo il nostro circolo vizioso personale – commenta Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia – alcune banche, al momento la Vicenza e il Banco Popolare (e in seguito Veneto Banca), devono raccogliere capitale. Ma in questo contesto è sempre più complesso trovare i sottoscrittori, perché gli aumenti di capitale, resi obbligatori dai regulators, diventano in prospettiva sempre più diluitivi e/o onerosi”.

Al problema ha cercato ieri di porre rimedio il vertice straordinario sulle banche di ieri mattina a Palazzo Chigi, introdotto dal premier Matteo Renzi, con l’obiettivo di creare un veicolo privato che potrà servire ad affrontare le problematiche di alcuni istituti italiani, vuoi per garantirne eventuali aumenti o per gestirne la cessione delle sofferenze. Ma il summit, cui hanno partecipato i vertici della Cdp e dei tre istituti italiani più importanti (Intesa, Unicredit e Ubi), oltre al governatore Vincenzo Visco ed al ministro Pier Carlo Padoan, non ha prodotto una soluzione operativa. “Sul tavolo c’è l’ipotesi di un veicolo con dentro Cdp, Fondazioni, fondi, investitori privati, fondi pensione”.

BANCO POPOLARE -7,3% VALE ORA MENO DI 2 MILIARDI

Nell’attesa è continuato in Piazza Affari il tiro alle banche. L’indice Stoxx di settore ha perduto il 3,1%. Il Banco Popolare è caduto del 7,3% sotto quota 5 euro, al minimo di sempre. La capitalizzazione scende per la prima volta sotto i 2 miliardi di euro, la perdita da inizio 2016 si allarga al 65%. Pesante anche la caduta della Banca Popolare di Milano (-6%). Le due banche hanno annunciato un piano di integrazione che prevede un aumento di capitale da 1 miliardo di euro. Monte Paschi lascia sul terreno il 4%. 

Il tonfo non ha risparmiato gli istituti interpellati da Matteo Renzi: Unicredit perde il 3%, Intesa Sanpaolo -3%, Monte Paschi -4%, Ubi Banca -5%. Ribassi anche per le società del risparmio. Banca Mediolanum (-3,9%) punta a distribuire anche sull’esercizio in corso un dividendo pari a 30 centesimi, in linea con il 2015, anche se il risultato netto dell’anno fosse inferiore.  Anima-4,1% e Banca Generali -6%.

FINMECCANICA CHIUDE L’AFFARE IN KUWAIT

In mezzo alla tempesta cade l’annuncio di contratti di grande valore strategico. Finmeccanica -1,6% a fine giornata nonostante la firma del contratto per la fornitura al Kuwait degli aerei da combattimento Typhoon. L’accordo prevede la fornitura di 28 aerei da combattimento realizzati dal consorzio Eurofighter, che comprende anche il gruppo Finmeccanica. Il contratto vale circa 7-8 miliardi di euro per l’intero consorzio. Per la holding italiana, in quanto capocommessa, si potrebbe trattare di una fetta di circa 3,5/4 miliardi. Tra gli industriali perdono colpi anche StM (-5%) e Prysmian (-3,4%).

ENEL AVANZA SULLA BANDA LARGA. TONFO DI MEDIASET

Oggi potrebbe essere raggiunta l’intesa tra Enel (-3,3%), Wind e Vodafone per realizzare una partnership commerciale sulla banda ultra larga. Un progetto che prevede il cablaggio in fibra di circa 250 città. Si tratterà di un[ub1] ’intesa a tre di carattere commerciale che sarà presentata a Palazzo Chigi alla conferenza stampa di giovedì mattina.

Soffre ancora Telecom Italia (-2,5%), che rischia di essere spiazzata da un accordo su Metroweb tra Cdp, F2i e magari da Fastweb, che ha dichiarato di voler mantenere la sua quota nel capitale della società milanese. Mediaset perde il 5% e cade a 3,4740 euro. Data la reazione della Borsa è difficile che l’accordo con Vivendi sia firmato già oggi.

SBANDA L’AUTOMOTIVE. FIAT -5% INVESTE IN ARGENTINA

Giornata no anche per l’automotive (-3,3% l’indice di settore). Peugeot (-6%) trascina al ribasso l’industria europea. Il costruttore francese ha annunciato ieri che nel triennio 2016-2018 i ricavi cresceranno del 3,2%, ma il target del margine operativo scende sotto le aspettative.

Fiat Chrysler perde il 5%. Sergio Marchionne, ha annunciato ieri davanti al presidente argentino Mauricio Macri un piano di investimenti da 500 milioni di dollari per lo stabilimento di Cordoba. L’obiettivo è la produzione di un modello totalmente nuovo destinato ai mercati dell’America Latina. Il lancio del nuovo modello è previsto nel secondo semestre 2017.

SAIPEM PEGGIOR TITOLO NON BANCARIO

Il ribasso non ha risparmiato i petroliferi. Eni perde il 2,7%, Tenaris il 4,8%. Fa peggio Saipem (-5,78%), peggior blue chip di giornata se non si tiene conto delle banche. Mediobanca ha annunciato di aver ripreso la copertura del titolo con una raccomandazione Neutrale e un target price di 0,37 euro.

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