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Intesa Sanpaolo: “Il Wealth management è il nostro modello”, 10 miliardi di dividendi 4 anni

L’assemblea dei soci approva il bilancio 2016 e la distribuzione di 3 miliardi di dividendi – Frecciata di Messina a Unicredit: “Intesa Sanpaolo è una banca che i soldi ai soci li restituisce, e non li chiede” – Distribuiti 10 miliardi di dividendi in 4 anni – La banca lavora al nuovo piano: “Il Wealth management è l’unico modello”.

Intesa Sanpaolo: “Il Wealth management è il nostro modello”, 10 miliardi di dividendi 4 anni

L’assemblea di oggi, convocata allo scopo di approvare il bilancio 2016, è diventata per l’amministratore Delegato Carlo Messina l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e lanciare agli eterni rivali (leggasi Unicredit) una frecciata che di velato ha ben poco: “Intesa Sanpaolo è una banca che i soldi ai soci li restituisce, e non li chiede”, ha affermato l’Ad aprendo l’assemblea dei soci a Torino alla quale era presente il 59,5% del capitale della banca. Gli investitori internazionali erano pari al 61% dei presenti mentre quelli italiani erano al 39%.

L’assise, la prima dopo il mancato matrimonio con Generali, ha approvato il bilancio e la distribuzione di un ricco dividendo di 0,18 euro per azione ordinaria e di 0,19 euro per azione straordinaria per un totale di 3 miliardi euro. Il bilancio di esercizio al 31 dicembre si è chiuso con un utile netto di 3,1 miliardi euro, il migliore dal 2007.

“Nel 2011, prima che scoppiasse la crisi del debito sovrano, ci siamo mossi per primi sul mercato e abbiamo chiesto 5 miliardi ai nostri soci – ha sottolineato Messina – Ora, con i 3,4 miliardi che distribuiremo alla fine dell’esercizio 2017 rispetteremo l’impegno di 10 miliardi di cedole in quattro anni, il doppio del nostro aumento”. “Penso – ha spiegato il numero uno di Intesa – che la gestione operativa sia in grado di avere flussi capaci di garantire dividendi previsti di 3,4 miliardi” l’anno, mentre non si prevedono ulteriori operazioni straordinarie, nè sul fronte delle cessioni nè su quello delle acquisizioni. La crescita sarà cioè tutta per vie interne.

L’Ad ha poi provveduto ad effettuare un po’ di calcoli: “Chi ha investito 1 miliardo di euro alla fine del 2013 in Intesa Sanpaolo si ritrova, tra rivalutazione del titolo e dividendi pagati, con 2 miliardi di euro; chi ha investito 100 mila euro con 200 mila e chi 1 euro con 2 euro. Siamo un unicum non solo tra le aziende bancarie, ma tra quelle europee, e questo ci rende orgogliosi”.

Per quanto riguarda il futuro, Messina annuncia che la banca sta lavorando al prossimo piano industriale, che sarà presentato tra febbraio e marzo del 2018. Alcune linee guida però ci sono già: “L’unico modello sostenibile per una banca oggi è quello che prevede l’innesto del wealth management su una rete retail”, ha detto Messina. Non a caso, “le fabbriche prodotto sono ciò su cui Intesa continuerà a investire”.

Poi qualche altro riferimento ai competitor: per quanto riguarda il business, Messina ha evidenziato il contributo derivante dal ramo Corporate & investment banking, e dunque a Banca Imi, “che fa più utili di tutti i competitor in Italia. Compresa Mediobanca, per intenderci”.

Poi un riferimento anche alle Autorità “per il modo incredibile in cui è stata gestita la crisi delle quattro good banks”, costata a Intesa e al resto del sistema delle banche sane circa 4,5 miliardi di euro: ”Ora speriamo che sia finita questa situazione, francamente inaccettabile, in base alla quale chi va bene si trova a pagare per chi va male”.

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