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Il ministro Guidi si dimette: “Certa della mia buonafede”

In una lettera al premier Matteo Renzi il ministro spiega di ritenere necessarie le sue dimissioni “per opportunità politica” dopo che il suo compagno Gianluca Gemelli è stato indagato per traffico di influenze illecite – L’inchiesta sulla produzione di idrocarburi di Total a Tempa Rossa è partita dall’indagine parallela che ha portato all’arresto di 5 dipendenti Eni per traffico di rifiuti in Val d’Agri.

Il ministro Guidi si dimette: “Certa della mia buonafede”

“Sono certa della mia buona fede, ma mi dimetto”. Con queste parole scritte nero su bianco in una lettera indirizzata al premier Matteo Renzi che si trova in missione negli Usa, il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha annunciato le sue dimissioni. La decisione è arrivata a poche ore dalla pubblicazione dell’intercettazione telefonica con il suo compagno, indagato dalla procura di Potenza nell’ambito di un’inchiesta sull’attività di estrazione di idrocarburi a Tempa Rossa, in Basilicata. A questa inchiesta i magistrati sono arrivati partendo da un altro filone di indagine, sull’impianto Eni in Val d’Agri sempre, in Basilicata, che ha portato all’arresto di 5 dipendenti del gruppo petrolifero accusati di aver smaltito in modo irregolare rifiuti tossici legati alla produzione dell’impianto.

Nelle poche righe inviate al premier, il ministro si dice “assolutamente certa” della sua buona fede e della sua correttezza ma aggiunge di ritenere necessarie le dimissioni per “opportunità politica”.

Stando alla ricostruzione de La Repubblica, sarebbe stato proprio il Premier a telefonare al ministro per chiederle le dimissioni: “Perché è una posizione complicata da difendere – avrebbe detto – e perché le opposizioni ci sono già saltate addosso”. Renzi ha poi diffuso una nota in cui concede l’onore delle armi alla Guidi: “Cara Federica, ho molto apprezzato il tuo lavoro di questi anni. Rispetto la tua scelta personale, sofferta, dettata da ragioni di opportunità che condivido. Nel frattempo ti invio un grande abbraccio”. Sarà il premier ad assumere ad interim l’incarico di ministro dello Sviluppo.

La Procura di Potenza, secondo un comunicato della Questura lucana, ha posto sotto indagine Gianluca Gemelli, compagno del ministro, con l’ipotesi di reato, fra le altre, di traffico di influenze illecite nell’ambito dell’indagine “Tempa Rossa”. Nella nota si aggiunge che le società di Gemelli sono state anche perquisite.

A provocare prima la dura reazione delle opposizioni e poi le dimissioni del ministro è stata però un’intercettazione telefonica, contenuta in un’ordinanza d’arresto di uno degli indagati, che Reuters ha letto e riferito, in cui il ministro Guidi, precisando che anche il ministro alle Riforme Maria Elena Boschi era d’accordo, annuncia al suo compagno il reinserimento in Finanziaria di un emendamento utile alle sue attività.

Secondo il comunicato della polizia, Gemelli sarebbe stato messo a conoscenza dal ministro dell’imminente approvazione di un emendamento alla legge di Stabilità 2015 che agevolava Total nella realizzazione del progetto di estrazione petrolifera Tempa Rossa, bypassando di fatto le autorizzazioni regionali di Basilicata e Puglia, contrarie al piano. Gemelli, contattato da Reuters, non ha voluto rilasciare commenti.

LA TELEFONATA FRA IL MINISTRO E GEMELLI

Nell’intercettazione telefonica agli atti, riportata da Reuters, Guidi parla al telefono con il compagno e dice: “Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se… è d’accordo anche Maria Elena la… quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte. Alle quattro di notte… Rimetterlo dentro alla legge… con l’emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa… ehm… dall’altra parte si muove tutto!”. Il compagno le chiede se la cosa riguardasse i suoi amici e il ministro gli risponde: “Eh certo, capito? Per questo te l’ho detto”.

Subito dopo Gemelli, che è anche commissario di Confindustria Siracusa, chiama il rappresentante della Total: “La chiamo per darle una buona notizia.. ehm… si ricorda che tempo fa c’è stato casino… che avevano ritirato un emendamento… ragion per cui c’erano di nuovo problemi su Tempa Ross… pare che oggi riescano ad inserirlo nuovamente al Senato… ragion per cui… se passa… e pare che ci sia l’accordo con Boschi e compagni…(…) se passa quest’emendamento… che pare… siano d’accordo tutti… perché la Boschi ha accettato di inserirlo… (…) è tutto sbloccato! (ride ndr)…volevo che lo sapesse in anticipo! (…) e quindi questa è una notizia…”.
 
TEMPA ROSSA E TOTAL

“Gemelli – si legge nel comunicato della Questura – è indagato fra le altre cose anche per traffico di influenze illecite, avendo goduto di una posizione di riguardo e di benevolenza nell’ambito dei rapporti commerciali allacciati con la società Total – ottenendo per esempio un immediato sblocco dell’aggiudicazione di un sub-appalto con la società Tecnimont (entrambe le società interessate nella realizzazione del progetto “Tempa Rossa”) -, frutto della estrema disponibilità (chiaramente sottesa da una finalità collegata ad interessi di natura imprenditoriale) che lo stesso avrebbe manifestato verso la Total, spendendo la propria posizione di vicinanza al ministro dello Sviluppo Economico”.

In particolare, prosegue il comunicato della polizia, questa sua influenza sarebbe stata spesa “in relazione alle vicende ed ai passaggi che riguardavano l’approvazione di un emendamento alla legge di stabilità 2015, che avrebbe sbloccato anche il progetto Tempa Rossa – ovvero la possibilità di allacciamento alla rete Snam Rete Gas e con l’oleodotto della Raffineria di Taranto”.

Secondo l’ordinanza, l’inchiesta riguarda in totale 24 persone con le ipotesi di reato, a vario titolo, di corruzione propria ed impropria, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e corruzione elettorale.

I carabinieri del Noe hanno annunciato giovedì mattina l’arresto di 5 tra funzionari e dipendenti di Eni nell’ambito di un filone d’indagine parallelo della procura di Potenza che ipotizza il reato di traffico di rifiuti per il Centro Oli di Viggiano. Da quell’inchiesta, attraverso le intercettazioni raccolte, è stato aperto il secondo filone riguardante l’impianto per la produzione di idrocarburi a Tempa Rossa in Basilicata. L’Eni, in un comunicato sulla vicenda, assicura massima collaborazione ai magistrati e precisa di aver sospeso temporaneamente i dipendenti coinvolti nelle indagini, per favorire il completamento di verifiche interne. Il gruppo ha sospeso l’attività produttiva (75 mila barili al giorno), conferma “il rispetto dei requisiti di legge e delle best practice internazionali” e per questo intende chiedere la disponibilità dei beni che si trovano nelle aree poste oggi sotto sequestro dalla magistratura.

L’indagine arriva a due settimane dal referendum indetto sulla possibilità o meno di prolungare le concessioni petrolifere off shore e inasprisce ulteriormente il confronto politico sul tema dell’energia.

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