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Il credit crunch spinge le Pmi verso la finanza alternativa

INTERVISTA A MATTIA CIPRIAN, fondatore di Modefinance, prima agenzia di rating Fintech d’Europa. I nuovi modelli di attribuzione dei rating e la tecnologia connessa alla Intelligenza artificiale possono diventare una nuova terra promessa per le Pmi a caccia di liquidità.

Il credit crunch spinge le Pmi verso la finanza alternativa

Il credit crunch “spinge” le Pmi italiane verso la finanza alternativa. In questa prospettiva i nuovi modelli di attribuzione del rating e la tecnologia connessa all’intelligenza artificiale potrebbero rappresentare una nuova “terra promessa” per le aziende italiane in cerca di liquidità. Anche perché a giugno del 2019 i prestiti bancari alle imprese non finanziarie hanno registrato un -6,4% sull’anno precedente, ovvero 45 miliardi di crediti in meno in 12 mesi (analisi dell’osservatorio Credito Confesercenti su dati Banca d’Italia). La più recente analisi di Banca d’Italia evidenzia inoltre a novembre 2019 un ulteriore -1,9%, spiega Mattia Ciprian, fondatore nel 2009 con Valentino Pediroba di Modefinance, la prima agenzia di rating Fintech d’Europa.

Presidente Ciprian, l’ultima analisi che avete condotto su 50.000 aziende conferma dunque la persistente difficoltà nell’accesso del credito da parte delle piccole e medie imprese.

«L’evoluzione del mercato, e le mutate condizioni regolamentari, evidenziano questa contrazione sul credito. Se è vero che la restrizione del credito bancario ha colpito con forza i 141 distretti industriali presenti nel territorio italiano, che costituiscono circa un quarto del sistema produttivo del nostro Paese, d’altro canto le imprese si trovano a dover fronteggiare un “sistema post-crisi”. Il passato è una sorta di selezione darwiniana, dove i soggetti più deboli sono stati colpiti, e duramente affondati, lasciando maggior fiducia e forza a chi è riuscito a resistere. Il rating, visto come indice di resilienza (come capacità di affrontare e superare il periodo di difficoltà), mostra comunque un miglioramento generale delle condizioni delle Pmi».

Questo scenario ha spinto dunque gli imprenditori e le start-up a cercare nuove fonti di finanziamento.

«Quanto detto ha portato all’esplosione di strumenti di finanza alternativa: nel panorama Fintech si sono imposte realtà di crowdfunding e crowdinvesting, factoring, invoice trading, ed un maggiore ricorso ai moribund per le piccole imprese. Tutto ciò, per rispondere a nuove esigenze di liquidità e di credito del tessuto imprenditoriale italiano, che ha incontrato la diminuzione dell’assunzione di rischio da parte del sistema tradizionale».

Quali i fattori principali che portano poca liquidità nei conti delle aziende italiane: bassa patrimonialità, comunque alto indebitamento, o c’è qualcosa di nuovo? Per esempio un diverso approccio del sistema bancario tradizionale.

«Ad influire maggiormente su questa evoluzione del sistema è il cambiamento delle regole: l’adozione di nuove garanzie, l’introduzione del principio contabile IFRS9 per le banche e rinnovati regolamenti europei, hanno sviluppi indiretti anche sulle imprese. Se nel caso italiano già mostrano insofferenze storiche, ad esse si aggiungono nuove esigenze, su tutte la capacità interna dell’azienda stessa di avere sotto controllo la propria situazione economico-finanziaria. In primis per non incorrere in eventuali sanzioni, ma anche nell’ottica di adottare metodi più sani ed equilibrati di sviluppare il proprio business. Nell’affrontare questi cambiamenti, sono le stesse banche a trovarsi nella situazione di dover applicare misure di allerta e accantonamenti preventivi in misura differente rispetto al passato. L’attenzione particolare è posta alla capacità del sistema bancario di intercettare preventivamente le situazioni più rischiose, con l’implementazione di strumenti predittivi (early warning), tali da cogliere in maniera univoca e tempestiva le indicazioni di allerta».

L’introduzione degli standard IFRS9 ha di fatto tagliato i ponti con il vecchio sistema di fare e gestire il credito anche in Italia?

«Il principio contabile IFRS9, adottato ormai due anni fa dal sistema bancario, classifica i creditori per stage, ovvero per stadio di vita: alla loro erogazione iniziale, di norma, i crediti sono allo stage uno, che consente di valutare la probabilità di default su un arco temporale di 12 mesi; in vista di circostanze particolari, possono passare a stage due, emettendo un’allerta per la quale la banca si troverà a valutare la probabilità di default del creditore sulla vita futura dello strumento, provocando quindi un accantonamento obbligatoriamente maggiore per il rischio di credito; tutto ciò, al fine di non raggiungere lo stage tre, ovvero lo stato di default».

L’accesso al capitale di debito alternativo o a strumenti di capitale innovativi che tipo di difficoltà presenta per le Pmi italiane? Poca conoscenza degli strumenti, ritrosia degli imprenditori a far partecipare terzi al capitale aziendale.

«Non parlerei di difficoltà, perché intrinsecamente il Fintech porta con sé maggiori facilità di uso di strumenti pre-esistenti e ha l’utente al centro (visto anche lo stretto rapporto con la tecnologia e la digitalizzazione). Piuttosto, stiamo discutendo di strumenti ad oggi poco conosciuti dalle stesse imprese. C’è anche una diffusa e mai doma difficoltà ad abbandonare lo status quo, il “si è sempre fatto così”: chi non ha particolari problemi continua ad adottare le soluzioni tradizionali e ad affidarsi alle banche come fonte primaria di finanziamenti. Chi invece ha necessità di liquidità e non trova soluzioni consuete, ed al contempo si rende conto della necessità interna di evoluzione, va alla ricerca di queste soluzioni alternative, strumenti dunque complementari all’offerta delle banche. C’è anche una consapevolezza del valore della trasparenza che il Fintech ha portato, oltre che a una maggiore alla democratizzazione dell’accesso al credito».

Modefinance è la prima agenzia di rating Fintech nel panorama europeo: gli strumenti di intelligenza artificiale a supporto della creazione dei rating aziendali che scenari possono aprire per le aziende italiane in buona salute?

«Dovessimo mettere in luce due sole delle caratteristiche che contraddistinguono l’utilizzo di tecnologie avanzate nelle soluzioni offerte da Modefinance, parlerei di velocità ed accuratezza. La valutazione di informazioni complesse, se elaborate da Intelligenza Artificiale e, in secondo passaggio, dall’analista umano, permettono ai rating di essere evasi in tempi estremamente ridotti rispetto ai rating tradizionali; la stessa analisi dei dati tramite modelli statistici ed algoritmici mostra una maggiore accuratezza. Entrambe queste caratteristiche rendono i rating Fintech più convenienti ed accessibili per le imprese, anche per le più piccole».

Una valutazione globale sul panorama delle Pmi italiane alla luce di tutte le ultime analisi?

«Mostra un deciso miglioramento rispetto al passato: la patrimonialità è aumentata negli ultimi 3 anni del 5,6% (nel solo Nordest si nota un +7%). Scende invece l’indice di indebitamento – che rappresenta il totale delle passività rispetto al patrimonio netto – che passa dal 3.60 al 2.89, e diminuiscono le aziende in perdita. Cresce dunque il numero di Pmi che dimostrano un potenziale di crescita notevole, ma non sfruttato pienamente, che potrebbe beneficiare dall’ottenimento di un rating per accedere a condizioni più favorevoli per l’accesso al capitale di debito».

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