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Italia anti Isis: ecco come sarà la missione in Iraq

Quattro Tornado del sesto Stormo di Ghedi pronti a bombardare, carabinieri e fanteria specializzata, compagnia di genio costruzioni ed elicotteri da trasporto: così sarà formato lo schieramento italiano che si prepara alla missione anti Isis in Iraq dopo che il Parlamento avrà dato il via libera.

Italia anti Isis: ecco come sarà la missione in Iraq

Servirà l’Ok del Parlamento, ma la missione italiana in Iraq è già pronta. Nonostante il silenzio assoluto di Palazzo Chigi e la semi smentita del ministero della Difesa, il piano relativo all’intervento dell’Italia a Baghdad è stato confenzionato mesi fa.

La conferma  è arrivata dallo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi che lo scorso 25 settembre, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha ricordato che il nostro Paese da mesi partecipa alla coalizione anti Isis composta da 60 Nazioni. Non solo, l’Italia ha deciso di dare il suo contributo. Quattro Tornado del sesto Stormo di Ghedi finora impegnati in missioni di ricognizione sul territorio iracheno sarebbero pronti a bombardare. E ancora: i carabinieri italiani starebbero svolgendo attività di training delle forze armate irachene e armando le formazioni dei curdi pershmerga.

L’Italia dunque è pronta a intervenire in Iraq, ma non in Siria. Il motivo è presto detto: mentre la missione di Baghdad sarebbe giustificata dalle richieste di aiuto dello stesso Governo, in Siria l’intervento andrebbe contro i vincoli imposti dalla Costituzione alle nostre forze armate. Il Governo guidato da Assad non ha richiesto nessun soccorso e intervenire in quel territorio potrebbe ricreare una “Libia Bis”. 

Il ministero della Difesa guidato da Roberta Pinotti, per il momento sceglie di restare cauto e parla di “ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal Parlamento”.

Come ricorda il Sole 24 Ore, Matteo Renzi ha scelto invece di mantenere una doppia linea: da un lato, nel corso del discorso pronunciato a New York ha annunciato la disponibilità italiana sul piano militare, dall’altro ha deciso di tenere, per il momento, all’oscuro l’opinione pubblica italiana, in attesa di sviluppi.

Proprio all’Onu, il Premier ha dichiarato la volontà di mettere a disposizione delle missioni delle Nazioni Unite almeno altri 500 uomini (oltre ai 1100 della missione Unifil in Libano), con un battaglione di fanteria specializzata, una compagnia di genio costruzioni e uno squadrone di elicotteri da trasporto. 

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