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Inter shock: perde l’Europa League e anche Conte

Uno sfortunato autogol di Lukaku condanna l’Inter che perde per 3-2 la finalissima di Europa League, vinta ancora una volta dal Siviglia – Ma insieme alla Coppa l’Inter perde Conte, che è ormai ai saluti – Allegri dietro l’angolo, come 6 anni fa alla Juve.

Inter shock: perde l’Europa League e anche Conte

L’Inter perde la Coppa e…Conte. La notte di Colonia si colora di biancorosso-Siviglia, mentre ai nerazzurri non resta altro che una cocente delusione tipica di chi è stato a un passo dalla vittoria, per poi dover fare i conti con una sconfitta. Il 3-2 finale lascia tanti rimpianti, perché se è vero che gli spagnoli, nel complesso, hanno saputo gestire meglio la gara, lo sono anche le numerose occasioni fallite dai nerazzurri, quella di Lukaku su tutte. Il belga, giustamente elogiato alla vigilia per la sua grande stagione, ha però fallito la notte più importante, entrando, suo malgrado, negli episodi chiave. Suo il rigore dell’iniziale 1-0, così come il gol fallito a tu per tu col portiere sul 2-2, ma soprattutto la deviazione alle spalle di Handanovic per il 3-2 del Siviglia.

A completare l’amara serata l’intervista post-gara di Conte, un vero e proprio epitaffio sulla sua esperienza nerazzurra. “Con la società ci incontreremo fra due o tre giorni e prenderemo la decisione migliore per l’Inter, con o senza di me – ha spiegato senza mezzi termini il tecnico -. Abbiamo visioni diverse: non mi sono piaciute alcune situazioni e a tutto c’è un limite. Ringrazio comunque chi mi ha dato la possibilità di allenare l’Inter, ne è valsa la pena. Saluto tutti…”. Dunque cala il sipario, a meno di clamorosi colpi di scena, su un binomio che prometteva molto ma che poi, a conti fatti, non ha portato nessun titolo in bacheca, nonostante una stagione comunque superiore alle precedenti. 

Conte avrebbe voluto lasciare vincendo, invece lo farà “da primo dei perdenti” (parole sue) sia in campionato che in Europa. Peccato, perché l’ex Coppa Uefa è stata davvero vicina e forse, con un pizzico di fortuna in più, poteva davvero tornare in Italia 21 anni dopo l’ultima (Parma di Malesani). Decisivi gli episodi, ma anche alcuni errori sia tecnici che d’impostazione. I 3 gol subiti sono arrivati tutti da palle alte, inoltre alcune scelte di formazione non hanno convinto, in particolare l’ingresso tardivo di Eriksen (per lui solo 13 minuti più recupero), uno su cui l’Inter, se vuole tornare grande, dovrà puntare molto di più. E dire che la partita si era messa subito bene con Lukaku bravissimo prima a procurarsi un rigore (fallo di Diego Carlos), poi a trasformarlo con freddezza (5’).

Ma il Siviglia, da vecchio lupo d’Europa League (con questa fanno 6 in totale, 4 negli ultimi 7 anni, record assoluto), non si è fatto impressionare, anzi prima ha trovato il pareggio (12’), poi il sorpasso (33’): decisivo, in entrambi i casi, De Jong, autore di due splendide “zuccate” su cui la difesa nerazzurra è rimasta a guardare. Anche Godin però è un marinaio piuttosto avvezzo alle burrasche europee, e così al 36’ ecco il colpo di testa del pareggio a chiudere un primo tempo pirotecnico. Nella ripresa gli spagnoli hanno abbassato un po’ i giri ed è stata l’Inter ad avere le occasioni migliori: con Gagliardini (tiro ribattuto da Diego Carlos), ma soprattutto con Lukaku, fermato dal portiere Bounou proprio sul più bello.

E nel finale, dopo il 3-2 firmato da Diego Carlos (74’, ma in altri tempi si sarebbe parlato di autogol di Lukaku), ecco altre due grosse chance con Sanchez e Candreva, il primo fermato sulla linea da Koundé, il secondo dal solito portiere biancorosso. “Partita equilibrata decisa da un episodio nel secondo tempo, noi abbiamo sbagliato due gol e loro hanno segnato – il commento di Conte. – Noi avevamo più benzina nelle gambe ma meno esperienza, questo è stato determinante”. Adesso servirà qualche ora per smaltire la delusione dopodiché sarà tempo di programmare il futuro, quasi certamente con un altro allenatore nonostante il club, come ribadito ieri sia da Zhang che da Marotta, avrebbe volentieri continuato con l’attuale. 

La sensazione però è che le parti, più che di campagna acquisti, parleranno soprattutto di buonuscita, non proprio un dettaglio visto il ricchissimo contratto in essere da 11 milioni l’anno fino al 2022. Servirà un accordo per separarsi, poi molto probabilmente inizierà l’era di Massimiliano Allegri, pronto a subentrare a Conte proprio come nel 2014. Lì la scelta della Juve, per quanto subita, si rivelò azzeccata: Marotta, parte in causa allora come oggi, si augura che la storia si ripeta. 

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