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Il cantiere fiscale del Governo: nuova Imu con l’occhio al riccometro e delega

L’alleggerimento o la totale esenzione dall’Imu sulla prima casa potrebbero essere garantiti solo a chi non supera una certa soglia dell’Isee, il cosiddetto “riccometro”, che tiene conto sia del reddito sia del patrimonio e avvantaggia le famiglie con almeno tre figli – Delega fiscale: si punta al sì in commissione alla Camera entro luglio.

Il cantiere fiscale del Governo: nuova Imu con l’occhio al riccometro e delega

L’agenda estiva del Governo sarà occupata da due appuntamenti fondamentali per il destino dei contribuenti: la revisione dell’imposta sulla casa e la delega fiscale. Il primo appuntamento ha già una scadenza, il 31 agosto, data entro la quale l’Esecutivo dovrà trovare il modo di rivoluzionare l’Imu. Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, ha annunciato che il restyling sulla casa sarà oggetto di una “cabina di regia” tra Governo e maggioranza. 

Prima di aprire il confronto, tuttavia, il Tesoro vorrà probabilmente aspettare che la Ragioneria Generale dello Stato concluda la revisione dei conti destinata a modificare il Documento di economia e finanza. L’ultima versione del Def – presentata dal governo Monti – prevedeva un Pil in calo dell’1,3% nel 2013 e una crescita dell’1,3% nel 2014. E’ verosimile tuttavia che queste stime sia destinate a una revisione al ribasso. Per quest’anno si parla di un calo del Pil dell’1,7-1,9%, mentre nel prossimo la crescita non dovrebbe superare lo 0,7-1%. L’eventuale taglio ridurrebbe i già limitati spazi di manovra a disposizione dell’Esecutivo. 

In parallelo con la discussione sull’Imu, il Parlamento è chiamato poi ad affrontare la questione della delega fiscale. L’iter è iniziato la settimana scorsa in commissione Finanze alla Camera e l’intenzione della maggioranza è di approvare il testo entro luglio a Montecitorio. Tutti i gruppi parlamentari tranne Sel hanno firmato la richiesta di riprendere il testo messo a punto nella precedente legislatura, che sarà esaminato in 15 giorni dalla commissione.

Certo, le coperture da trovare non sono poche. Per mantenere tutte le promesse fatte in campo fiscale, bisognerebbe reperire qualcosa come 11 miliardi di euro. L’Imu sulla prima casa vale quattro miliardi, l’annullamento del rincaro sull’Iva altri quattro, quello sulla Tares – la nuova tassa sui rifiuti, rinviata a dicembre – un miliardo, infine altri due miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari.

Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta (Pd) ha rivelato a “La Stampa” che il Governo è “pronto a una seconda spending review, questa volta senza tagli lineari ma applicando i costi standard su tutte le spese della Pa. Siamo già al 60% del lavoro, tra poco completeremo il comparto scuola e a fine settembre avremo definito i costi ottimali per tutto il settore pubblico”. Una strada utile per trovare le risorse nel medio periodo, ma che certamente non potrà garantire tutte le risorse necessarie. 

Ecco perché si pensa anche alla nascita di una “service tax”, che compare già nel testo del federalismo fiscale e riunirebbe Imu, Tares, imposta di registro e addizionale comunale Irpef. Un tributo unico che punterebbe ad alleggerire la pressione su chi ha un reddito basso e una prima casa non di lusso, aumentandola invece sui più abbienti.

Reddito e valore della casa sono però criteri spesso inattendibili, il primo per l’enormità dell’evasione fiscale nel nostro Paese, il secondo perché il valore catastale degli immobili è spesso lontanissimo da quello di mercato. Per queste ragioni l’alleggerimento – o la totale esenzione dall’Imu sulla prima casa – potrebbe essere garantito solo a chi non supera una certa soglia dell’Isee, il cosiddetto “riccometro”, che tiene conto sia del reddito sia del patrimonio e avvantaggia le famiglie con almeno tre figli.

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