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Imprese italiane Indagine Bankitalia: “Pessimiste, pesa il caro energia”. L’inflazione sale, l’occupazione regge

Secondo l’indagine condotta da Bankitalia tra agosto e settembre per un terzo delle aziende le difficoltà legate al costo dell’energia sono in aumento. l’inflazione aumenta, ma l’occupazione continua a crescere. Banche più forti

Imprese italiane Indagine Bankitalia: “Pessimiste, pesa il caro energia”. L’inflazione sale, l’occupazione regge

Dilaga il pessimismo tra le aziende italiane, sempre più preoccupate per il caro energia e l’inflazione. Lo certifica l’indagine condotta da Bankitalia tra il 25 agosto e il 15 settembre 2022 presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti. 

I risultati mostrano un quadro a tinte fosche. “Nel terzo trimestre sono ulteriormente peggiorati i giudizi sulla situazione economica generale”, spiega l’indagine, che sottolinea: “Il pessimismo delle imprese sulle proprie condizioni operative nei prossimi tre mesi si è acuito, continuando a riflettere principalmente l’incertezza imputabile a fattori economici e politici e l’andamento dei prezzi delle materie prime”. Secondo Bankitalia, quasi un terzo delle aziende ritiene che le difficoltà legate al costo dell’energia siano maggiori che nel trimestre precedente. Non solo, “L’impulso della domanda, che aveva sostenuto l’attività negli ultimi trimestri, è venuto meno e le attese delle imprese non ne prefigurano una ripresa nei prossimi mesi”, continua Via Nazionale. In questo contesto, si inserisce infine una moderata revisione al ribasso dei piani di investimento per il 2022 da parte delle imprese industriali in senso stretto e dei servizi, che tuttavia continuerebbero ad accrescere la spesa. Unica nota positiva riguarda l’occupazione, che dovrebbe continuare ad espandersi, sebbene a ritmi più contenuti rispetto al passato.

Il pessimismo delle imprese italiane: tutti i dati di Bankitalia

Nel terzo trimestre 2022  il 77,9% delle imprese ritiene che la situazione economica generale sia peggiorata, il 14% in più rispetto al trimestre precedente. 9 aziende su 10 pensano che la probabilità di un miglioramento del quadro economico generale non supererebbe il 25% (sarebbe nulla per circa il 60%). Il pessimismo non riguarda solo il presente manca anche il prossimo futuro: il saldo negativo fra le attese di miglioramento e di peggioramento si è ampliato a 49,2 punti percentuali da 19,6 nella precedente rilevazione. 

Alla base di questi giudizi figurano “l’incertezza imputabile a fattori economici e politici e gli elevati prezzi delle materie prime energetiche; entrambi questi fattori avrebbero un impatto molto negativo per oltre un quarto delle imprese”, segnala Bankitalia.

Nei dettagli, per il 31,2% delle imprese le difficoltà legate al costo dell’energia si sono accresciute rispetto al trimestre precedente (la quota era pari al 17,7% nella rilevazione di tre mesi prima). Il quadro è particolarmente sfavorevole per le aziende edili, tra le quali il 73% ha riscontrato difficoltà analoghe o superiori rispetto al trimestre precedente (da 68,1), a fronte del 65,2 tra quelle dell‘industria in senso stretto (da 56,9) e del 43,7 nei servizi (da 35,4). 

Come nello scorso trimestre, i problemi di approvvigionamento di materie prime e di input intermedi hanno interessato circa il 60% delle aziende dell’industria in senso stretto e dei servizi e circa l’85% di quelle delle costruzioni.

Le attese sull’inflazione

Anche per le aziende, l’Inflazione rappresenta una vera spada di Damocle. Nel terzo trimestre, infatti, “le attese sull’inflazione al consumo sono ulteriormente aumentate”, superando il 6% sui 12 mesi e attestandosi su valori intorno al 5% anche sugli orizzonti più distanti (a 2 anni e tra 3-5 anni).

 “Anche la dinamica dei prezzi praticati dalle imprese si è rafforzata e rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi, sospinta dai rincari degli input produttivi e dalle più elevate attese di inflazione”.

Resiste l’occupazione

“Le prospettive dell’occupazione nel quarto trimestre rimangono nel complesso favorevoli“, segnala la Banca d’Italia. “La quota di imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi che prevedono di espandere il numero di addetti è risultata superiore di 5,6 punti percentuali a quella di chi ne prevede una riduzione, un divario più contenuto rispetto alla rilevazione precedente (15,7)”. “Le attese – sottolinea ancora l’indagine di Via Nazionale – sono più favorevoli nel comparto delle costruzioni, dove il saldo è aumentato lievemente a 11,7 punti percentuali (10,8)”.

Banche più forti

Le banche italiane presentano un situazione di maggior forza “rispetto alle precedenti crisi”, una percentuale di crediti deteriorati che resta bassa e una capitalizzazione in lieve riduzione ma “più alta di prima della pandemia”. E tuttavia, ammonisce il dg della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini, “restano molto esposte ai rischi” del ciclo economico e dovrebbero esercitare “cautela quando prenderanno le loro decisioni di gestione del rischio e del capitale”.

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