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Italia 2017: 10.000 bambini in meno, sparita una generazione di donne

Le ultime stime Istat sugli indicatori demografici del 2017 rilevano un record negativo storico di nascite e la preoccupante “scomparsa” di 900 mila donne dal contingente in età fertile. Si arriva al parto sempre più tardi. Ma a Bolzano no: come mai?

Italia 2017: 10.000 bambini in meno, sparita una generazione di donne

L’Italia perde bambini e perde donne per farli nascere. Nel 2017, certifica l’Istat, ne sono nati quasi 10.000 in meno rispetto all’anno precedente. Ma in pochi anni si sono “perse” 900mila donne. Sono i dati usciti dalle nuove stime demografiche e fanno paura. Guardiamo le nascite: si sono fermate al minimo storico di 464mila, il 2% in meno rispetto al 2016, quando se ne ebbero 473mila. Eravamo già bassi, siamo scesi ancora di più: è la nona diminuzione consecutiva dal 2008 anno in cui nascevano in Italia 577mila bambini.

Non è cambiata però la propensione a procreare degli italiani: il numero medio di figli per donna, pari a 1,34, risulta invariato rispetto al 2016, precisa ancora l’Istat. Sono numeri in apparente contraddizione ma la verità retrostante – banale e preoccupante al tempo stesso – è questa: le nascite decrescono in Italia da quarant’anni più o meno. E in questo periodo il numero di donne in età fertile è andato costantemente diminuendo. Così oggi ne abbiamo 900 mila in meno rispetto al 2008 ed più o meno 200mila in meno rispetto al 2016. Meno donne, meno bambini ma non solo.

L’altro versante di questa pericolosa emoraggia è che l’età media delle donne fertili in dieci anni si è alzata. E così le italiane diventano madri sempre più tardi: nel 1980 a 27,5 anni, nel 2017 a 31,8 anni.

Meno donne, più anziane, meno bambini: sono questi i termini dell’equazione demografica che proiettata nel futuro significa meno giovani, meno forza lavoro e spesa per le pensioni e per la sanità sempre più alta. Quindi meno risorse per i giovani, meno prospettive, meno figli e via andando.

Per spezzare questo circolo vizioso cosa si può fare? Certamente qualcosa si può fare. Guardando agli stessi dati diffusi dall’Istat, infatti, si vede che la diminuzione della popolazione residente (in pratica gli italiani e gli stranieri che qui vivono in pianta stabile) non riguarda tutte le aree del Paese in egual misura. Se la media nazionale è del -1,6 per  mille, a Bolzano invece la popolazione cresce del 7,1 per mille. Nella vicina Trento sale del 2 per mille e in Toscana diminuisce ma molto meno della media nazionale (-0,5 per mille). Ma soprattutto, la Provincia di Bolzano si conferma nel 2017 la regione più prolifica del Paese con 1,75 figli per donna, seguita piuttosto a distanza dalla Provincia di Trento (1,50), dalla Valle d’Aosta (1,43) e dalla Lombardia (1,41). All’opposto, le aree del Paese dove la fecondità è più contenuta sono tutte nel Mezzogiorno, in particolare Basilicata (1,23), Molise (1,22) e Sardegna (1,09).

Possiamo anche ragionare sul fatto che la società è cambiata e che i giovani sono forse più timorosi (o magari meno irresponsabili) nell’affrontare il ruolo di genitori rispetto al passato. Ma l’impressione è che la denatalità si cura con un reddito soddisfacente, con servizi adeguati e con modelli di vita che riescano a conciliare lavoro e famiglia. Un tema caro a milioni di donne che lavorano e non vengono sufficientemente aiutate dai loro compagni ma anche da asili, scuole, orari di lavoro efficienti e in sintonia con il grande e meraviglioso impegno di crescere dei figli.

Per saperne di più, clicca qui.

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