JD.com ha lanciato ufficialmente la sua offensiva sul mercato europeo, puntando dritto al cuore del retail fisico e al dominio di Amazon. Il colosso cinese dell’e-commerce, secondo solo ad Alibaba in patria, ha acquisito il gruppo tedesco Ceconomy, proprietario delle catene MediaMarkt e Saturn, attive in Italia con il brand MediaWorld.
L’operazione, dal valore complessivo di 2,2 miliardi di euro, prevede un’offerta pubblica volontaria da 4,60 euro per azione, con un premio del 43% rispetto alla media degli ultimi tre mesi. Con questa mossa, JD.com entra in possesso di oltre 1.000 punti vendita in 11 Paesi europei, circa 48.000 dipendenti e 22,4 miliardi di euro di fatturato annuo (dato 2024). Un’operazione di scala mai vista prima da parte di un player cinese nel retail europeo.
JD.com: il modello cinese che ora punta all’Occidente
Fondata nel 1998 da Richard Liu, JD.com ha costruito il suo successo sul controllo diretto della logistica e della distribuzione, a differenza dei rivali che si limitano a ospitare venditori terzi. In Cina gestisce oltre 820 magazzini, più di 37.000 veicoli per le consegne e 323.000 addetti alla logistica. Una macchina da guerra dell’e-commerce capace di superare i 150 miliardi di dollari di ricavi annui e servire 569 milioni di utenti attivi al mese.
Negli ultimi anni, complice il rallentamento economico cinese, JD ha accelerato l’espansione internazionale. Nei Paesi Bassi ha lanciato Ochama (un modello misto tra negozio fisico e digitale), testato Joybuy nel Regno Unito, e valutato – senza successo – l’acquisto del britannico Currys. L’ingresso in Europa passa ora per Ceconomy, scelta per la sua capillarità e per la sinergia strategica nel segmento premium del retail.
MediaWorld e il mercato italiano
In Italia, JD eredita un asset di primo piano. MediaWorld è il secondo mercato del gruppo dopo la Germania, con 144 punti vendita, 5.000 dipendenti e un fatturato da 2,4 miliardi di euro nel 2024. Il piano triennale prevede 100 milioni di investimenti, di cui 25,7 milioni già allocati nel 2024 per 10 nuove aperture, 13 ammodernamenti e 5 shop-in-shop in collaborazione con Bennet. Numeri che confermano la centralità del mercato italiano nella strategia europea di JD.com.
MediaMarktSaturn Retail Group, la galassia europea di Ceconomy, opera infatti con due insegne: MediaMarkt, più diffusa nei grandi centri commerciali, e Saturn, storicamente presente nei centri urbani. Nel 2024 è iniziata la però la progressiva fusione dei due brand e su circa 134 punti vendita Saturn ancora attivi in Europa, 14 sono già stati convertiti in MediaMarkt, con l’obiettivo di ridurli ulteriormente a circa 75.
In Italia, questa transizione è già avvenuta. Il marchio Saturn è stato definitivamente abbandonato nel 2016, quando l’ultimo negozio ha chiuso i battenti, lasciando campo libero all’unificazione sotto il brand MediaWorld.
JD lancia la sfida ad Amazon (e a Temu): multicanale, premium e fisica
JD.com non è solo un concorrente asiatico. È anche un modello alternativo. Se Temu e Shein puntano sulla logica “low cost”, JD spinge su qualità, infrastrutture e omnicanalità. L’integrazione con Ceconomy consente all’azienda cinese di sperimentare un approccio fisico-digitale in Europa, là dove Amazon mostra ancora limiti strutturali, soprattutto nella presenza offline.
Con Ceconomy, JD acquisisce anche una partecipazione indiretta in Unieuro (tramite Fnac Darty, di cui Ceconomy detiene il 23,4%), rafforzando la propria presa su un’area chiave come l’Italia.
Ceconomy garantisce, non sarà una filiale cinese
Il gruppo tedesco ha già dichiarato che manterrà indipendenza operativa, sede e personale invariati. JD ha promesso di non stipulare accordi di dominio o trasferimento degli utili, e ha assicurato impegni vincolanti a sostegno della strategia attuale di Ceconomy, dei suoi marchi e dei suoi dipendenti.
Convergenta (holding della famiglia fondatrice) manterrà il 25,4% delle azioni, assicurando una governance condivisa. Gli altri azionisti storici – Haniel, Beisheim e Freenet – hanno già accettato l’offerta per il 32% del capitale. Il completamento dell’operazione è previsto per la prima metà del 2026, subordinato al via libera delle autorità antitrust.
Palazzo Chigi osserva: sul tavolo c’è il golden power
Ma la partita non è solo economica. Dietro l’ingresso di JD.com in Europa, e soprattutto in Italia, si cela anche una questione geopolitica delicata. L’operazione riguarda direttamente 5mila posti di lavoro, una rete capillare di negozi e il rapporto commerciale tra Italia e Cina, già sotto la lente degli Stati Uniti nell’era Trump 2.0.
Fonti governative hanno confermato che l’acquisizione sarà sottoposta alla procedura del golden power, lo strumento che consente al governo italiano di bloccare, limitare o condizionare operazioni che coinvolgono asset strategici. A differenza del passaggio di Unieuro sotto il controllo francese (Fnac), che non fu notificato a Palazzo Chigi, l’ingresso diretto di un colosso cinese cambia completamente il quadro. JD.com non è europea. È cinese, e questo basta per accendere il semaforo rosso.
Il governo Meloni, stretto tra la tutela degli interessi industriali nazionali e le pressioni internazionali, dovrà decidere se accogliere JD.com oppure frapporre ostacoli politici all’avanzata di Pechino. La risposta, assicurano da Palazzo Chigi, arriverà “sulla base di elementi concreti”.