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Internet: metà degli adolescenti vede messaggi violenti sui social

Oggi a Roma l’incontro Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework, confronto internazionale sulla prevenzione dei rischi nel web per i minori organizzato da TIM in collaborazione con FOSI. Presentati i risultati della ricerca TIM-Università Cattolica del Sacro Cuore.

Internet: metà degli adolescenti vede messaggi violenti sui social

E’ lo smartphone lo strumento che si conferma in Italia leader indiscusso per l’accesso alla rete da parte dei ragazzi tra i 9 ed i 17 anni: l’88% di questi infatti accede ai social network o a servizi di messaggistica istantanea come WhatsApp dal proprio cellulare almeno una volta al giorno, con la percentuale che sale al 94% tra gli adolescenti di 13-14 anni arrivando al 95% fra quelli di 15-17 anni; tra i rischi sul web per i giovanissimi in aumento risulta l’esposizione ai contenuti “user generated” che incitano alla violenza e all’odio, in misura minore invece quella a sexting e bullismo.

Sono questi i principali risultati della ricerca effettuata su un campione di 350 giovani tra ragazzi e ragazze rappresentativo della popolazione italiana nella fascia 9-17 anni “Smartphones, social network and instant messaging services: challenges for children, parents and teachers” presentata oggi a Roma nel convegno Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework, promosso e ospitato da Family Online Safety Institute (FOSI) e TIM. In particolare, l’incontro è stato organizzato per riunire esperti di rilievo sulla sicurezza online per i minori ed adolescenti e discutere degli importanti sforzi intrapresi in Italia nella costruzione di una strategia digitale nazionale.

La ricerca (curata da Giovanna Mascheroni) permette di osservare le tendenze già rilevate nello studio europeo Net Children Go Mobile ed evidenzia soprattutto il sorprendente dato relativo ai bambini di 9-10 anni, i tre quarti dei quali infatti usa uno smartphone per accedere a WhatsApp, Facebook e, in misura minore, a YouTube. La ricerca mette in evidenza come l’uso degli smartphone si accompagni ad un aumento dei rischi della rete, rintracciabili nella diffusione dei contenuti user generated:

– cresce infatti l’esposizione a contenuti violenti e razzisti – hate speech – sui social network: il 36% dei ragazzi di 13-14 anni e il 44% dei ragazzi di 15-17 anni ha visto sui social network persone che postavano messaggi discriminatori, razzisti e violenti;

– il sexting (vale a dire lo scambio di messaggi di natura sessuale) è un’altra situazione a rischio citata dai ragazzi, anche se più della metà di chi ha ricevuto messaggi di questo tipo dichiara di non esserne stato troppo turbato; il fenomeno cresce al crescere dell’età – riguarda il 15% dei ragazzi di 15-17 anni, il 7% dei 13-14enni e solo il 3% dei pre-adolescenti di 11-12 anni – coinvolge soprattutto le ragazze – 11% contro il 9% dei ragazzi – e avviene soprattutto su Facebook;

– il bullismo è invece relativamente poco diffuso – il 9% degli intervistati è stato vittima di bullismo on o offline nell’ultimo anno – ma si conferma l’esperienza più dolorosa per i ragazzi: i due terzi di chi è stato vittima di bullismo afferma infatti di aver sofferto molto o abbastanza per quanto è accaduto; il bullismo cresce fra i giovanissimi, ma fra i bambini di 9-10 anni il fenomeno resta prevalentemente faccia a faccia: è a partire dalle scuole medie che i ragazzi riferiscono episodi di cyerbullismo, che avvengono in prevalenza su WhatsApp fra i pre-adolescenti e su Facebook fra gli adolescenti.

La ricerca inoltre mostra quanto i genitori italiani siano oggi preoccupati della sicurezza dei propri figli su internet: due genitori su tre suggeriscono infatti ai propri figli come comportarsi sui social network e rispondere alle richieste di amicizia di sconosciuti, tuttavia i genitori tendono a considerare adolescenti e pre-adolescenti come più a rischio e ad affiancare meno i più piccoli.

Gli insegnanti risultano invece meno attivi nella mediazione dell’uso di internet e dei social network o della messaggistica, con solo un docente su tre che da suggerimenti per usare le piattaforme comunicative in modo sicuro. 

Sollecitato anche dai risultati della ricerca, l’incontro ha dato quindi vita ad un confronto internazionale sulla sicurezza del web per minori ed adolescenti e sulle sinergie pubblico-privato per uno sviluppo digitale responsabile per le famiglie, analizzando come i governi, l’industria e il comparto NGO debbano rafforzare, sviluppare ed implementare soluzioni di sistema a livello locale e internazionale, a cui hanno partecipato: Giuseppe Recchi (Presidente Telecom Italia), Stephen Balkam (AD FOSI), Antonello Giacomelli (Sottosegretario Ministero Sviluppo Economico), Marlene Holzner (Membro Gabinetto Commissario UE – Economia e Società Digitali), Joanna Shields (Sottosegretario UK – Sicurezza Online), oltre ai maggiori esperti internazionali di sicurezza in rete.

Affrontando le sfide digitali a livello globale, TIM ha confermato il suo impegno nella creazione di una strategia digitale affinché l’uso delle nuove tecnologie diventi principio fondante per l’inclusione sociale e lo sviluppo economico, con una vera creazione di valore per la comunità. L’iniziativa odierna è parte delle attività “#ilfuturoèditutti” di Corporate Shared Value di TIM, un programma di interventi basati sulla creazione di valore condiviso con le comunità in cui il Gruppo Telecom Italia opera.

“Siamo entusiasti di essere partner di TIM e di partecipare a questo importante evento”, ha affermato Stephen Balkam, CEO del Family Online Safety Institute, “Ci auguriamo che altri Paesi tengano conto dell’esperienza italiana nel momento della definizione di un modello nazionale per la sicurezza online”.

Giuseppe Recchi, Presidente Telecom Italia, ha commentato: “L’iniziativa odierna rappresenta un altro tassello importante della strategia che il Gruppo Telecom Italia sta portando avanti per colmare il gap di cultura digitale del Paese. Siamo sempre più impegnati a sviluppare strumenti e percorsi educativi, rivolti ai giovani, ai loro genitori, e ai professori favorendo l’introduzione delle tecnologie digitali nelle scuole, per contribuire allo sviluppo di una maggiore responsabilità e senso critico necessari a riconoscere i possibili rischi e pericoli insiti nell’utilizzo delle tecnologie”.

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