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Inter e Atalanta volano, Lazio ko

I nerazzurri di Conte passeggiano contro un Benevento inerme: menzione speciale per Hakimi – Dea corsara all’Olimpico: la banda di Gasp cala il poker. Per Inzaghi arriva il primo campanello d’allarme

Inter e Atalanta volano, Lazio ko

Un mercoledì nerazzurro. Inter e Atalanta ottengono due vittorie importanti e convincenti con Benevento e Lazio, ma se quella di Conte rientra nella norma così non è per Gasperini, il cui cammino continua a stupire non tanto (o quantomeno non più) per i risultati, quanto per le modalità degli stessi. La Dea ha divorato la Lazio quasi fosse un piccolo bocconcino e non la squadra coriacea della scorsa stagione, lanciando così l’ennesimo avviso alle naviganti per la zona scudetto/Champions, che anche quest’anno dovranno fare i conti con lei.

È chiaro però che il ruggito più forte, ragionando in prospettiva, arriva da Benevento, dove l’Inter ha mostrato nuovamente tutto il suo enorme potenziale. I nerazzurri, già forti un anno fa, si sono rinforzati in maniera importantissima e pazienza se Kanté, a meno di colpi di scena, resterà a Londra: il materiale resta comunque di livello eccelso, così da poter garantire quel turnover richiesto a gran voce da Conte. La chiave del 5-2 di Benevento, oltre che nei principi di gioco ormai memorizzati, va ricercata proprio nella profondità della rosa, con una menzione particolare per Hakimi. Che il marocchino fosse un crack lo si era detto già al momento del suo acquisto, ora però, dopo averlo visto giocare, non ci sono più dubbi.

L’ex Dortmund, decisivo anche con la Fiorentina, seppur da subentrato, ha arato la fascia destra del Vigorito con un mix di qualità e cattiveria difficilmente ripetibile, almeno dagli altri. E se a questo aggiungiamo il solito killer instinct di Lukaku e la briosità di Sanchez, ecco il cocktail letale per il malcapitato Benevento di Pippo Inzaghi, preso a pallate dall’inizio (il primo gol del gigante belga è arrivato dopo 28 secondi!) alla fine. In rete, oltre a Romelu (che si è ripetuto al 28’), anche Gagliardini (25’), Hakimi (42’) e il subentrato Lautaro (71’), per una goleada in salsa nerazzurra che ha fiaccato sul nascere le speranze giallorosse.

Come sempre però il bicchiere presenta anche un lato vuoto, ovvero la fase difensiva, che oltre ai due gol concessi (doppietta di Caprari) ha visto altre due nitide occasioni concesse al Benevento: le reti fatte in queste prime giornate sono ben 9, quelle subite 5 e in entrambi i casi si tratta di numeri da analizzare con attenzione, in un senso e nell’altro. “Giochiamo, creiamo tanto… A volte prendiamo gol e anche oggi è stato così, dobbiamo lavorare un po’ sull’equilibrio, ma io mi sto divertendo a vedere giocare questa squadra – il commento di Conte – Ci danno per favoriti? Dobbiamo essere contenti ed entusiasti di questo, significa che c’è rispetto verso di me, verso l’Inter e verso il nostro lavoro”.

Ormai il tecnico nerazzurro non si nasconde più e presto dovrà farlo anche l’omonimo (nel senso cromatico) Gasperini, alle prese con l’ennesima prova da grande. La partita con la Lazio doveva dirci chi, tra le due sorprese della scorsa stagione, avrebbe continuato ad esserlo anche quest’anno e la risposta, come si evince dal 4-1 finale, è stata piuttosto netta. Pure qui la chiave va ricercata nella profondità delle rose: del resto si affrontavano i due allenatori più longevi del campionato, ragion per cui i principi di gioco non bastano a spiegare un risultato del genere.

L’Atalanta, pur senza spendere montagne di quattrini, ha saputo fare un mercato molto intelligente, mantenendo quasi tutti gli uomini più importanti (l’unica cessione di peso è stata quella di Castagne) e aggiungendone altri, in grado di garantire una turnazione fondamentale. E così, rispetto al 4-2 di Torino, si sono rivisti Malinovskyi, Pasalic, Palomino e Djimsiti, ma il prodotto non è cambiato: poker era stato contro Giampaolo e poker è stato ieri, questa volta firmato dal solito immenso Gomez (doppietta) e dai due esterni Gosens e Hateboer.

La Lazio invece, al netto del gol inutile di Caicedo, ha dovuto fare i conti con la partita-no delle sue stelle, vale a dire Immobile, Luis Alberto e Milinkovic-Savic. Una serata storta può capitare anche a loro, in quel caso però Simone Inzaghi ha poco da fare: emblematico, in questo senso, il triplo cambio del minuto 70’, con i “poveri” Escalante, Akpa Akpro e Anderson buttati nella mischia non per riaprire il match, bensì per far risparmiare fiato a Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Lazzari in vista dell’Inter. Già, perché domenica il calendario ci regalerà una sfida interessantissima tra Simone Inzaghi e Conte, con tutte le conseguenze del caso. La Serie A è ancora in fase embrionale, ci mancherebbe, eppure sta già disegnando i propri contorni: lo scudetto, del resto, non aspetta…

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