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INTERVISTE DEL WEEKEND – Marino Golinelli: “Il nostro Opificio produce futuro”

Imprenditore innovativo e icona della filantropia italiana, Marino Golinelli (95 anni splendidamente portati) ha realizzato con l’Opificio di Bologna che porta il suo nome una cittadella unica della conoscenza e della cultura per rendere i giovani protagonisti del futuro nel mondo globale – “La vera eredità che una persona lascia è quello che ha realizzato nella vita e con la Fondazione e l’Opificio cerco di restituire alla società parte di ciò che mi ha dato” – La visita del premier Renzi e il “sogno auspicabile” di un Opificio in ogni città – Il progetto Opus 2065.

INTERVISTE DEL WEEKEND – Marino Golinelli: “Il nostro Opificio produce futuro”

Nella sua prima vita Marino Golinelli, 95 anni splendidamente portati, è stato una bandiera dell’imprenditoria aperta all’innovazione e ancorata alla responsabilità sociale e adesso, con la Fondazione e l’Opificio che portano il suo nome, è un’icona della filantropia di stampo anglosassone tutta proiettata sulla formazione dei giovani che devono essere protagonisti del futuro nel mondo globale.

’Opificio Golinelli, che è stato inaugurato in autunno in una zona industriale di Bologna e per la cui realizzazione Golinelli ha personalmente staccato un assegno di 12 milioni di euro, è una cittadella unica dell’educazione, della conoscenza e della cultura. Quando il premier Matteo Renzi l’ha visitato ne è rimasto incantato. Ma Golinelli non è il tipo che vive sugli allori, è un visionario laico con i piedi profondamente piantati per terra che non smette mai di produrre il futuro: non è per caso che la nuova sfida che promana dall’Opificio è un programma avveniristico ma già concretamente avviato che si chiama Opus 2065. Ascoltarlo è una lezione di vita e di saggezza e un’iniezione di fiducia nel progresso. Ecco l’intervista che ha rilasciato a FIRSTonline.

FIRSTonline – Presidente Golinelli, Lei è stato con Alfa Wassermann un imprenditore innovativo di grande successo e oggi, con la Fondazione e l’Opificio che portano il suo nome, è un filantropo visionario di tipo anglosassone che rappresenta un’esperienza unica dedicata ai ragazzi di oggi e agli uomini e alle donne di domani: tra le due stagioni della sua vita  qual è quella che la rende più fiero?

Golinelli – Non c’è distacco tra la mia esperienza di ieri e quella di oggi, tra l’imprenditore e il filantropo. Sono due facce della stessa medaglia tenute insieme dal rispetto dei valori della responsabilità sociale che dovrebbe avere ogni persona che riceve il dono della vita e che ha la fortuna di poter mettere in pratica il suo desiderio di fare. Con la Fondazione Golinelli cerco solo di restituire alla società parte di ciò che mi ha dato. Ho sempre pensato che la vera eredità che una persona può lasciare a chi viene dopo non sono i soldi e i beni materiali ma quello che ha realizzato nella vita e la Fondazione completa il mio percorso e mi riempie di soddisfazione, soprattutto per l’entusiasmo con cui giovani di tutta Italia vengono nel nostro Opificio.

FIRSTonline – Restiamo alla prima parte della sua straordinaria esperienza: quali sono stati i segreti del suo successo imprenditoriale che l’hanno portata prima a fondare un’azienda farmaceutica come l’Alfa Wassermann e poi a garantirle uno sviluppo impressionante?

Golinelli – Direi che sono stati principalmente due. Fin dai tempi in cui studiavo Farmacia all’Università di Bologna pensavo che mi sarebbe piaciuto creare un’azienda per curare e assistere la gente. La sentivo come una missione sociale e, pur non avendo nessuna esperienza imprenditoriale, ho capito in quegli anni che bisognava provare a mettere in piedi un’azienda innovativa, capace di generare ricchezza non fine a se stessa ma per creare lavoro e per investire nella ricerca escludendo a priori investimenti speculativi, come quelli che si prospettavano in campo immobiliare. Questa è stata la base di partenza, ma il secondo segreto del successo imprenditoriale è stata la piena fiducia nella ricerca, che è diventata il motore dello sviluppo di Alfa Wassermann.

FIRSTonline – Lei di recente ha raccontato che la sua azienda ha affrontato e vinto tre crisi fortissime: come ha fatto a superarle?

Golinelli – Con l’esperienza, con il lavoro incessante, con lo studio continuo e con la convinzione di farcela. Quando ho cominciato la mia attività di imprenditore, non avevo l’esperienza necessaria ma ho continuato a studiare fino a 60 anni e a cercare i collaboratori giusti. Poco alla volta ho imparato a leggere i bilanci societari, a scegliere e a gestire le persone, a conoscere le leggi sia nazionali che internazionali. Tanto volte ho sbagliato, ma dagli errori si impara e ho sempre creduto in ciò che facevo e nei valori ai quali mi sono sempre ispirato: il lavoro, il sacrificio, l’innovazione, l’etica e la sostenibilità dei progetti per contribuire a creare una società più giusta e più democratica.

FIRSTonline – Si può dire che la Fondazione Golinelli è oggi la proiezione nel futuro di quella che è stata la sua innovativa esperienza imprenditoriale?

Golinelli – Sì, la Fondazione che ho creato nel 1988  e che rappresenta una realtà unica in Italia per obiettivi, visione e programmi operativi pluriennali, è lo strumento con cui ho cercato e cerco di applicare i valori di responsabilità sociale, redistribuendo la ricchezza che ho costruito e contribuendo a rendere i giovani protagonisti attivi e consapevoli del mondo di domani attraverso progetti di formazione che riguardano i bambini dai 18 mesi in su fino ai giovani di 30 anni e che si rivolgono sia agli studenti che agli insegnanti. L’Opificio, che abbiamo realizzato a tempo di record e che è patrimonio della Fondazione, è così diventato una cittadella unica della conoscenza e della cultura che realizza sei importanti programmi pluriennali.

FIRSTonline – Quali sono?

Golinelli – C’è la “Scuola delle idee”, uno spazio ludico per bambini dai 18 mesi ai 3 anni, pensato per stimolare la loro creatività attraverso un approccio multidisciplinare. Poi c’è “Scienze in pratica”, un grande laboratorio per ragazzi delle scuole  secondarie dai 14 ai 19 anni volto ad accendere la passione per la scienza e la tecnologia con l’opportunità di fare concrete sperimentazioni. In terzo luogo c’è il “Giardino delle imprese”, che è una scuola informale di educazione alla cultura imprenditoriale rivolta ai ragazzi dai 13 ai 25 anni con percorsi concreti negli acceleratori. Poi c’è “Educare ad educare”, un programma pluriennale nazionale di formazione per insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, per una didattica in costante dialogo fra discipline scientifiche e umanistiche. E, infine, ci sono “Scienza in piazza”, che è una manifestazione culturale per la diffusione della cultura scientifica nelle strade e in spazi urbani, e “Arte, scienza e conoscenza”, che è un programma con cui la Fondazione, attraverso mostre, convegni e dibattiti, indaga le connessioni tra le arti e le scienze, stimolando il pensiero e la comprensione del mondo globale.

FIRSTonline – Bologna ha l’immensa fortuna di ritrovarsi un tesoro come l’Opificio Golinelli nel suo territorio: cosa potrebbe e dovrebbe fare la città per valorizzarlo e renderlo sostenibile nel tempo?

Golinelli – Ci sono molti terreni di collaborazione possibile. Bologna è una città che può esprimere un’identità a livello internazionale per la sua  storia e per la sua cultura, che le deriva anche dall’ospitare l’ateneo più antico del  mondo. In particolare stiamo studiando un progetto di collaborazione tra l’Università di Bologna e la Fondazione Golinelli sull’imprenditorialità e la funzione dell’imprenditore nella società di oggi. Ma altre iniziative sono in fieri a livello nazionale: per esempio stiamo avviando un dialogo con il Miur sul tema della scuola e con l’Istituto italiano di tecnologia (IIT) sul tema della ricerca e dell’innovazione.

FIRSTonline – Sembra di capire che, nella Sua concezione, l’Opificio non sia un punto d’arrivo ma una tappa di un percorso in continua evoluzione che apre nuove frontiere nella conoscenza e nella cultura in una visione laica e olistica del mondo: è così?

Golinelli – Sì, certamente, l’Opificio è un nuovo punto di partenza e non di arrivo. La nostra ambizione è quella di rendere l’Opificio in grado di autoalimentarsi sulla base di un progetto ultradecennale che punta a sprigionare nuove energie culturali e imprenditoriali e che non per caso abbiamo chiamato Opus 2065, aperto alla collaborazione con enti pubblici e privati, nazionali ed internazionali. Gli obiettivi di Opus 2065, che deve rafforzare la missione etica della Fondazione, saranno tre: lo sviluppo di nuove forme altamente innovative di formazione dei giovani e degli insegnanti, in quanto la scuola rimane il cuore centrale dell’attività della Fondazione; un centro di ricerca su campi futuribili del sapere; un fondo per il supporto di nuove attività imprenditoriali che, se avranno successo, potranno alimentare l’Opificio nel futuro.

FIRSTonline – Quando è venuto all’inaugurazione dell’Opificio, Matteo Renzi era visibilmente impressionato e ammirato: che cosa Le ha detto il premier in quella occasione?

Golinelli – Mi ha detto che bisogna credere nei giovani e nella loro volontà di esprimersi ed è rimasto molto colpito dalle attività che svolgiamo all’Opificio con i ragazzi e con gli insegnanti in una visione del rapporto tra scuola e lavoro proiettata nel futuro. So che ne ha parlato anche in altre sedi e credo che abbia collegato la nostra realtà alle sue esperienze giovanili.

FIRSTonline –  L’Opificio è un po’ lo specchio dell’Italia che cambia? Pur tra mille difficoltà, si scorge un vento nuovo nel nostro Paese, fatto di meno lamentazioni e più voglia di cambiare?

Golinelli – Si respira un’aria nuova solo quando si crede che un cambiamento culturale stia avvenendo nel Paese, ma purtroppo ho molti dubbi che sia così.

FIRSTonline – Qualcuno ha sostenuto di recente che ci vorrebbe un Opificio in ogni città d’Italia: è una chimera o un sogno che può diventare realtà?

Golinelli – E’ un sogno auspicabile. Attorno alla nostra esperienza c’è molto interesse ma, all’atto pratico, non è facile trovare imprenditori che decidano di mettere mano al loro portafoglio. Quello che noi possiamo fare e che rappresenta anche la nostra ambizione è allargare le attività dell’Opificio in spazi sempre più grandi e su terreni nuovi in un dialogo costante con le istituzioni nazionali e non solo. Sarebbe bello, per esempio, che fra 10 o 20 anni nascesse uno Studium come fase più elevata dell’Opificio. Però, vorrei dire che per replicare nel Paese un’esperienza come quella della nostra Fondazione, non bastano le risorse economiche iniziali, che certamente sono fondamentali, ma occorre una visione chiara e una governance molto ben definita nella quale ci siano persone che pensano ma che sappiano anche realizzare progetti che si ispirano ai nostri valori. E poi occorre una politica fiscale intelligente che valorizzi realtà come la nostra e che concepisca le conseguenti agevolazioni fiscali non come un costo ma come un investimento sul futuro.

FIRSTonline – Che cosa può fare l’Opificio per contaminare il Paese ed esportare la sua esperienza e il suo modello di innovazione e di formazione rivolte al futuro?

Golinelli – Credo che possiamo sperimentare una via italiana alla valorizzazione della creatività partendo dal nostro Rinascimento e costruendo un nuovo umanesimo, incentrato sui giovani che vivranno in un mondo sempre più globale, e attento alla manifattura del Made in Italy, ai problemi del clima, alla bellezza artistica, alle novità della scienza e della tecnologia, al legame con il territorio, al Welfare e a una scuola più orientata all’innovazione ma capace anche di tornare ad essere un ascensore sociale basato sul merito. In fondo, la scintilla che nel 2013 ha fatto scattare l’idea dell’Opificio è stata proprio la consapevolezza che dovevamo portare nella vita pubblica i valori a cui la Fondazione si ispira fin dal 1988 in una visione olistica e laica del mondo.

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