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Il D-day Fca: scossa in Borsa, ma poi riduce le perdite

Dopo l’annuncio dell’uscita di scena di Sergio Marchionne e della situazione ormai “irreversibile” della sua salute, Piazza Affari ha reagito con durezza. In calo tutti i titoli della galassia del Lingotto che hanno in parte recuperato nel corso delle ore, Ferrari la più colpita – Listini europei in rosso per le tensioni sui dazi

I titoli della Galassia Agnelli si posizionano in fondo al Ftse Mib nella prima, difficilissima, seduta dell’era post Marchionne. Dopo aver avviato le contrattazioni con perdite superiori al 4%, a metà mattinata le azioni sembrano comunque reggere il colpo, riducendo i cali dell’avvio.

Tra i titoli della casa automobilista torinese, il peggiore è Ferrari che, dopo aver aperto con un ribasso superiore al 5%, cede attualmente il 3,67% a 115,4 euro. Le leggi del mercato purtroppo sono implacabili e gli analisti cercando di capire quali saranno le ripercussioni dell’uscita anticipata del manager italo-canadese che sarebbe dovuto rimanere alla guida del Cavallino Rampante fino al 2021 (era invece previsto nel 2019 l’addio ad Fca): “Sottolineiamo che il piano industriale di Ferrari è atteso per settembre e riteniamo che il mercato stesse guardando a Marchionne come un fattore chiave della crescita futura di Ferrari”. Questo il commento degli analisti di Banca Imi che proprio per questo motivo si aspetta una reazione di Borsa “più accentuata in negativo” proprio sul titolo Ferrari. In questo contesto, come spiegano gli analisti di Mediobanca, non bisogna dimenticare che Ferrari “sta negoziando con il Liberty Media il rinnovo del contratto per la ripartizione degli utili della Formula 1 e Marchionne era probabilmente la persona migliore per chiudere l’accordo”.

Per quanto riguarda Fca invece l’indicazione di Mike Manley “è coerente” con il ruolo che il marchio Jeep (di cui Manley era responsabile) e l’area Nafta hanno assunto nell’ambito del gruppo. Proprio per questo motivo il titolo Fca sembra reggere il colpo meglio degli altri, viaggiando in ribasso del 2% a 16,084 euro. Più corposi i ribassi di Exor (-3% a 54,9 euro) e Cnh Industrial (-2,2%).

Le vendite sulle aziende del Lingotto condizionano inevitabilmente l’andamento del Ftse Mib, che però nel corso delle ore riduce nettamente le perdite dell’avvio. Alle 11.56 il principale listino milanese segna -0,46% a 21,695 punti. Debole la performance delle altre piazze europee impensierite dalla nuove minacce di Donald Trump sui dazi: Francoforte e Madrid (-0,07%), Parigi e Londra (-0,3%).

Tornando a Milano, tra i titoli peggiori c’è anche Enel (-2,6%), nonostante la crescita della produzione da fonti rinnovabili resa nota venerdì attraverso il report trimestrale sui dati operativi che anticipa i conti del secondo trimestre, attesi per il 31 luglio. Dall’altra parte della barricata, viaggia in netto rialzo Unicredit (+1,8%), sostenuta dalla decisione dell’Eba di non aprire un’indagine sui Cashes dopo la richiesta presentata da Caius Capital. Su anche Leonardo (+1,7%) Mediobanca (+1,49%) e Italgas (+1,48%).

Sul valutario, il cambio euro/dollaro rimane sostanzialmente sopra quota 1.17, mentre sull’obbligazionario lo spread si assesta a quota 218 punti base con il rendimento sul decennale al  2,561%. In lieve rialzo il petrolio: Brent (+0,8%) a 73,67 dollari al barile, Wti (+0,5%) a 68,61 dollari.

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