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La birra Peroni diventa giapponese

Ab InBev ha accettato l’offerta di Asahi per il marchio italiano – L’operazione coinvolge anche l’inglese Meantime e l’olandese Grolsch

La birra Peroni diventa giapponese

Da italiana a inglese, da inglese a giapponese. Dopo il viaggio oltremanica, la Birra Peroni fa rotta verso il Sol Levante. Asahi Group Holdings, multinazionale con sede a Tokyo, ha acquistato il marchio italiano da Ab InBev, colosso belga che sta acquistando la britannica SabMiller, la quale a sua volta aveva rilevato nel 2003 Peroni.

L’operazione coinvolge anche l’inglese Meantime e l’olandese Grolsch, che come la birra italiana passano nelle mani del gruppo giapponese. Non è noto il valore della compravendita, ma nei mesi scorsi Ab InBev aveva fatto sapere di aver ricevuto un’offerta da Asahi per 2,55 miliardi di euro per il pacchetto completo.

A inizio dicembre Ab InBev (proprietaria, tra l’altro, dei marchi Budweiser e Corona) aveva confermato la necessità di vendere Peroni (oltre a Meantime e a Grolsch) per ottenere il via libera della Ue all’acquisto di SabMiller.

La maxifusione, con un controvalore stimato di circa 70 miliardi di sterline (oltre 112 miliardi di euro), è una delle più rilevanti di tutti i tempi e dà vita a un gigante in grado di produrre oltre 60 miliardi di litri l’anno, con una quota del 30% sul mercato globale della birra.

L’accordo con Asahi si chiuderà quando sarà completata anche l’acquisizione di SabMiller da parte di Ab InBev, ovvero – secondo le previsioni – nella seconda metà del 2016.

Dal punto di vista dei giapponesi si tratta della maggiore acquisizione di sempre, che dovrebbe permettere al gruppo di espandersi in Europa.

La Peroni, fondata nel 1846 a Vigevano, ha allargato i suoi orizzonti sotto l’ombrello di SabMiller (soprattutto grazie al marchio Nastro Azzurro), al punto che dei 4,8 milioni di ettolitri di birra prodotti da Peroni (con orzo coltivato al 70% in Italia) ogni anno 1,3 milioni vengono venduti all’estero.

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