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Ivass: il patrimonio delle assicurazioni è solido, ma inflazione, spread e tassi peseranno sui conti

Signorini: “Esposizioni ridotte verso Russia e Ucraina. Nel 2021 raccolta ai livelli pre-pandemia” – Presentato un progetto per trasformare l’Ivass in ente strumentale di Bankitalia

Ivass: il patrimonio delle assicurazioni è solido, ma inflazione, spread e tassi peseranno sui conti

Le tensioni degli ultimi mesi sui mercati non hanno messo in crisi le assicurazioni italiane, che a fine maggio avevano un indice di solvibilità medio pari al 234%: solo in rari casi il dato è risultato inferiore al 130%, mentre nessuna compagnia è mai scesa sotto il minimo regolamentare del 100%. Lo comunica Luigi Federico Signorini, presidente dell’Ivass, nelle considerazioni annuali sull’attività dell’Istituto di vigilanza.

Signorini precisa inoltre che le esposizioni del settore “verso emittenti di Russia e Ucraina sono ridotte e non tali da determinare situazioni di instabilità per singoli operatori o per il mercato”. Ciononostante, tre fattori sono destinati a pesare sul conto economico delle compagnie: l’inflazione, lo spread sovrano e i tassi in crescita.

Inflazione

Sul primo fronte, “la marcata crescita dei prezzi sta generando un netto rialzo dei costi del comparto danni per l’incremento degli oneri per sinistri – continua il numero uno dell’Ivass – Soffre soprattutto il ramo Rc auto, che in termini di premi rappresenta il 34% del comparto”.

Spread

Quanto allo spread, le assicurazioni italiane hanno in pancia titoli di Stato del nostro Paese per 310 miliardi di euro (dai 336 di fine 2020), per cui la loro esposizione alle oscillazioni del differenziale è “significativa”, sottolinea ancora Signorini, malgrado “negli ultimi giorni la determinazione della Bce ad opporsi a rischi di frammentazione abbia contribuito a ridurre le tensioni”.

Tassi

Il terzo fattore è l’andamento dei tassi d’interesse. Il presidente dell’Istituto di vigilanza spiega che, nel bilancio civilistico, “il rialzo dei tassi non si riflette positivamente sul valore delle passività assicurative e genera effetti sul valore di mercato dei titoli in portafoglio, dapprima riassorbendo eventuali plusvalenze”, poi “generando perdite di conto economico”. A maggio, infatti, “il saldo tra plusvalenze e minusvalenze latenti è divenuto negativo (-6 miliardi) per la prima volta da diversi anni”, mentre alla fine dell’anno scorso era ancora positivo di 71 miliardi.

Assicurazioni italiane: i dati del 2021

Redditività

Venendo ai numeri dell’anno scorso, dalla relazione Ivass emerge che il Roe si è attestato al 9% circa: un livello alto, ma “in calo rispetto al 2020, soprattutto per la contrazione della redditività del ramo danni, che due anni fa aveva beneficiato della riduzione dei sinistri automobilistici”.

Raccolta

La raccolta premi è aumentata invece di circa il 4%, tornando ai livelli pre-pandemia. Nel ramo vita, cresciuto del 4,5%, a fare da traino sono stati i contratti unit linked (quelli in cui il rischio d’investimento è sopportato dagli assicurati), che hanno visto la raccolta impennarsi del 34,5%, contro il +5,1% dei prodotti tradizionali di ramo I. Nel ramo danni, invece, la raccolta è cresciuta dell’1,9%, essenzialmente per le assicurazioni diverse dalla Rc auto.

Intelligenza artificiale

Signorini fa sapere poi che l’Ivass “intende ricorrere anche a strumenti di intelligenza artificiale per la lettura dei contratti e la valutazione della loro complessità, nonché per attuare un servizio di raccolta delle caratteristiche e delle clausole di un’ampia parte dei contratti danni diversi da RCA”. Il Presidente rimarca che l’obiettivo non è “costruire macchine algoritmiche da sanzione”, ma “usare la tecnologia per affinare le norme, per applicarle come devono essere applicate, per mettere in pratica la semplificazione”.

L’Ivass come ente strumentale di Bankitalia

Infine, Signorini annuncia che, “d’intesa con la Banca d’Italia, è stato proposto al Governo un progetto che vedrebbe l’Ivass trasformarsi in ente strumentale della Banca”. In questo modo, l’istituto conserverebbe autonomia giuridica e sarebbe possibile “una maggiore razionalizzazione dell’operatività, una piena condivisione delle funzioni di supporto e una graduale integrazione del personale, anche sull’esempio dell’assetto esistente in altri Paesi europei. Abbiamo trovato, ci pare, orecchie attente – conclude Signorini – attendiamo ora le riflessioni politiche, così come, se si vorrà procedere, il necessario parere della Banca centrale europea”.

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