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Il voto manda la Borsa sull’ottovolante. Lo spread risale con le proiezioni favirevoli a Berlusconi

Dopo una giornata al cardiopalma, Piazza Affari ha chiuso a +0,73% – La febbre elettorale italiana minaccia di condizionare la seduta di Wall Street – Lo spread, che era sceso a 255 punti base, è arrivato a sfiorare quota 290, dopo che le proiezioni hanno cominciato a indicare una possibile vittoria del centrodestra al Senato

Il voto manda la Borsa sull’ottovolante. Lo spread risale con le proiezioni favirevoli a Berlusconi

DA MILANO AGLI USA, BORSE AL PASSO DEGLI EXIT POLL
PIAZZA AFFARI +0,73%. L’INCUBO E’ VOTARE DI NUOVO

Si chiude con variazioni inferiori al punto percentuale: Piazza Afffari + 0,73%, indice Ftse/Mib a quota 16351.

Trend simile per le altre Borse europee: Parigi +0,40%, Francoforte+1,45 e Londra +0,31%.

Ma questi numeri non servono a spiegare una giornata al cardiopalma che precede, di sicuro, un martedì caldo, comunque vada a finire lo spoglio delle schede. Intanto la febbre elettorale italiana minaccia di condizionare la seduta di Wall Street: la prospettiva di un possibile ritorno alle urne in caso di pareggio ha mandato in rosso i listini Usa: Dow Jones -0,48, S&P -0,12%e Nasdaq -0,18%.

In ogni caso una giornata così entrerà nella storia delle Borse. Un po’ come successe nel 1815, quando a Londra si diffuse la voce della vittoria di Napoleone a Waterloo prima che i corrieri di Rothschild (probabilmente non estranei all’operazione di aggiotaggio informativo) informassero la City del trionfo del Duca di Wellington. Le staffette a cavallo moderne sono gli exit poll e le proiezioni che ieri hanno non solo dominato i recinti virtuali di Piazza Affari ma anche degli altri mercati, compresa Wall Street. A conferma che la partita italiana è di importanza cruciale per l’intera finanza mondiale. Ecco la sintesi delle montagne russe.

Piazza Affari, già al rialzo in mattinata, ha accelerato dopo il primo exit poll di Sky. L’indice FtseMib che prima delle 15,00 saliva del 2,1% è schizzato a + 2,9% sull’onda degli exit poll che attribuivano al Centrosinistra il 37%, contro il 31% del centrodestra, Grillo al 16,5%, Monti al 9%. Mezz’ora dopo, il trend prendeva velocità: Piazza Affari +3,8%, lo spread Btp/Bund a quota 255 ai minimi dell’anno.

A galvanizzare i listini era la prospettiva di un risultato netto ed inequivocabile, ovvero la tanto sospirata governabilità. Ma, a sorpresa, a quel punto la ruota ha invertito la direzione di marcia. La prima avvisaglia è stato il balzo improvviso del titolo Mediaset +10%. Pochi minuti dopo le proiezioni che hanno ribaltato il quadro: la coalizione di Centrodestra sale al 31%, il Centrosinistra è al 29,5%, il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo è al 25,1% ed è il primo partito. L’indice FtseMib è diventato negativo e segna un calo dello 0,2%.

Non è finita qui. Piazza Affari (alla chisura +0,73%) in prossimità della fine della giornata è tornata a guadagnare terreno in vista della chiusura. Parallelamente il differenziale di rendimento fra decennale italiano e tedesco si porta sotto i 280 punti base dopo aver toccato un minimo a 255 punti in corrispondenza della pubblicazione degli exit poll e un massimo in area 290. Il titolo Mediaset, promosso a benchmark delle fortune del centrodestra, accentua l’altalena e sale di 2,2% a 1,721 euro a pochi minuti dalla chiusura della Borsa.

Insomma una giornata al cardiopalma che non si è certa chiusa alla fine delle contrattazioni ufficiali alle 17 e trenta. I mercati hanno espresso senza dubbio di sorta le loro preferenze: l’obiettivo che conta è la governabilità entro il quadro degli accordi dell’eurozona.

In una giornata così turbolenta si sono messi in luce i titoli bancari: Unicredit +2%, Bpm addirittura +2,32% davanti a Banco Popolare +2,23%. Generali cresce del 1,1%.

Sale Pirelli +2,16% mentre arretra Fiat – 0,14%.

L’ultimo valore dello spread è a quota 283. Domani, intanto, ci sarà l’asta dei Bot a 6 mesi. L’esito, anche per il paracadute della Bce sembra scontato: l’offerta è di 8,5 miliardi contro titoli in scadenza per 10 miliardi. Ma di scontato, in questi giorni, non c’è nulla.

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