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I dazi di Trump sono una manna per la Cina: sta invadendo il mercato sudamericano di automobili

Nel primo semestre 2025 il Brasile ha registrato il record di importazioni da Pechino, che è salita al 26% del totale di tutto l’import, con i prodotti Usa in calo al 16%. Solo a maggio l’aumento è stato del 110%. Il 1° agosto dovrebbero scattare le tariffe al 50% sui beni brasiliani esportati negli Usa

I dazi di Trump sono una manna per la Cina: sta invadendo il mercato sudamericano di automobili

Gli Stati Uniti si allontanano, la Cina avanza. E’ un po’ questo il leit motiv dell’economia globale da quando il presidente americano Donald Trump ha aperto le ostilità colpendo mezzo pianeta con dazi inavvicinabili, mentre un atteggiamento decisamente più friendly ha permesso a Pechino di conquistare mercati e farsi nuovi alleati. Il caso emblematico rimane quello del Sudamerica, ormai abbondantemente ex “cortile di casa” di Washington, secondo la dottrina Monroe datata due secoli e ampiamente superata: se vent’anni fa tutti i Paesi del continente americano, dall’Alaska alla Patagonia, avevano come primo partner commerciale gli Usa, oggi questo è vero solo per il Nordamerica e per Colombia e Ecuador. E comunque anche dalle parti di Bogotà e Quito, dopo l’atteggiamento del tycoon sul rimpatrio dei migranti, le cose stanno cambiando e si sta iniziando a guardare altrove. L’esempio che più dovrebbe far riflettere la Casa Bianca è quello del Brasile, primo esportatore mondiale di dieci commodities agroalimentari, dal caffè allo zucchero, passando per soia e cellulosa, ma anche tra i maggiori produttori di petrolio e materie prime critiche.

Washington è ostile, Pechino ne approfitta

Da tempo il principale sbocco di Brasilia è la Cina, ma mai come nel primo semestre di quest’anno l’asse verso Oriente ha subito una accelerata, soprattutto dopo che Trump ha minacciato i sudamericani di applicare tariffe al 50% sui prodotti importati, a partire dal 1° agosto. Questo finirà sì per penalizzare l’industria brasiliana della carne bovina, la più grande del mondo, ma anche gli stessi consumatori statunitensi che già oggi il manzo lo pagano carissimo, dato che la produzione interna Usa è ai minimi dal 1950. Pechino ha incrementato le esportazioni verso il Brasile nel 2025 e ha raggiunto la quota record sulle importazioni del Paese lusofono, salendo al 26%: sì, ormai un prodotto su ogni quattro importati dai sudamericani proviene dal gigante asiatico, mentre fino a pochi anni prima della pandemia si arrivava al massimo al 18%, meno di quanto si importasse dagli Usa. Oggi invece il Brasile compra dagli Usa il 16% del totale importato, il dato più basso da almeno dieci anni.

Invasione di prodotti cinesi in Brasile: sono quasi tutte automobili

L’indice Icomex (Indicatore del Commercio Estero) pubblicato da FGV Ibre (Istituto Brasiliano di Economia della Fondazione Getúlio Vargas) indica un aumento di quasi il 12% degli acquisti di beni di consumo durevoli dalla Cina in questo primo semestre dell’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’aumento maggiore si è registrato a maggio, quando è arrivato nel Paese il 110% in più di prodotti cinesi rispetto allo stesso mese del 2024. La spiegazione sta soprattutto nell’ondata di vendite di auto cinesi sul mercato brasiliano. Solo a maggio, ad esempio, il porto di Itajaí, a Santa Catarina, ha ricevuto 7.000 auto BYD dalla Cina, il quarto arrivo dell’azienda quest’anno nei porti brasiliani. Una tendenza che preoccupa le case automobilistiche locali, che stanno assistendo alla crescita della quota di auto importate nel mercato brasiliano, ma anche gli storici partner nordamericani ed europei, Stellantis compresa.

Nella prima metà di quest’anno, in Brasile, le immatricolazioni di veicoli nazionali sono aumentate del 2,6%, mentre quelle di veicoli importati sono cresciute del 15,6%. Oggi le auto cinesi rappresentano già il 6% del mercato brasiliano, un dato fino a pochi anni fa letteralmente impensabile. Soprattutto se si considera che ciò si sta verificando nonostante l’aumento delle tasse di importazione sui veicoli elettrici e ibridi, che un anno fa erano rispettivamente del 18% e del 25% e, dal 1° gennaio, del 25% e del 30%. Tuttavia, secondo fonti di mercato, per alcune case automobilistiche cinesi con produzione in Brasile risulta ancora più conveniente importare i propri veicoli piuttosto che produrli localmente.

I dazi stanno spingendo il Sudamerica tra le braccia della Cina

“C’è stato un cambiamento strutturale negli scambi commerciali con la Cina e il Brasile importerà sempre più beni di consumo”, afferma Lia Valls, ricercatrice associata presso FGV Ibre e professoressa presso l’UERJ (Università Statale di Rio de Janeiro). “Con la saturazione del mercato cinese, le aziende stanno spostando la loro attenzione sul mercato estero e la concorrenza si replica in altri mercati, soprattutto nei Paesi a reddito medio-alto come il Brasile”, aggiunge. Il tutto mentre la quota degli Stati Uniti nella bilancia commerciale del Brasile è diminuita negli ultimi anni. Icomex sottolinea che nel 2001 gli Stati Uniti rappresentavano il 23% delle importazioni brasiliane, e il calo da allora, secondo lo studio di FGV, sembra proprio legato ai progressi della Cina. “Questo risultato può essere spiegato da cambiamenti nei vantaggi comparati dinamici e non da una politica brasiliana deliberata”, afferma il rapporto.

Secondo gli esperti di commercio sino-brasiliano, si è registrato anche un aumento delle importazioni di telefoni cellulari ed elettrodomestici, come condizionatori e frigoriferi. In quest’ultimo settore, dal 2021 la Cina ha ampliato le sue vendite in Brasile, diventando il principale fornitore di frigoriferi domestici al mercato brasiliano, superando Corea del Sud, Messico e Thailandia. Ma gli esempi si sprecano e riguardano pure altri prodotti tecnologici, per i quali avevano sempre avuto un vantaggio (se non altro di appeal) gli Stati Uniti, fino all’acciaio, approfittando della ormai drammatica de-industrializzazione dell’economia sudamericana.

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