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Italia digitale ancora in ritardo, ma qualcosa si muove

L’Italia è ferma al quart’ultimo posto in Europa per digitalizzazione – Meno della metà dei provvedimenti attuativi previsti per l’attuazione dell’Agenda digitale sono stati recepiti – Lo ricorda uno studio della School of Management del Politecnico di Milano che intravvede però un nuovo fermento. Dieci regioni italiane sono pronte a partire con i fondi Ue

Italia digitale ancora in ritardo, ma qualcosa si muove

E’ il momento di accelerare sull’Agenda Digitale. A dirlo è l’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, che rileva come, secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione europea, l’Italia sia ancora ferma al quart’ultimo posto in Europa per digitalizzazione.

Un piazzamento poco felice, frutto di alcuni ritardi nell’applicazione, ma anche di un periodo di semina che adesso dovrà dare necessariamente i suoi frutti, con l’effettiva attuazione di molte delle basi che sono state gettate nel corso dell’ultimo anno. Una strategia di attuazione che prevede investimenti per 1,51 miliardi di euro dal 2014 al 2020, sostenibili con 1,65 miliardi di euro l’anno di risorse europee a patto di saperle intercettare e usare adeguatamente.

I ritardi, invece, sono dovuti al fatto che dal 2012 a oggi solo 32 dei 65 provvedimenti attuativi previsti dai Decreti Legge che normano l’attuazione dell’Agenda Digitale sono stati recepiti e, di questi, solo 5 entro le scadenze prefissate. Ritardi normativi che rischiano di compromettere l’attuazione della “Strategia per la Crescita Digitale”.

Quello che serve, secondo il Responsabilie scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano Alessandro Perego, sono “nuovi piani strategici con obiettivi specifici e priorità chiare, un forte orientamento all’attuazione dell’AgID, progetti abilitanti, una governance rinnovata, risorse europee finalmente impiegabili, un nuovo quadro di riferimento per gli approvvigionamenti pubblici, riforme strutturali con effetti sulla carta dirompenti e un mercato digitale che torna a crescere”.

“Ora – prosegue Perego – non ci sono più alibi: gli attori del sistema devono passare dalla giusta denuncia degli ostacoli e dei ritardi, alle iniziative concrete. L’Agenda Digitale italiana deve passare dalla fase di definizione dei piani a quella della loro esecuzione. Auspichiamo di poter misurare già dal prossimo anno sempre meno ritardi e sempre più risultati tangibili”.

Qualcosa, intanto, sembra muoversi: dieci Regioni italiane hanno già formalizzato le loro Agende Digitali, e avranno a disposizione dal 2014 al 2020 5,7 miliardi di euro dalle risorse europee FESR e FSE per procedere nella loro attuazione.

Non esistono, invece, informazioni chiare su quanto spenda la PA italiana nel procurement di tecnologie digitali. Le stime più attendibili certificano la spesa in 6 miliardi di euro per il 2014, pari al 3% degli acquisti della PA, in calo e inferiore a quella di altri Paesi EU: più che operare tagli lineari su questa spesa sarebbe opportuno misurarla e riqualificarla.

L’Osservatorio ha istituto, inoltre, il Premio Agenda Digitale allo scopo di sostenere la cultura dell’innovazione digitale nel Paese, generare meccanismi virtuosi di condivisione delle migliori esperienze di attuazione dell’Agenda Digitale, premiare e dare visibilità alle aziende e alle PA italiane più innovative.

Sei le esperienze premiaei: Isole Digitali, Comune di Milano (categoria Finanziamento dell’Agenda Digitale), Gara d’appalto “Cloud for Europe”, AgID (categoria Procurement Pubblico di innovazione digitale), Iscrizioni On Line, Ministero dell’Istruzione, dell’Unversità e della Ricerca (categoria Attuazione dell’Agenda digitale). Open Data Lazio, Regione Lazio (categoria Agende Digitali Regionali), SalentoGov “Sviluppo del Sistema di e-Government Regionale nell’Area Vasta Lecce”, Comune di Lecce (categoria, Agende Digitali degli Enti Locali) e Sistema delle professioni, INSIEL (categoria Competenze digitali).

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