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Juve con Buffon ma in crisi di nervi, il Napoli ipoteca la Champions

Goleada (5-1) della squadra di Gattuso, che si piazza provvisoriamente al secondo posto e allontana la Juve (oggi a Sassuolo) dalla zona Champions: in porta tra i bianconeri Buffon che annuncia l’addio in agrodolce – Oggi anche Atalanta-Benevento e Torino-Milan nonché Inter-Roma

Juve con Buffon ma in crisi di nervi, il Napoli ipoteca la Champions

Il Napoli ipoteca la Champions, ora tocca a tutte le altre. Il 5-1 degli azzurri sulla malcapitata Udinese rilancia Gattuso al secondo posto, ovviamente in attesa di Atalanta-Benevento e Torino-Milan, partite che, in caso di vittorie di nerazzurri e rossoneri, mescolerebbero nuovamente le carte. Ma il successo del Napoli, evidentemente, mette pressione soprattutto sulla Juventus, costretta a battere il Sassuolo per non perdere in modo definitivo il treno che porta all’Europa che conta.

Gli azzurri sapevano di avere in mano una sorta di jolly e lo hanno usato nel modo migliore, giocando un match senza sbavature, nel quale hanno mostrato una superiorità evidente dall’inizio alla fine. L’uno-due firmato da Zielinski (28’) e Fabian Ruiz (31’) lo aveva già indirizzato nel primo tempo, anche se lo splendido gol di Okaka (41’) sembrava poter lasciare uno spiraglio per l’Udinese. Nulla di più sbagliato, perché nella ripresa il Napoli ha preso il largo con Lozano (56’), Di Lorenzo (66’) e Insigne (91’), chiudendo la contesa con una rotonda (e meritata) cinquina.

Ora gli occhi sono puntati anzitutto sulla Juventus, chiamata a un segnale di vita sul campo del Sassuolo dopo la pesantissima sconfitta di domenica, pena rischiare l’addio alla zona Champions con due giornate d’anticipo. Non sarà per nulla semplice e non solo per l’indiscutibile valore dei neroverdi, reduci da 5 vittorie e 1 pareggio nelle ultime 6 partite e in piena corsa per un piazzamento europeo. A preoccupare maggiormente è proprio la Juve stessa, apparsa in caduta libera sia a livello tecnico che mentale, oltre che sull’orlo di una vera e propria rivoluzione, in campo e fuori.

La società è spaccata in due, con Agnelli, Nedved e Cherubini decisi a proseguire con Pirlo fino a fine stagione, a fronte di un Paratici che invece avrebbe voluto cambiare subito in favore di Tudor, nel tentativo di rianimare una linea sempre più piatta. Alla fine, come spesso capita in questi casi, ha vinto la maggioranza, ma anche il tecnico sa bene di avere i giorni contati: la Juve ripartirà da un nuovo allenatore (si fanno i nomi di Allegri e Zidane), anche se la partecipazione o meno alla Champions avrà conseguenze tutt’altro che indifferenti (il danno sarebbe di 90 milioni, a cui aggiungere il passivo già corposo di oggi) sul budget e sui programmi.

“Non voglio vedere rassegnazione, nel calcio può succedere di tutto e io lo so bene visto che, qualche anno fa, ho perso una Champions dopo un 3-0 a fine primo tempo – le parole di Pirlo – Il nostro obiettivo è dimostrare che possiamo meritarci la qualificazione e l’unico modo per farlo è vincere. Dopo la sconfitta col Milan c’era tanta delusione, ma abbiamo il dovere di crederci”.

Il clima da “rompete le righe” però è percepibile, a cominciare da Cristiano Ronaldo (lunedì a Maranello per acquistare una nuova Ferrari) fino ad arrivare a Gigi Buffon, che ieri ha annunciato ufficialmente il suo addio alla Juve a fine stagione (“siamo arrivati alla fine di un ciclo ed è giusto togliere il disturbo”) con un tempismo quantomeno sospetto. Una vittoria a Reggio Emilia non basterebbe a rimettere a posto le cose, ma darebbe una boccata d’ossigeno a tutto l’ambiente, fondamentale per preparare al meglio la sfida con l’Inter di sabato prossimo.

Pirlo, dopo l’esperimento mal riuscito del 3-5-2, dovrebbe tornare al 4-4-2 con Buffon in porta, Cuadrado, De Ligt, Bonucci e Alex Sandro in difesa, Kulusevski, Arthur, Rabiot e Chiesa a centrocampo, Dybala e Ronaldo in attacco. Tanto entusiasmo invece in casa Sassuolo, dove si cercano punti pesanti in chiave Conference League: De Zerbi proverà a ottenerli con il solito 4-2-3-1, dunque Consigli tra i pali, Muldur, Chiriches, Ferrari e Kyriakopoulos nel reparto arretrato, Obiang e Locatelli in mediana, Berardi, Djuricic e Boga alle spalle dell’unica punta Raspadori.

Da una parte chi cerca di restare disperatamente aggrappato alla Champions, dall’altra chi vede finalmente il traguardo vicino. È il caso del Milan, tornato a sorridere dopo il successo dello Stadium, con tanto di scontro diretto a favore. Lo scenario fa sì che i rossoneri non debbano più guardare le altre, ma solo sé stessi: due vittorie contro Torino e Cagliari e sarà Champions matematica, trasformando così l’insidiosissima trasferta di Bergamo dell’ultimo turno in una piacevole gita. Guai però a distrarsi e a pensare che sia tutto scontato, tanto più che le prossime due partite saranno contro due squadre sì in crescita, ma ancora coinvolte nella lotta per non retrocedere.

“Una delle nostre caratteristiche è l’equilibrio, domenica abbiamo gioito ma da lunedì stiamo pensando solo al Toro – ha ribattuto Pioli – Non ci siamo abbattuti dopo la sconfitta con la Lazio, allo stesso modo non dobbiamo esaltarci dopo la Juve: questa sarà una gara importantissima, ci servono ancora dei punti per centrare il nostro obiettivo”.

Bisognerà ottenerli senza Ibrahimovic, fermatosi proprio domenica per un problema al ginocchio, ma questa non è più una novità: lo svedese ha giocato solo 27 partite in stagione sulle 50 totali, 19 su 35 limitandosi al campionato. Numeri che dovranno indurre la società a fare diverse riflessioni in sede di mercato (il sogno è Vlahovic, ma Commisso chiede 60 milioni), a patto però di conquistare la preziosa qualificazione in Champions. Pioli sa bene che tutto passa da questo e stasera, nel tentativo di espugnare nuovamente Torino, si affiderà a un 4-2-3-1 con Donnarumma in porta, Calabria, Kjaer, Tomori e Hernandez in difesa, Bennacer e Kessié a centrocampo, Castillejo, Diaz e Calhanoglu alle spalle di Rebic. Classico 3-5-2 anche per Nicola, che risponderà con Sirigu tra i pali, Bremer, Lyanco e Buongiorno nel reparto arretrato, Singo, Baselli, Mandragora, Lukic e Rodriguez in mediana, Belotti e Zaza in attacco.

Gara per cuori forti anche a Bergamo, dove la lanciatissima Atalanta di Gasperini riceverà il disperato, ma furioso, Benevento di Inzaghi. Una sorta di testa-coda, molto diverso però da quello di Parma: lì c’era un avversario già retrocesso, qui invece ce ne sarà uno deciso a giocarsi il tutto per tutto, specialmente dopo il torto arbitrale di domenica scorsa. Ad ogni modo tecnico nerazzurro vuole chiudere i giochi al più presto: due vittorie con Benevento e Genoa vorrebbero dire Champions League, permettendo così di concentrare tutte le forze sulla finale di Coppa Italia con la Juve.

Questa sera vedremo dunque il miglior 3-4-2-1 possibile, con Gollini in porta, Palomino, Romero e Djimsiti in difesa, Hateboer, De Roon, Freuler e Gosens a centrocampo, Malinovskyi e Pessina sulla trequarti, Zapata in attacco. 4-3-2-1 invece per Inzaghi, che tenterà la missione impossibile con Montipò tra i pali, Depaoli, Glik, Caldirola e Barba nel reparto arretrato, Viola, Hetemaj e Ionita in mediana, Improta e Caprari alle spalle di Lapadula.

Più staccata, ma ancora in coinvolta nella corsa, la Lazio di Inzaghi, che proverà a battere il Parma e a sperare in qualche passo falso di chi le sta davanti. I biancocelesti hanno ancora una partita da recuperare, ma la sconfitta di Firenze ha comunque diminuito drasticamente le chance di Champions: questo però non autorizza a mollare, tanto più contro un avversario già retrocesso. Inzaghi dovrà però inventarsi il centrocampo, viste le assenze di Milinkovic-Savic e dello squalificato Lucas Leiva: il suo 3-5-2 vedrà così Strakosha in porta, Patric, Acerbi e Radu in difesa, Lazzari, Parolo, Cataldi, Luis Alberto e Fares a centrocampo, Muriqi e Immobile in attacco. D’Aversa, ormai privo di qualsiasi velleità di classifica, risponderà con un 4-3-3 con Sepe tra i pali, Busi, Osorio, Dierckx e Gagliolo nel reparto arretrato, Grassi, Hernani e Sohm in mediana, Kucka, Pellé e Brunetta nel tridente offensivo.

Infine la gara più prestigiosa, ma allo stesso tempo meno significativa, ovvero Inter-Roma. Normalmente si tratterebbe di un big match da prima pagina, questa volta però, complici lo scudetto dei nerazzurri e la distanza siderale dei giallorossi da Champions ed Europa League (resta solo la Conference, peraltro contesa col Sassuolo), sarà soprattutto un’esibizione, con José Mourinho spettatore interessatissimo: il portoghese vivrà una serata tra passato e futuro, pregustando ciò che accadrà tra qualche mese.

All’Inter però tutto questo interessa poco, presa com’è tra i meritati festeggiamenti scudetto e le preoccupazioni economiche. La società ha già fatto sapere di voler ridurre drasticamente i costi, in primis con un taglio degli stipendi (rifiutato dalla squadra), in secundis con un mercato al risparmio, che potrebbe anche prevedere qualche cessione eccellente. Scenario che non piace per nulla a Conte, che non a caso ha cancellato la conferenza stampa di ieri, preferendo evitare di dire la sua (finendo inevitabilmente per attaccare la società) sul tema.

Intanto penserà a battere la Roma, affidandosi a un 3-5-2 con Handanovic in porta, Skriniar, Ranocchia e Bastoni in difesa, Darmian, Barella, Brozovic, Sensi e Perisic a centrocampo, Lukaku e Lautaro in attacco. Fonseca, dal canto suo, proverà a congedarsi con un risultato di prestigio, affidandosi a un 4-2-3-1 con Mirante tra i pali, Karsdorp, Mancini, Ibanez e Santon nel reparto arretrato, Cristante e Darboe in mediana, Pellegrini, Mkhitaryan e Pedro alle spalle di Dzeko.

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