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Inflazione in calo, oro ai massimi. Come mai? La vera spinta arriva dalla Cina, ecco perché

L’ascesa dell’oro vicino ai massimi degli ultimi 7 mesi sembra in contrasto con il calo dell’inflazione. Non è così. L’oro è legato al calo dei tassi Usa ma anche alla Cina che ha aumentato a livelli record le sue riserve. E una ragione c’è

Inflazione in calo, oro ai massimi. Come mai? La vera spinta arriva dalla Cina, ecco perché

Frena l’inflazione, brilla l’oro. Viene così a cadere uno dei luoghi comuni più radicati nella mentalità dei risparmiatori che il più delle volte associano il metallo giallo alla funzione di bene-rifugio per eccellenza, capace di far da scudo contro la corsa dei prezzi. Al contrario, l’oro si è stabilizzato in questi giorni vicino ai massimi degli ultimi sette mesi, attorno ai 2.045 dollari (+3,2% nella seduta di ieri) una volta che si sono rafforzate le aspettative su un calo dei tassi di interesse antro la prima metà dell’anno prossimo, accompagnato dal parallelo calo del dollaro. Eppure si potrebbe obiettare che l’oro ha retto il confronto anche nei mesi scorsi, a fronte opposto, segnato dal costo del denaro in salita e dal superdollaro. 

Borse ultime notizie: l’enigma dell’oro

Un enigma, insomma, di non facile soluzione, specie in una fase di transizione quale l’attuale segnata da tensioni contrastanti sull’andamento dei mercati. “Dal mio punto vista – sostiene Ranya Gule, analista di XS – con gli attuali livelli di prezzo rappresentano una sorta di compromesso instabile: molto dipenderà dalle reazioni del mercato all’andamento del dollaro. Mi aspetto forti scossoni nei due sensi”. Almeno nel breve. Perché di qui alla primavera, la data più probabile per l’avvio dei tagli della Fed, l’oro può puntare su nuovi massimi. “Me lo fa pensare – dice l’analista – l’andamento deludente dell’asta sui decennali Usa, segnato dal calo dei tassi ai minimi da settembre. Questo dovrebbe sostenere gli acquisti di oro che non offre rendimenti”.

Il prezzo dell’oro è legato ai tassi Usa. Ma la Cina spinge le riserve a livelli record

L’andamento dell’oro, dunque, è strettamente legato alle fluttuazioni dei tassi di interesse. Ma non è questa l’unica chiave di lettura delle oscillazioni del metallo giallo. Per capirci qualcosa occorre guardare alla Cina. Bastano pochi numeri per avere un’idea del peso di Pechino sull’andamento dell’oro. Il Paese del Drago sta acquistando senza soste tutto l’oro fisico su cui può mettere le mani. come sta facendo praticamente senza sosta dal 2009, ma cosa più importante, tiene a farlo sapere ai mercati. La Banca Centrale cinese ha rivelato che a luglio ha aumentato le riserve auree per il nono mese consecutivo, compensando così le vendite degli ETF. I lingotti detenuti dalla People’s Bank of China sono aumentati di 740.000 once troy, o circa 23 tonnellate, portando le scorte totali del paese a un record di 2.137 tonnellate, con circa 188 tonnellate aggiunte in una serie di acquisti nell’ultimo anno.

Perché la Cina ha deciso la corsa all’oro?

Ma perché la Cina ha deciso di fare il pieno di oro? Secondo Antonio Cesarano, chief Global Strategist di Websim. ”L’ammontare totale dei titoli a lungo termine Usa detenuti dalla Cina in dollari è diminuita vistosamente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina”. È l’effetto della decisione americana di congelare l’oro russo dopo l’invasione. “La Cina ha ridotto molto i titoli del Tesoro Usa in portafoglio dalla fine del 2021. A questo calo ha corrisposto invece un fortissimo acquisti di oro. Nel momento in cui si è reso esplicito che in caso di conflitto con gli Usa gli asset in dollari sarebbero stati congelati si è dovuto diversificare e la Cina, come altri Paesi, ha puntato massicciamente sul metallo giallo“. Questo, assieme all’ambizione di Pechino di sviluppare il ricorso allo yuan digitale al posto del dollaro, spiega la forte performance dell’oro anche in corrispondenza l violento rialzo dei tassi reali. 

Oro record: quanto dureranno gli acquisti cinesi?

C’è da chiedersi se questa politica è destinata a proseguire nel prossimo futuro. I dati dell’interscambio commerciali segnalano una penuria di dollari a Pechino. Non solo. I segnali lanciati da Xi Jingpin ai boss dell’industria Usa in fila a San Francisco per partecipare alla cena (costo 40 mila dollari) con il presidente cinese confermano la volontà di superare la fase del gelo tra le superpotenze, almeno sul fronte delle informazioni sulla difesa e, non meno importante, nell’interscambio tecnologico. Ma è presto per parlare di una possibile svolta: intanto, tanti elementi congiurano a sostenere il ruolo centrale dell’oro, vuoi come strumento per cavalcare la discesa dei tassi (e, di riflesso, dell’inflazione9, vuoi come garanzia contro le tensioni geopolitiche.

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