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“Investire con testa e cuore” il proprio risparmio: ecco come

Anima Holding, società di spicco del risparmio gestito quotata in Borsa, ha promosso la pubblicazione di un libro scritto da Enrico Maria Cervellati e Alberto Pattono e edito da FrancoAngeli per orientare gli investitori nel mondo della finanza – Di seguito ne pubblichiamo la prefazione

“Investire con testa e cuore” il proprio risparmio: ecco come

Secondo un recente studio commissionato dalla Banca Mondiale, solo il 37% degli italiani mostra un “discreto” grado di alfabetizzazione finanziaria. Siamo al 63° posto su 144 Paesi, superati da quasi tutti i Paesi Ue, dal Camerun, dal Senegal e dal Turkmenistan. Ma l’Italia non è il Turkmenistan. È uno dei Paesi con la maggiore ricchezza netta delle famiglie (8.730 miliardi secondo i dati di Banca d’Italia relativi a fine 20131), ospita il terzo mercato mondiale del debito governativo, uno dei più ampi mercati del risparmio gestito. Nessun Paese ha tante risorse private da investire e cosi poche conoscenze per farlo in maniera appropriata.

L’edizione 2016 del Rapporto stilato dalla Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane conferma il basso livello di conoscenze finanziarie delle famiglie italiane. Solo poco più del 40% degli intervistati è in grado di definire correttamente alcune nozioni di base, quali inflazione e rapporto fra rischio e rendimento; concetti più sofisticati relativi alle caratteristiche dei prodotti più diffusi registrano percentuali anche inferiori. Più del 20% degli intervistati dichiara di non avere familiarità con alcuno strumento finanziario, mentre il restante 80% indica tra gli investimenti effettuati o di cui ha conoscenza più frequentemente i titoli di Stato e le obbligazioni bancarie.

La scarsa cultura finanziaria rappresenta un problema serio sia per le imprese, che fanno fatica ad accedere al risparmio delle famiglie, sia – soprattutto – per queste ultime. I baby-boomer, le generazioni nate tra il 1950 e il 1965 si avvicinano al pensionamento e troppe persone si accorgono tardi di non avere risorse sufficienti per affrontare la “tempesta perfetta” costituita da riduzione della copertura pensionistica pubblica, aumento della longevità, e precaria occupazione dei figli. Eppure queste generazioni, come quelle precedenti, hanno risparmiato: negli anni Settanta il tasso di risparmio sul Pil si aggirava intorno al 20-25%. Hanno “risparmiato” ma non hanno “investito”.

In nome della “sicurezza”, le risorse sottratte al consumo hanno preso la forma di immobili, liquidità, titoli di Stato a breve termine; recentemente di obbligazioni bancarie; tutti strumenti poco appropriati per raggiungere obiettivi di lungo o lunghissimo termine. Gli strumenti appropriati esistono: l’ltalia ha sviluppato fra i primi i fondi di investimento, esiste una ampia offerta di Etf. Gli intermediari (reti bancarie e di consulenti finanziari) hanno una presenza capillare e sono oggetto di continui investimenti in formazione. Cosa possono fare oggi i detentori di risparmi per divenire investitori? E i consulenti che lavoranti nelle banche e nelle reti come possono aiutarli a investire in modo consapevole e appropriato? Su internet, sulla carta stampata, in libreria si trovano diversi manuali dedicati a spiegare il gergo finanziario e mille minuzie tecniche. 

Ma non è di questo che c’è bisogno. Le competenze di cui gli italiani stessi affermano di sentire la mancanza sono altre: manca un “saper fare” (o meglio un “saper cosa non fare”). Occorre condividere non delle soluzioni, ma delle regole del gioco” e degli “atteggiamenti” appropriati verso l’investimento. E non solo queste. Ciò che è accaduto nell’azionario, nei derivati e nel reddito fisso dall’inizio del secolo a oggi, ha distrutto l’ipotesi dei “mercati efficienti”, dell’operatore di mercato freddo, calcolatore. Perfino l’ipotesi che ogni partecipante al mercato sia mosso dal solo desiderio di massimizzare il profitto traballa davanti alle evidenze della Psicologia e della Finanza comportamentale.

E’ stato dimostrato come l’investitore sia mosso da un ampio numero di obiettivi e sia tutt’altro che freddo e razionale. Emozioni a parte, il suo stesso modo di ragionare e prendere decisioni è sottoposto a distorsioni e “vizi” che lo portano non occasionalmente, ma sistematicamente, a trarre dai suoi risparmi rendimenti inferiori a quanto sarebbe possibile. I consulenti hanno un grande ruolo da giocare. La conoscenza di queste distorsioni può aggiungersi all’esperienza e alla conoscenza degli strumenti e renderli più efficaci nell’aiutare i loro clienti a prendere decisioni, strategiche e tattiche, appropriate per raggiungere i loro obiettivi di risparmio.

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