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Il retail cambia: si punta sulla customer experience

Se negli Usa crescono le vendite al dettaglio (+4%), di cui la quota online è prevista al 20% nei prossimi cinque anni, resta elevato il livello di insolvenza: i rivenditori sono costretti a investire e s’indebitano sempre di più

Il retail cambia: si punta sulla customer experience

Il settore del retail Usa, e più in generale nel mondo, sta attraversando una fase di profondo cambiamento ed innovazione: la crescita esponenziale dell’e-commerce ed un consumatore sempre più informato grazie agli innumerevoli strumenti digitali a disposizione stanno mettendo a dura prova il mondo del retail a livello globale. Come riportato da Atraius, a partire dalla fine del 2018 molti commercianti di beni durevoli di consumo hanno iniziato a raccogliere i frutti degli investimenti fatti per una maggiore efficienza dei costi e un miglioramento della customer experience, investendo nel training del personale e attuando una strategia multicanale integrata, attraverso innovazioni digitali e ristrutturazione dei punti vendita. Insieme a un’economia più solida e al buon andamento dei consumi, negli USA questo favorirà un aumento dei margini operativi delle imprese. Secondo le stime preliminari della National Retail Federation, infatti, nel corso del 2018 le vendite al dettaglio sono cresciute del 4,6% rispetto all’anno precedente, portandosi a 3,68 trilioni di dollari.

Nel 2019 gli analisti prevedono un ulteriore aumento di circa il 4%, con una crescita del 15% per quanto riguarda le vendite online e del 2-3% nel caso dei negozi su strada. Pur rappresentando ora il 15% del totale, la quota di vendite online dovrebbe portarsi a circa il 20% nei prossimi cinque anni. In questo scenario, il segmento degli elettrodomestici (+8%) è sostenuto dalla crescita del reddito delle famiglie e dal solido andamento di settore immobiliare e costruzioni. E se l’aumento dei costi per le materie prime e i dazi all’importazione dell’acciaio hanno fatto salire i costi operativi e ridotto margini e redditività, le imprese stanno aumentando i prezzi e attuando iniziative e programmi per ridurre i costi e migliorare la produttività in modo da aumentare i margini di profitto. Il mercato statunitense dell’arredamento ha continuato a crescere dal 2009 e le vendite dovrebbero seguire un andamento al rialzo almeno fino al 2023, favorendo la spesa al consumo a discapito dei negozianti su strada.

Nel Vecchio Continente, e più precisamente nei Paesi Bassi, secondo l’Ente Statistico olandese (CBS) il fatturato del settore delle vendite al dettaglio non alimentare è cresciuto lo scorso anno dell’1,7%. Il fatturato degli articoli per il fai-da-te, delle cucine e dei rivestimenti ha registrato un aumento del 2,3%, mentre i segmenti dell’arredamento e degli elettrodomestici sono cresciuti del 2,1%. Tuttavia, il fatturato dei negozi di elettronica di consumo ha continuato a registrare un calo dello 0,8% (rispetto a -2,1% nel 2017). I margini di profitto nel settore del retail non alimentare sono aumentati nel 2018, ma restano comunque bassi. Nel 2019 la crescita del retail non alimentare dovrebbe rallentare all’1,5%, in linea con la riduzione della crescita dei consumi privati che dovrebbe attestarsi all’1,9% (rispetto a +2,5% nel 2018).

Secondo i dati dell’Associazione di settore CTA (Consumer Technology Association), nel 2018 i fatturati del settore statunitense del retail di elettronica di consumo hanno toccato la cifra record di 377 mld, con una crescita del 6% rispetto all’anno precedente che dovrebbe proseguire anche nel 2019 (+5%). Nel 2019 gli analisti precedono un rallentamento delle fusioni e acquisizioni nel settore del retail di beni durevoli di consumo a causa del numero elevato registrato negli ultimi anni e per ragioni di consolidamento di bilancio. Mentre i marchi nati online prevedono di aprire circa 850 negozi nei prossimi 5 anni, lo scorso anno i commercianti tradizionali su strada hanno chiuso e aperto, rispettivamente, circa 7.000 e 3.000 negozi: il processo di chiusura allora non dovrebbe arrestarsi, in parte compensato dall’espansione di marchi DTC (Direct To Consumer) e da altri operatori di nicchia meglio attrezzati per competere in questo contesto.

I pagamenti nel settore statunitense del retail richiedono in media 60 giorni; il numero di notifiche di mancato pagamento si è mantenuto stabile negli ultimi 12 mesi e non ci si attende un incremento significativo nel 2018. Tuttavia, il livello d’insolvenza nel settore si conferma elevato. Negli ultimi 18 mesi, i casi di fallimento più importanti hanno interessato il settore del retail: se si considerano le 10 istanze di fallimento di maggiore entità, 5 hanno interessato questo settore. In Olanda, il Paese europeo dove il retail si mantiene su livelli più dinamici, le banche sono piuttosto riluttanti a concedere prestiti al settore. I pagamenti nel settore olandese del retail non alimentare richiedono in media 60 giorni; dopo l’aumento registrato nel 2018, il numero di mancati pagamenti dovrebbe mantenersi stabile. I casi d’insolvenza nel settore del retail non alimentare dovrebbero mantenersi stabili o in lieve aumento, in linea con la previsione generale di un moderato aumento del 2% delle insolvenze nei Paesi Bassi dopo molti anni di riduzione.

In Olanda il grado di successo dei negozi del settore del retail non alimentare è disomogeneo: le farmacie beneficiano di un andamento positivo, mentre l’elettronica di consumo continua a registrare una flessione. La crescita di fatturato nel segmento dell’abbigliamento dipende fortemente dalle condizioni climatiche e deve confrontarsi con la forte concorrenza da parte dei rivenditori online. Il numero di negozi su strada si è ridotto drasticamente negli ultimi anni e molte catene di retail si sono spostate verso canali di vendita online; allo stesso tempo, sul mercato è aumentato il numero di nuove catene di proprietà estera, soprattutto nel segmenti di abbigliamento, fai-da-te e cucina. La concorrenza resta particolarmente forte nel mercato già saturo dell’elettronica di consumo, dove i prezzi hanno già toccato il livello più basso in diverse categorie di prodotti e il numero di catene di vendite al dettaglio è diminuito in modo significativo negli ultimi dieci anni. Nonostante il calo generale delle vendite, i principali operatori nel segmento dell’e-commerce hanno registrato livelli di crescita talmente elevati negli ultimi due anni da mettere seriamente a rischio la sopravvivenza di imprese tradizionali ben consolidate. Colossi come Amazon e Alibaba stanno sempre più espandendo la propria presenza sul mercato locale, contribuendo ad aumentare la pressione su prezzi e margini di profitto dei negozianti su strada.

A livello globale, a causa della longevità dell’attuale ciclo economico è possibile che nei prossimi 2 anni si verifichi un rallentamento della spesa. Ciò avrebbe un impatto sulla spesa discrezionale come abbigliamento, elettrodomestici ed elettronica di consumo, piuttosto che altre categorie, come ad esempio i prodotti alimentari. In particolare, i rivenditori fortemente indebitati che hanno effettuato pesanti investimenti per adattarsi alle nuove condizioni di mercato potrebbero essere esposti a pressione sui margini di profitto. Ecco allora che i rischi al ribasso nel retail arrivano da rigidità nel mercato del lavoro e costi di spedizione crescenti, senza dimenticare che l’eventuale escalation delle dispute commerciali tra USA e Cina avrebbe un impatto negativo su quelle imprese che importano una quota significativa dei propri prodotti da Pechino.

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