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Il vino inebria la Borsa: IWB quadruplica il valore da inizio pandemia

Exploit di Italian Wine Brands sull’AIM, dove supera i 40 euro per azione, record di sempre: a marzo 2020 valeva poco più di 10 euro. Diversificazione e e-commerce i segreti del gruppo che produce anche Barolo e Primitivo

Il vino inebria la Borsa: IWB quadruplica il valore da inizio pandemia

C’è un caso che sta animando la Borsa in questi giorni e riguarda uno dei fiori all’occhiello del made in Italy: sua maestà il vino. Stavolta però è campione non solo a tavola ma anche sui listini azionari: sul segmento AIM, dove è quotato, il titolo del gruppo Italian Wine Brands (che produce tra gli altri il Barolo e il Primitivo di Manduria) è davvero il fenomeno finanziario del momento. Nella seduta di giovedì 24 giugno ha guadagnato oltre il 5%, e anche all’apertura di venerdì 25 cresce di più del 4% superando i 40 euro per azione, il suo massimo di sempre. Soprattutto, il titolo del vino italiano ha più che raddoppiato il suo valore dall’inizio del 2021, e negli ultimi 12 mesi lo ha più che triplicato, aumentando del 163%. Rispetto a marzo 2020, il valore è praticamente quadruplicato: valeva poco più di 10 euro per azione, che era ancora pari più o meno al prezzo di Ipo, a gennaio 2015, quando fu il primo e tuttora unico gruppo vinicolo ad esplorare l’avventura in Borsa.

Insomma un boom iniziato proprio in coincidenza con la pandemia Covid, e che è stato pertanto possibile grazie alla distribuzione online e alla diversificazione. IWB ha infatti un nutritissimo portafoglio di marchi e di cantine, dal Piemonte alla Puglia, e si occupa anche di Food attraverso una selezione di prodotti alimentari gourmet, di caffè e di olio extravergine di oliva, tra cui i marchi Terre dei Gigli e Italian Art Café. Tra i vini, i marchi detenuti sono Ripa Sotto, Gomera, San Zenone, Oro Perla, Ronco di Sassi, Forte Elerone, Grande Alberone, Grandi Mori, Giordanovini e Santi Nobile. Tutti brand di buon prestigio internazionale, al punto che delle oltre 60 milioni di bottiglie vendute ogni anno da Italian Wine Brands, l’80% sono destinate all’estero. Principalmente al settore horeca (alberghi e ristorazione), ma non solo: la vendita retail, principalmente tramite e-commerce, cresce ogni anno di oltre un milione di unità.

Questo ha fatto sì che il fatturato, che nelle intenzioni dichiarate nel 2015 doveva raggiungere i 500 milioni, abbia già nel 2020 superato i 200 milioni, in crescita del 30% sul 2019, con l’e-commerce che ha segnato un +74%. La chiave del successo sembra comunque essere quella della vendita diretta al cliente privato, il cosiddetto canale B2C, che ha dribblato il Covid e le conseguenti difficoltà per il mercato horeca, registrando nel 2020 una crescita del 21%, con punte del +100% in Svizzera. Di che far felici anche gli investitori, visto che l’ultima assemblea dello scorso aprile ha approvato un dividendo da 0,4 euro per azione, dopo quello da 0,1 euro del 2020. Gli azionisti di riferimento, quelli con una quota di almeno il 5% sul totale di quasi 900.000 euro di capitalizzazione, sono quattro: il fondo inglese Otus Capital Management Ltd con quasi il 10%, la vinoteca Provinco srl col 9%, IPOC S.r.l. con l’8,6%, e l’equity Praude Asset Management LLC con il 6,3%.

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