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I mercati finanziari sono di nuovo in tensione: tornare alla normalità è difficile. Ecco come fare

LE SLIDES DI ALBERTO GIOVANNINI – Secondo l’ad di Unifortune asset management, la difficile gestione della liquidità, l’alto indebitamento delle banche soprattutto francesi (che hanno una leva di 50), la difficoltà delle banche centrali di essere gestori del rischio sistemico e l’assenza di regole adeguate sono alla base delle ricorrenti tensioni dei mercati

I mercati finanziari sono di nuovo in tensione: tornare alla normalità è difficile. Ecco come fare

Anche oggi è una giornata nera per i mercati finanziari, che non sembrano più in grado di risolvere stabilmente le tensioni più gravi. Come mai, nonostante tutte le misure prese a livello nazionale e internazionale, nelle Borse di tutto il mondo le vendite a pioggia tornano con questa frequenza? Per cercare di capire meglio le ragioni alla radice del problema, FIRSTonline pubblica le slide a cura di Alberto Giovannini, amministratore delegato di Unifortune asset management e responsabile dei fondi multi-manager. Giovannini è stato vice direttore generale di Banca di Roma (per i mercati, prop trading e investment banking), e, in precedenza, senior advisor e senior strategist di Long-term Capital Management, LP, la società di investment management di Greenwich, in Connecticut. A livello accademico, è stato Professore di Economia e Finanza alla Columbia University di New York. 

LE SLIDES DI ALBERTO GIOVANNINI

CRISI FINANZIARIA = FALLIMENTO DEL MERCATO

• Una delle principali funzioni economiche del sistema finanziario è la trasformazione della liquidità: investitori con bisogni di liquidità diversi e non correlati possono, se aggregati, offrire risorse stabili. 
• Risorse stabili permettono piani più a lungo termine e riducono l’incertezza: per questo la trasformazione della liquidità produce valore aggiunto, privato e sociale.
• Questo è il business (tradizionale) delle banche.
• Ma è anche la funzione dei mercati finanziari.
• Quando, per qualunque motivo, i partecipanti al mercato o i depositanti di una banca perdono fiducia, i loro comportamenti diventano correlati e la trasformazione di liquidità crolla.
• E poichè il comportamento di ciascuno dipende dal comportamento degli altri, esistono equilibri multipli, e il crollo della liquidità è un fallimento del mercato.

L’EVOLUZIONE DELLE BANCHE
• Sempre meno trasformazione di liquidità nel bilancio (attività tradizionale).
• “Originators” e “Market Makers”—continuano ad essere i principali attori nella trasformazione della liquidità, ma soprattutto nel mercato dei titoli.
• Come risultato, sono generalmente molto esposte al rischio di crolli di liquidità.
• Inoltre, le banche svolgono non solo servizi alla clientela ma anche (e in alcuni casi soprattutto) attività di investimento in conto proprio.
• Infine, nel loro ruolo di “Market Makers” diventano anche controparti centrali.

IL DEBITO DELLE BANCHE
• Asset totali del sistema bancario europeo: 325% del GDP Europeo.
• Leva delle 15 banche più grandi: 28,9 volte il capitale.
• Debito bancario sui mercati internazionali: € 4900 miliardi, 27% dello stock totale dell’Eurozona.
• Secondo Barclays Capital: le 15 maggiori banche europee hanno aumentato il ROE del 58% nel periodo 1998-2007—90% dell’aumento causato dall’aumento della leva finanziaria (Fonte: Gene Frieda).

LE BANCHE FRANCESI
• Assets ponderati per il rischio: € 2200 miliardi.
• Capitale: € 167 miliardi (7,6%).
• Assets totali: € 8100 miliardi.
• Rapporto capitale/assets = 2,06%, leva = 50.
• € 840 milardi finanziati sul mercato istituzionale.

IL DIFFICILE RUOLO DELLE BANCHE CENTRALI
• Le banche centrali soffrono di un cronico svantaggio informativo su ciò che avviene sui mercati, diventato mastodontico all’inizio della crisi del 2007/2008—famoso il discorso di Geithner nel dicembre 2006, in cui affermava che il sistema bancario statunitense era più che adeguatamente capitalizzato.
• Il loro lavoro è sproporzionatamente macroeconomico: questo è particolarmente evidente nel caso della Bce.
• Sono cadute nella “trappola dei tassi d’interesse bassi”.
• Svolgono a fatica il ruolo di gestori del rischio sistemico.

IL SISTEMA REGOLAMENTARE
• Era ben disegnato in un mercato finanziario dove la trasformazione di liquidità avveniva solo in seno alle banche:
– Requisiti di capitale
– Discount window
– Supervisione
• Supervisione dei mercati ispirata quasi esclusivamente all’obiettivo di protezione degli investitori, e non alla stabilità sistemica.
• “Systemic Risk Managers” non esplicitamente riconosciuti.

COSA SIGNIFICA E COME RAGGIUNGERE IL RITORNO ALLA NORMALITA’ DEI MERCATI
• Un sistema finanziario ben funzionante (normalmente funzionante) richiede la soluzione dei problemi strutturali discussi sopra:
– Un sistema di prevenzione e gestione delle crisi di liquidità, sia all’interno sia fuori
dalle banche
– Un sistema che permetta alle banche centrali di riconquistare il ruolo di gestori del
rischio sistemico
– Un sistema che minimizzi gli effetti moltiplicatori del rischio di controparte
– Un sistema in cui i diversi attori sono soggetti a vincoli operativi adatti al ruolo che
svolgono (Volcker rule e altro)
• La sfida più difficile: coma arrivare a questo sistema “normale” partendo dalla situazione attuale.

LE DIREZIONI DELLA RIFORMA
• Banche: requisiti di capitale e di liquidità, qualitativi e quantitativi, separazione delle attività di servizio a clientela con quelle (in conflitto) di investimento di capitale proprio (negli USA, e regole simili in UK: Vickers Report).
• Banche: stress tests.
• Generale tendenza a riportare ciascun intermediario nell’alveo regolamentare (in particolare fondi hedge).
• Utilizzo di controparti centrali per limitare il contagio attraverso il rischio di controparte.
• Sforzo per raccogliere una base dati accettabile sulla distribuzione del rischio nel sistema finanziario (esempio: trade repositories).

CONCLUSIONI
• L’utilizzo di controparti centrali può contribuire a minimizzare un moltiplicatore importante dell’incertezza in presenza di una crisi finanziaria, inoltre facilita la raccolta d’informazioni sulla distribuzione e concentrazione dei rischi.
• Limitare l’eccessivo rischio da parte delle banche, attraverso requisiti di capitale e regole di separazione dei business va anch’esso nella direzione giusta.
• Tuttavia rimangono fuori importanti trasformatori di liquidità e creatori di collaterale: ad esempio i fondi comuni monetari (“narrow savings banks”) e i veicoli creatori di cartolarizzazione (“narrow funding banks”) 
• Il progetto di raccolta e utilizzo di tutti i dati sul sistema finanziario per l’utilizzo da parte dei systemic risk managers è in ritardo e incompleto.

LE QUESTIONI APERTE
• Gli Stati sovrani sono gli attori sul mercato più adatti a offrire sicurezza, ma questa funzione si è persa con la crisi dell’Euro, e in altri paesi precedentemente.
• Quale potrebbe essere la geografia dei debiti sovrani in un’area Euro “normale”? Ci sono due ipotesi:
– L’affiancamento di un obbligazione comune alle obbligazioni nazionali
– Il “tranching” delle passività di ciascun stato
• Come potrà evolvere il ruolo della Banca Centrale Europea? Oltre a monitorare aggregati monetari tradizionali, come M2, la BCE dovrebbe monitorare un aggregato monetario rilevante per il sistema finanziario—lo stock di collaterale, che rappresenta la contropartita delle transazioni finanziarie.
• Fluttuazioni dello stock di collaterale hanno lo stesso effetto sul sistema finanziario delle fluttuazioni di moneta sull’economia reale: contrazioni eccessive soffocano il sistema mentre espansioni eccessive causano l’accumulo di rischi sistemici.

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