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Google e General Electric deludono le attese e scendono in Borsa

Il colosso di internet cede il 7,88% dopo aver diffuso una trimestrale deludente nonostante l’aumento di utile e ricavi – Ricavi invece in calo per Ge, che cede l’1,25% sul Nyse: il fatturato è sceso a circa 37,9 miliardi di dollari.

Google e General Electric deludono le attese e scendono in Borsa

Google e General Electric deludono le attese degli analisti e perdono terreno in Borsa. Sul Nasdaq il colosso di internet cede il 7,88% dopo aver diffuso una trimestrale deludente nonostante l’aumento di utile e ricavi. I profitti sono saliti del 6,4% a 2,71 miliardi di dollari, 8,22 dollari per azione. Se non si contano i costi delle stock option, l’utile per azione è stato di 9,50 dollari mentre gli analisti puntavano su 10,5 dollari.

Sulla bottom line dei conti di Google hanno pesato i tassi di cambio, l’aumento delle spese, le modifiche sui formati delle pubblicità e la maggiore vendita di pubblicità per cellulari. Alla base della delusione degli investitori, le sfide che il motore di ricerca ha su altri fronti, a partire dalla concorrenza con Facebook. L’ad Larry Page respinge le critiche: non c’è nulla di deludente dei risultati. ”Sono molto contento – ha detto – Abbiamo avuto un buon trimestre, le premesse sono per un 2012 che sarà un anno fantastico”. In ogni caso, Page chiude il primo anno alla guida di Google con ricavi per la prima volta sopra i 10 miliardi in un trimestre, a 10,58 miliardi di dollari in aumento del 25%.

Ricavi invece in calo per General Electric, che cede l’1,25% sul Nyse. Il fatturato è infatti sceso a circa 37,9 miliardi di dollari dai 41,23 dello stesso periodo del 2010 (-8%), più delle attese che si aspettavano un calo a 40,03 miliardi. La debolezza arriva dall’Europa, dove il gruppo ora si prepara a ristrutturare l’attività e a rafforzarsi invece nei mercati emergenti. In flessione anche gli utili a 3,73 miliardi di dollari da (-18%), 35 centesimi per azione. L’utile per azione, a perimetro costante, è invece in rialzo del 3% a 37 centesimi per azione. Un segnale positivo arriva però dal portafoglio ordini, il più ampio della sua storia a quota 200 miliardi di dollari.

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