Da quando è arrivato all’Inter, non fanno che parlargli di lui, l’indimenticato condottiero del triplette nerazzurro, che ad Appiano Gentile è quasi un’istituzione e che i tifosi, a gran voce, hanno invocato anche sabato sera. Sarà per questo che ieri pomeriggio, all’interno di quella che potrebbe essere stata la sua ultima conferenza stampa (non è una “gufata” ma un dato di fatto) Gian Piero Gasperini ha deciso di trasformarsi in Josè Mourinho, o almeno ci ha provato.
Via il classico aplomb da signore con cui finora aveva commentato i deludenti risultati nerazzurri, ecco l’aria di sfida tipica dell’indimenticato portoghese. Primo obiettivo, ça va sans dire, gli arbitri: “Ci sono stati episodi pesanti sui quali è stato messo sopra un velo pietoso. Le gare con Palermo e Trabzonspor sarebbero finite diversamente”. Secondo obiettivo, in perfetto stile Mou, i giornalisti: “Nei nostri confronti, mediaticamente, c’è sempre un po’ di cattiveria in più, ma io non mi abbasso a rispondere a chi getta soltanto fango”. Cronisti accusati anche nel proseguo della conferenza: “Sugli episodi incriminati si è preferito non dire nulla, quindi va bene così – ha ironizzato Gasp, che ha poi tirato l’ennesima stilettata affermando che “Qualora i risultati fossero stati diversi anche i giudizi della stampa sarebbero cambiati”.
Ci mancava solo che parlasse di “Prostitusione inctelletuale” (ormai è una frase a sé e va scritta rigorosamente così), poi qualcuno avrebbe cominciato seriamente a pensare che sul palco ci fosse l’hombre di Setùbal. Terzo e ultimo obiettivo, ma indispensabile per la completa mourinhizzazione di Gasperini, il sistema calcio: “Le nostre prestazioni non meritavano così pochi punti, ma non è colpa di nessuno, non pensiamo a qualcosa di torbido…”. Ironia macabra, che a qualcuno ha ricordato il famoso “Bassiamo i toni” (anche qui c’è il copyright) in risposta a Galliani nel febbraio 2010.
Insomma, visto che i risultati ad Appiano mancano da quando è andato via Mou, Gasperini avrà pensato bene di rievocarlo per ridare stimoli ad una squadra che sembra quasi svuotata. Come ai tempi del portoghese, le recriminazioni sono quantomeno discutibili: con il Palermo è vero che c’era un rigore (con espulsione di Migliaccio), ma è altrettanto vero che Samuel andava espulso, contro la Roma poteva starci un penalty per l’Inter nel finale, ma come sarebbe andata se Lucio fosse stato buttato fuori al 16esimo del primo tempo per il calcio a Stekelenburg? Il gol del Trabzonspor era in fuorigioco, ma la sconfitta è stata talmente imbarazzante che nessuno si è soffermato troppo su questo, e non per “cattiveria mediatica”.
Questa sera intanto Gasp si gioca tutto a Novara (stadio “Silvio Piola”, ore 20.45), ma oggi si parla soprattutto delle sue dichiarazioni, proprio come ai tempi di Mourinho. Missione compiuta allora? Non proprio. Perché per completare l’opera, Gasperini dovrà imitare il portoghese anche sul campo vincendo la partita di questa sera senza troppi problemi. Altrimenti la carta della polemica diventerebbe un clamoroso autogol. E il fantasma di Mou avrebbe fagocitato l’ennesimo allenatore interista.