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Il petrolio in picchiata mette ancora ko le Borse e lo spread vola

Il ciclone petrolio travolge di nuovo le Borse – Piazza Affari in profondo rosso: sprofondano Ferragamo, Fineco, Leonardo ed Eni – L’Ufficio parlamentare del bilancio ipotizza un crollo del PIl a -15% e lo spread raggiunge quota 260

Il petrolio in picchiata mette ancora ko le Borse e lo spread vola

Non c’è pace per le Borse, ostaggio della pandemia da Covid 19 e di un nuovo crollo del petrolio. Un’onda rossa colpisce oggi tutti i listini e l’Europa chiude negativa, dopo un peggioramento pomeridiano al traino delle forti vendite di Wall Street.

Piazza Affari perde il 3,59% e scende a 16.450 punti base, zavorrata dai titoli oil a partire da Eni, -5,62%. Male le banche con l’impennata dello spread, che sale quasi del 10% a 264 punti base. Il rendimento del decennale italiano supera il 2% (2,15%), mentre quello del decennale tedesco è -0,49%. Pesa l’abbondanza di titoli europei sul mercato e anche il lancio via sindacato di un nuovo Btp a 5 anni e della riapertura del Btp a 30 anni da complessivi 16 miliardi, con ordini che hanno superato i 110 miliardi. A calmare le acque è intervenuta nuovamente la Bce con i suoi acquisti, scrive Reuters, mentre l’esponente olandese Klaus Knot ha detto che la Banca centrale farà di tutto per ridurre gli spread.

Intanto l’Italia sta preparando la difficile partita della solidarietà con gli altri paesi della zona euro, anche se il premier Giuseppe Conte, al Senato, dice di non credere che i leader dell’Unione raggiungeranno una soluzione definitiva nel summit che si terrà in videoconferenza giovedì. Il governo italiano sta lavorando su un nuovo pacchetto di stimolo all’economia di almeno 50 miliardi di euro, ma la situazione è grave come non lo è mai stata nella storia della Repubblica. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio “si prefigura per la prima metà dell’anno un calo dell’attività economica d’intensità eccezionale”, con una perdita del Pil complessiva di circa 15 punti percentuali. Una situazione che potrebbe cambiare completamente nel caso di regresso dell’epidemia, ma serve “massima cautela” nella valutazione delle stime che “risentono di un’incertezza estremamente elevata”. In Germania invece l’indice Zew sulla fiducia delle imprese tedesche sale a sorpresa a 28,2 punti ad aprile, da -49,5 punti di marzo, contro gli attesi -42,3 punti. Un segnale che non basta però a incoraggiare gli acquisti in Borsa, Francoforte infatti è la piazza peggiore di oggi: -3,97%. In forte calo anche Parigi -3,77%; Madrid -2,83%; Londra, -2,99%.

Pesa, su tutti, il nuovo tracollo del petrolio, dopo lo storico tonfo di ieri, del Future del greggio texano scadenza maggio 2020, che chiude le contrattazioni oggi. Il contratto a giugno 2020 tratta in ribasso del 37,8% a 12,75 dollari al barile. Capitola il Future Brent giugno 2020, che si muove intorno a 19 dollari al barile, con un calo superiore al 25%.

C’è più petrolio di quanto un mondo rallentato ne possa consumare e non c’è più spazio per stoccare il greggio americano. Sono ripresi intanto gli scambi sull’United States Oil Fund (Uso, -20,5% al Nyse), il principale Etf mondiale sul petrolio, dopo essere stati sospesi temporaneamente, prima dell’apertura di Wall Street.

Il fondo Usa è considerato uno dei protagonisti del crollo del Wti di questi giorni, a causa del rolling delle posizioni; con un gestito triplicato a marzo a 3,8 miliardi di dollari, ha dovuto operare alcuni aggiustamenti del portafoglio, come ha spiegato in una comunicazione alla Securities and Exchange Commission (Sec, la Consob americana). Il fondo aveva finora investito solo nella prima scadenza dei future, il contratto front month maggio, ma dal 17 di aprile ha cominciato a spostare il 20% del portafoglio sul contratto del mese successivo, quello a giugno. In buona sostanza, il Us Oil Fund sta vendendo i contratti maggio e comprando contratti giugno.

La difficile situazione del petrolio ha ripercussioni sulle altre materie prime. L’oro è in calo a 1693,70 dollari l’oncia.

Sul mercato valutario il dollaro si è rafforzato nelle contrattazioni del primo pomeriggio sulle indiscrezioni di problemi di salute seri per il dittatore nordcoreano Kim Jong Un, dopo un intervento cardiovascolare della scorsa settimana. Al momento il cross con l’euro è poco mosso e la moneta unica scambia a 1,086.

Tornando in Piazza Affari, sul listino principale non ci sono titoli con il segno più. In maglia nera Stm, -6,61%, seguita da Finecobank -6,53%; Ferragamo -5,87%; Leonardo -5,72%. Con Eni, perdono Saipem -5,18% e Tenaris -4,99%. Fuori dal Ftse Mib, Saras cede il 3,42%, dopo lo stop al dividendo. La società di raffinazione dovrebbe forse avvantaggiarsi del crollo del prezzo della materia con conseguenti margini maggiori. Fra i titoli bancari il peggiore è Intesa, -4,56% che conferma l’offerta per Ubi, mentre Crédit Agricole nega di avere interesse alla banca.

Fra i minori si apprezza D’amico, +13,55%, società attiva nel trasporto marittimo e specializzata nel mercato delle navi cisterna, sulle attese di un incremento dei noleggi per il trasporto del petrolio, alla luce del fatto che negli Usa gli stoccaggi sono pieni di materia prima non venduta.

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