Il Messico di Claudia Sheinbaum si è spinto dove nemmeno gli Stati Uniti avevano osato, diventando il primo Paese al mondo in cui tutti ma proprio tutti i giudici, a tutti i livelli, vengono eletti tramite voto popolare. Domenica scorsa, 1° giugno, si è tenuta la prima storica elezione che ha finalmente messo in atto il progetto dell’ex presidente Andres Manuel Lopez Obrador e della sua succeditrice, in carica da nemmeno un anno: per la prima volta, 2.600 magistrati sia federali che statuali sono stati scelti direttamente dai cittadini, una pratica che nei vicini Usa è ammessa solo a livello statale, mentre a livello federale spetta al presidente nominarli e al Congresso confermare la nomina. In Europa un sistema analogo c’è solo in Svizzerae Slovenia, ma comunque i giudici vengono eletti da un organo legislativo, non direttamente dal popolo, mentre in America Latina l’unico meccanismo paragonabile è in vigore in Bolivia dal 2011, ma vale soltanto per i magistrati della Corte suprema e ha creato non pochi problemi, dato che il Paese andino vive da tempo in un clima da golpe.
Una giustizia elettiva: il rischio populista dietro la riforma Sheinbaum
La riforma giudiziaria firmata Sheinbaum sulla scia del predecessore è stata approvata a settembre 2024 tra non poche polemiche, visto che le urne espongono un organo indipendente e fondamentale per il funzionamento della democrazia a manipolazioni politiche e persino a infiltrazioni dei narcos, oltre che ad una pericolosa inesperienza. Un po’ come quando in alcuni Paesi tra cui l’Italia si è pensato che persone comuni e senza alcuna competenza comprovata, solo perché scelte dagli elettori, potessero sedere in Parlamento o addirittura governare. Invece il Messico ha deciso che così deve essere, e a tutti i livelli, senza eccezioni: domenica 1° giugno sono stati scelti giudici di distretti minori insieme a 850 giudici federali e 11 magistrati della corte suprema. Alle accuse di aver messo in piedi un sistema insidiosamente populista, la presidente Sheinbaum ha risposto che “non si può dimenticare che l’attuale magistratura, difesa da alcuni, è responsabile di aver fiancheggiato esponenti della criminalità organizzata e di aver autorizzato la spesa di miliardi di pesos di soldi pubblici per favorire i colletti bianchi”.
Giustizia al popolo: tra promesse di equità e ombre su affluenza e nepotismo
Sheinbaum ha inoltre parlato di nepotismo: “Metà degli attuali magistrati ha ottenuto la propria posizione perché parenti di un giudice, e non per meriti nella carriera giudiziaria”. E a chi ha fatto notare che l’affluenza è stata un flop (ha votato appena il 13% degli aventi diritto, mentre il governo scommetteva sul 20%), la presidente messicana ha risposto che “quasi 13 milioni di messicani sono andati alle urne per esercitare, per la prima volta nella storia, il loro diritto di decidere non solo chi debba essere ministro, ma anche magistrato o giudice”. “Il messaggio che il Messico invia al mondo è chiaro – ha rincarato la ministra degli Interni Rosa Icela Rodríguez -: la giustizia è anche una questione di popolo, perché ciò che vogliamo è che i ricchi, i poveri, coloro che vivono al Nord, coloro che vivono al Sud, che tutti abbiano lo stesso accesso alla giustizia”. “Il potere giudiziario – ha aggiunto l’analista Alina Duarte – non era in Messico un potere neutrale al servizio dei poveri, bensì un potere al servizio di grandi interessi. È stato uno strumento delle oligarchie e dei poteri forti contro il popolo, che ora si organizza e lotta per la propria emancipazione. Queste elezioni ci permettono di interrogarci su come si costituisce questo potere”. Il progetto di riforma andrà a pieno compimento nel 2027, quando anche gli ultimi giudici nominati col vecchio sistema saranno sostituiti attraverso un’elezione popolare.