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Il Governo vara il terzo decreto Salva Roma

Via libera dal Consiglio dei ministri al nuovo provvedimento per salvare il Comune di Roma dal fallimento – I tecnici hanno lavorato per trovare una soluzione che evitasse una reiterazione del vecchio provvedimento ma garantisse al contempo i conti e i servizi ai cittadini – Delrio: “Obbligo piano di risanamento e aumento delle entrate per il Campidoglio”.

Il Governo vara il terzo decreto Salva Roma

Buona la terza. Al termine del Consiglio dei ministri di questa mattina, il Governo ha varato la nuova versione del decreto sugli Enti locali, meglio noto come Salva Roma perché contiene le norme per evitare il default della Capitale. Lo riferiscono fonti di governo. Il provvedimento era stato annunciato ieri dal premier Matteo Renzi nel corso della direzione del Pd. I tecnici hanno lavorato per mettere a punto una soluzione che evitasse una reiterazione tout court del vecchio provvedimento ma garantisse al contempo i conti del Campidoglio e i servizi ai cittadini.

“La somma trasferita tra il Commissario ed il comune di Roma resta uguale – ha spiegato in conferenza stampa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio –, ma le modalità sono differenti: sono somme dovute al commissario che vengono anticipate invece che diluite per fare massa critica”. Il decreto prevede anche “l’obbligo di avere piani di risanamento finanziari, di aumento delle entrate da parte del Comune di Roma, come già il Senato aveva stabilito con un emendamento a larghissima maggioranza”, ha concluso il sottosegretario.

Dopo il dietrofront del governo Letta sulla prima versione del testo e il ritiro anche della seconda versione (arrivato a causa dell’ostruzionismo di Lega e M5S), ieri il sindaco della Capitale aveva minacciato di “bloccare la città” se entro domenica l’Esecutivo non avesse trovato una soluzione ai guai finanziari della città, affermando che “i romani dovrebbero inseguire la politica con i forconi”, perché entro marzo “non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o raccogliere i rifiuti e neanche per organizzare la santificazione dei due Papi”.

La risposta del Premier non si era fatta attendere. “Dobbiamo anche noi abituarci ad avere un linguaggio diverso. Le preoccupazioni che ha esposto il sindaco Marino sono comprensibili, i toni che ha usato no”, aveva detto ieri Renzi durante la direzione del Pd. In serata la questione era rientrata: il sindaco si era detto “molto soddisfatto” delle parole scambiate con il Primo ministro e del lavoro “svolto con grande serietà che sarà completato in queste ore”. 

 

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