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Intesa Sanpaolo, Messina: “Mps? Non acquistiamo in Italia”

L’ad: “Nei primi due mesi 6 miliardi di credito a medio e lungo termine, in crescita del 40%” – Confermato il possibile interesse per Bim – Su Saipem “dismetteremo la quota, non c’è fretta” – “Fondi in Cda? Difficile” – “Il tetto alla quantità di titoli di Stato sarebbe una forzatura”

Intesa Sanpaolo, Messina: “Mps? Non acquistiamo in Italia”

“Non c’è alcun interesse per alcuna acquisizione in Italia”. Lo ha detto l’amministratore delegato d’Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a chi gli chiedeva se la Banca potesse prendere in considerazione l’acquisizione di Mps dopo che, negli ultimi giorni, sono riemerse indiscrezioni secondo cui il governo starebbe facendo pressione per un’aggregazione.

Messina ha argomentato il suo no facendo riferimento a tre temi: gli esuberi che un’operazione di questo tipo comporterebbe, l’impatto negativo sulla clientela e l’impossibilità di creare valore per gli azionisti con un’operazione che creerebbe molte sovrapposizioni.

Per quanto riguarda l’attività di Intesa, l’ad ha detto che “nei primi due mesi dell’anno l’istituto ha erogato credito a medio e lungo termine per 6 miliardi di euro: di questi, 5 miliardi sono andati a famiglie e piccole e medie imprese. Si tratta di una crescita del 40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che già segnava un progresso del 40% sull’anno prima. Se c’è una correlazione fra erogazioni di Intesa e Pil, allora questo è un segno che c’è un’accelerazione della crescita”.

Sul fronte delle possibili acquisizioni, “la mia preferenza è di assumere persone e non di comprare delle banche, ma se ci fosse convenienza ad assumere le persone che ci interessano attraverso l’acquisizione di una piccola banca lo possiamo fare”, ha continuato Messina in riferimento a un possibile interesse per Bim, istituto piemontese controllato da Veneto Banca.

Quanto alla vicenda Saipem, “nel momento in cui le condizioni lo consentiranno si potrà dismettere la quota – ha chiarito l’ad di Intesa –, ma oggi non c’è alcuna fretta”. Il riferimento è alla quota di Saipem che la Banca si è trovata a detenere avendo partecipato al consorzio di garanzia dell’aumento di capitale della società d’impiantistica del gruppo Eni.

In generale, Intesa prosegue il “processo di dismissioni e Serenissima è una delle partecipazioni sulla quale” sta “lavorando”. L’azienda in questione controlla l’autostrada A4, cui starebbero guardando gli spagnoli di Abertis. Il completamento dell’operazione richiederà ancora del lavoro ma Serenissima è una di quelle partecipazioni che la banca non considera strategiche e che, come prevede il piano, saranno dismesse entro il 2017.

Sul versante interno, invece, “sarà difficile vedere i grandi fondi internazionali presenti nel capitale di Intesa Sanpaolo entrare in Cda – ha detto ancora l’amministratore delegato –. Non è comune che gli investitori internazionali esprimano dei candidati nelle liste, anche se, in ogni caso, io sono l’ad e non un azionista importante”.

Infine, per quanto riguarda la proposta d’introdurre un tetto alla quantità di titoli di Stato che le banche possono avere in portafoglio, “è un provvedimento che difficilmente sarà approvato – ha concluso Messina –. Certo, un certo livello di diversificazione è necessario e noi stessi abbiamo ridotto l’esposizione sui titoli di stato italiani dal 90 al 50%. Tuttavia che questo sia stabilito per regolamento, per me, sarebbe una forzatura”.

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