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La banca del futuro, come sarà e che cosa deve sapere il consumatore

EDUCAZIONE FINANZIARIA – Lo stato di arretratezza dei nostri servizi bancari è documentato dal fatto che le transazioni pro capite non in contanti sono in Italia più basse che nei principali Paesi d’Europa e che, se continuiamo così, ci vorranno 50 anni per recuperare il gap – Eppure l’aumento della concorrenza tra intermediari potrebbe capovolgere la situazione: ecco come

Quando capita di commentare la condizione dei servizi bancari in Italia è sempre utile mostrare questa figura, che, aggiornata con i dati prodotti ogni anno dalla BCE, presenta il numero di transazioni pro capite non in contante nei principiali paesi dell’Unione. 
Da essa si ricava che: 

– la condizione di arretratezza dell’Italia (rappresentata dalla curva più bassa) non è soltanto nei confronti dei tre maggiori paesi europei, ma anche verso la Spagna che, partita 15 anni fa da una posizione analoga alla nostra, ci ha da tempo nettamente superato; 

– il lieve aumento del numero di transazioni elettroniche negli ultimi anni ci farebbe recuperare il gap nei confronti dei nostri maggiori concorrenti in non meno di 50 anni; 

– se si riuscisse ad imprimere una maggiore velocità di riallineamento, l’industria dei pagamenti nazionale potrebbe contare su una ventina di miliardi in più di ricavi annui, come effetto degli aumenti dei ricavi da transazioni elettroniche, al netto dei costi di trattamento del contante. Per dare un’idea dell’ordine di grandezza di questa stima, i ricavi totali 2015 del sistema bancario italiano (da intermediazione creditizia, finanziaria e da servizi) sono stati pari a 80  mld circa; 

– un fenomeno di tale portata potrebbe avvenire solo tramite un forte aumento della concorrenza  tra intermediari, a beneficio del consumatore.

Partendo quindi da una grave condizione di ritardo si potrebbero generare grandi opportunità, a condizione di trovare la chiave per avviare un circuito virtuoso, incentivando da un lato le preferenze del consumatore, dall’altro intervenendo sulle politiche di offerta degli intermediari. 

Finora invece né la tecnologia né l’offerta di nuovi prodotti né le politiche di prezzo né gli istituti di pagamento e di moneta elettronica, creati a seguito della Prima direttiva europea sui servizi di pagamento (PSD1,2010), e tuttora poco conosciuti dal grande pubblico, sono stati in grado di produrre la tanto attesa discontinuità. Non si deve tuttavia dimenticare che il merito della PSD1, insieme ad altre iniziative regolamentari, è stato di dare fondamento giuridico alla SEPA, l’area unica dei pagamenti in euro, che ha standardizzato le operazioni con carte, a mezzo bonifico e addebito diretto, obbligando gli intermediari allo stesso trattamento, anche economico, delle operazioni all’interno di un paese e tra paesi dell’Unione Europea. 

Effetti dirompenti sull’industria bancaria e non bancaria dei pagamenti sono invece attesi dall’entrata in vigore nel 2018 della Seconda direttiva europea sui servizi di pagamento, cosiddetta PSD2 che investirà con forza il sistema finanziario facendo da apripista al modello di “banca aperta”.  

Questa nuova regolamentazione obbliga infatti le banche a rendere accessibili le proprie infrastrutture IT e i propri archivi a fini sia informativi sia operativi a nuove tipologie di operatori, denominati fornitori di terza parte. Si modificherà in modo sostanziale il tradizionale rapporto banca/cliente, imponendo alle banche di modificare un modello di business ancora oggi radicato nelle reti di sportelli fisici poste a presidio del territorio, per reagire alle pressioni della disintermediazione. 

E’ una prospettiva di cui ancora poco si discute, ma nell’ambito della quale si confronteranno vecchie e nuove forze del mercato dei servizi bancari. C’è già chi parla di “uberizzazione” della banca, riferendosi al modello di business dei servizi di trasporto privati entrati in concorrenza con le compagnie di taxi, e, più in generale, di open banking, cioè di piattaforme bancarie aperte ad usi diffusi e nuovi.  

Questo articolo pone l’enfasi sulla necessità di esporre al grande pubblico le caratteristiche operative dei nuovi attori, le spinte della tecnologia, le strategie di riposizionamento delle banche,  e le conseguenze sui consumatori finali dei servizi bancari prodotte dalle nuove regole europee.

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