Lunedì 16 giugno 2025 è la scadenza per il pagamento della prima rata Imu, l’imposta municipale sugli immobili diversi dalla prima casa. Quest’anno il versamento arriva con importanti novità sulle aliquote comunali, grazie al nuovo sistema semplificato previsto dalla Legge di Bilancio 2020, diventato operativo con il decreto attuativo di settembre 2024.
Dal 2025, infatti, i Comuni devono adottare un nuovo prospetto standard di aliquote e detrazioni, riducendo drasticamente le combinazioni possibili: da oltre 250mila casi precedenti a 128 tipologie predefinite. Tuttavia, non tutti i Comuni si sono adeguati nei tempi previsti: al 1° giugno 2025, 7.019 su 7.896 hanno aggiornato regolamenti e delibere entro il termine del 28 febbraio. Per gli altri oltre 870 Comuni, come confermato dal ministero dell’Economia (Mef), si applicheranno le aliquote base previste per legge, salvo proroghe o aggiornamenti successivi.
Scadenza Imu 2025: quando e quanto si paga
Il pagamento dell’Imu si divide in due scadenze: la prima rata (acconto) entro il 16 giugno 2025 e la seconda (saldo) entro il 16 dicembre 2025. È possibile versare l’intero importo annuale in un’unica soluzione entro giugno. L’acconto corrisponde al 50% dell’imposta calcolata secondo le aliquote comunali approvate. Se il Comune ha adottato entro il 28 febbraio il nuovo sistema semplificato, si utilizzano queste aliquote per l’acconto, altrimenti si applicano quelle del 2024. Le delibere sono consultabili sul portale del Mef.
La dichiarazione Imu 2025 è obbligatoria solo in caso di variazioni rilevanti (compravendite, cambi di destinazione d’uso, modifiche nelle esenzioni o altre variazioni che incidono sull’imposta) e va inviata telematicamente entro il 30 giugno 2025. Se la situazione è invariata rispetto agli anni precedenti, non è necessario ripresentarla.
Chi deve pagare l’Imu e su quali immobili
L’Imu si applica a immobili diversi dalla prima casa, tra cui seconde abitazioni, immobili commerciali, artigianali, industriali, aree edificabili e terreni agricoli, e interessa non solo i proprietari ma anche chi detiene diritti reali o locatari in leasing o titolari di concessione. Sono esenti gli immobili dello Stato, enti territoriali nel loro territorio, immobili del servizio sanitario nazionale, fabbricati rurali a uso abitativo degli imprenditori agricoli e immobili strumentali all’attività agricola.
L’abitazione principale è esente dall’Imu, purché sia la dimora abituale e la residenza anagrafica del proprietario, fatta eccezione per le abitazioni di lusso (categorie catastali A/1, A/8 e A/9), che restano imponibili. La detrazione si estende a un massimo di tre pertinenze (cantine, box, tettoie) e, secondo recente sentenza della Cassazione, la doppia esenzione può applicarsi a coniugi separati con residenza e dimora abituale in immobili distinti nello stesso Comune.
Chi ha acquistato una casa da destinare a prima abitazione ha diritto all’esenzione solo se trasferisce la residenza entro 18 mesi dal rogito. L’agevolazione resta salva solo in caso di cause di forza maggiore, come ristrutturazioni in corso che rendano inagibile l’immobile.
Imu 2025, nuovo sistema di aliquote semplificate dal 2025: cosa cambia
Il nuovo sistema semplificato entrato in vigore nel 2025 fissa un’aliquota base pari allo 0,86%, che i Comuni possono aumentare fino a un massimo dell’1,06% o dell’1,14% in presenza della precedente maggiorazione Tasi in vigore fino al 2023. I Comuni possono anche ridurre o azzerare l’aliquota, ad eccezione dei fabbricati di categoria D (industriali), per i quali resta un’aliquota fissa dello 0,76%, da versare direttamente allo Stato.
Per le abitazioni principali di lusso (categorie A/1, A/8, A/9) non sarà più possibile applicare aliquote agevolate: queste categorie dovranno pagare l’aliquota ordinaria senza riduzioni. Tuttavia, restano possibili agevolazioni per immobili commerciali, purché basate su criteri oggettivi come una rendita catastale bassa o l’ubicazione in zone disagiate.
Un’ulteriore novità riguarda gli immobili destinati ad affitti brevi, B&B e strutture extra-alberghiere: per questi tipi di attività le aliquote Imu potranno essere differenziate in base alla natura dell’attività, distinguendo tra uso imprenditoriale o occasionale.
Esenzioni, riduzioni e bonus Imu confermati nel 2025
Anche per il 2025 restano confermate diverse esenzioni e riduzioni. Ad esempio, è prevista una riduzione del 50% dell’Imu per gli immobili residenziali non di lusso concessi in comodato d’uso gratuito a genitori o figli, a condizione che questi ultimi vi risiedano e vi dimorino abitualmente. Il contratto deve essere registrato, e il proprietario deve avere residenza nello stesso Comune e possedere solo quell’immobile oltre all’abitazione principale.
La riduzione del 50% è confermata anche per fabbricati inagibili, inabitabili o di interesse storico e artistico. Gli immobili concessi in locazione a canone concordato godono di uno sconto del 25%. Restano esenti, tra gli altri, i fabbricati rurali degli agricoltori, immobili a uso pubblico, fabbricati occupati abusivamente con denuncia, immobili collabenti, quelli colpiti dal sisma e immobili strumentali deducibili dal reddito d’impresa.
Alcuni Comuni, infine, possono deliberare ulteriori esenzioni o agevolazioni per immobili concessi a onlus o attività in zone disagiate.
Imu 2025: calcolo e modalità di pagamento
L’imposta si calcola considerando i mesi di possesso: si conta un mese intero se si supera metà mese. In caso di compravendita, il mese spetta all’acquirente se l’atto è stipulato entro il 15 del mese. Per la prima casa, l’Imu è dovuta fino al trasferimento della residenza anagrafica.
Il pagamento può essere effettuato tramite modello F24 (banca, online o sportello), bollettino postale precompilato o piattaforma PagoPA. Ogni comproprietario versa la propria quota senza responsabilità solidale: in caso di omissione, il Comune agisce solo contro chi non paga.
Errori e ritardi nei pagamenti: come regolarizzare
In caso di errori o omessi versamenti, è possibile regolarizzare la propria posizione con il ravvedimento operoso. Se il pagamento avviene entro 15 giorni dalla scadenza, la sanzione si riduce allo 0,083% per ciascun giorno di ritardo, a cui si aggiungono gli interessi legali, pari al 2% annuo dal 2025. Se il ritardo supera i 15 giorni, la sanzione aumenta progressivamente. Il pagamento integrativo va eseguito compilando un modello F24, barrando la casella “Ravv” e indicando il corretto codice tributo con l’importo totale comprensivo di imposta, interessi e sanzioni. È prevista anche la possibilità di ottenere un rimborso se si è versato più del dovuto: la richiesta va presentata online e il Comune ha sei mesi per effettuare le necessarie verifiche e decidere sull’erogazione.
A partire dal 1° gennaio 2026 entrerà in vigore un nuovo regime sanzionatorio per i tributi locali, destinato a sostituire l’attuale sistema di ravvedimento con regole aggiornate e presumibilmente semplificate.