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Investimenti esteri diretti, l’America Latina cresce ma è ancora il fanalino di coda

Secondo i dati del Cepal, nel 2022 il continente sudamericano ha visto crescere il capitale straniero del 55,2% rispetto all’anno precedente, a 224,58 miliardi di dollari, ma è ancora all’ultimo posto nella classifica mondiale, raccogliendo solo l’8% della torta

Investimenti esteri diretti, l’America Latina cresce ma è ancora il fanalino di coda

Gli investimenti globali sono ripartiti dopo la pandemia, anche in America Latina, ma non abbastanza da farle evitare l’ultimo posto tra i continenti del pianeta. O per lo meno, non nell’America Latina ispanofona, visto che l’unico Paese ad aver registrato un boom di capitale estero nel 2022, secondo i dati ufficiali del Cepal (Commissione economica dell’Onu per America Latina e Caraibi), è stato il Brasile. Il continente sudamericano ha infatti poco da festeggiare: lo scorso anno il flusso globale di investimenti esteri diretti è stato pari a 1,29 trilioni di dollari, con una crescita dell’11% rispetto all’anno precedente, ma di questi solo 224,58 miliardi di dollari sono arrivati in quella parte di mondo compresa tra il Messico e lo Stretto di Magellano. A discapito, infatti, di un aumento del 55,2% rispetto al 2021, l’America Latina è ancora il fanalino di coda del pianeta: raccoglie appena l’8% degli investimenti esteri diretti globali, dietro a Nordamerica, Europa, Medio Oriente, Asia Pacifico e anche Africa, sulla quale vengono dirottati sempre più massicciamente gli investimenti di una potenza come la Cina.

Brasile e Cina: una partnership in crescita

Pechino per la verità negli ultimi anni ha messo le mani anche sul Sudamerica, ma lo ha fatto soprattutto in Brasile: il Paese governato da Lula, infatti, ha visto gli investimenti esteri diretti quasi raddoppiare tra 2021 e 2022 (+97%), e riceve il 41% del capitale stranieri destinato all’intera area, molto davanti al Messico che si è preso appena il 17% della torta (crescendo del 14%) e ancora meno è spettato a Cile (9%), Colombia (8%), Argentina (7%) e Perù (5%). Molto del successo del Brasile è dovuto appunto alla Cina, che ha fatto del Paese di lingua portoghese il suo partner commerciale preferito a livello mondiale, a dire il vero già nel 2021: dopo la flessione del 2020, l’incremento è stato del 208%, con il valore totale nell’anno solare a quasi 6 miliardi di dollari, il dato più alto dal 2017, quando furono 8,8 miliardi ma con lo stesso numero di progetti. E si è trattato anche in quella occasione di progetti colossali, focalizzati soprattutto nei campi dell’energia, delle telecomunicazioni, ma anche dell’industria e delle infrastrutture. Investimenti che in parte sono stati bloccati dal nuovo governo Lula per timore di svendere alcuni asset strategici del Paese, come ad esempio il porto commerciale di Santos, uno dei maggiori del continente, e le Poste.

America Latina, investimenti esteri diretti da record nel 2022

In Brasile, già nel 2021, è arrivato il 14% del totale degli investimenti cinesi fuori dal territorio nazionale, ma anche negli altri Paesi del Sudamerica Pechino ha versato il 30% di capitale in più, a fronte di un aumento del solo 3,9% in altre aree del mondo. Questo, tuttavia, non è bastato all’America Latina per conquistare una fetta di mercato più alta rispetto ad altri continenti, che per motivi diversi continuano a starle davanti nella preferenza dei grandi investitori pubblici e privati. L’Africa, così come l’Asia-Pacifico (in particolare il Sud-Est asiatico) ha ancora più margini di crescita: quelle del Sudamerica sono invece economie mature e troppo dipendenti dalle commodities (e quindi dalle oscillazioni del mercato) e dall’instabilità geopolitica dell’area. Solo per citare gli eventi recenti, sono da segnalare il colpo di Stato in Perù e le tensioni in Bolivia, Colombia e nello stesso Brasile, senza contare che ad ottobre si vota in Argentina e la tornata promette scintille, con la possibile vittoria dell’estrema destra. In compenso, il risultato del 2022 per l’America Latina è stato pur sempre da record: era infatti dal 2013 che gli investimenti esteri diretti non superavano i 200 miliardi di dollari. Le operazioni M&A sono aumentate solo del 7%, ma del nuovo flusso di capitale stranieri ha beneficiato soprattutto i settori dei servizi, dell’energia (anche green) e dell’industria.

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