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Golf, nel Pga Championship i ventenni suonano la carica ma il protagonista è sempre Tiger

di Maria Teresa Scorzoni – Nell’ultimo major della stagione, che si gioca a partire da oggi, il trentenne australiano Adam Scott e una folta schiera di ventenni cercano le luci della ribalta ma il vero protagonista è sempre lui: Tiger Woods

Golf, nel Pga Championship i ventenni suonano la carica ma il protagonista è sempre Tiger

Riflettori puntati su Tiger Woods per la 93esima edizione del Pga Championship, l’ultimo major della stagione che si gioca a partire da oggi, fino a domenica, all’Highlands Course dell’Atlanta Athletic Club, Johns Creek, Georgia. Un percorso par 70 di 7.467 yards, con lunghi fairway adatti ai “picchiatori” americani del tour: da Phil Mickelson a Bubba Watson. La fila degli aspiranti al titolo è lunga e vede al primo posto Adam Scott, il bell’australiano 31enne, vincitore la settimana scorsa del Bridgestone Invitational, con al seguito il caddie Steve Williams, ex di Tiger e ormai divo a sua volta per le frecciate velenose rivolte al campionissimo.

Dietro di loro, in folta schiera, avanzano a passo di carica i ventenni: Rory McIlroy, che porterebbe a casa il secondo major dopo l’Us Open; Martin Kaymer, che vinse l’anno scorso davanti a un altro ragazzo potentissimo come Dustin Johnson; Rickie Fowler; Matteo Manassero, il più giovane di tutti con i suoi 18 anni; Jason Day; Ryo Ishikawa; Charl Shwartzel, Anthony Kim, Ryan Moore. Un coro di solisti che devono però dimostrare di saper tenere la scena a ogni evento.  Così l’attenzione, almeno ai tee di partenza, è di nuovo tutta per lui, per il re caduto, ma non spodestato, del golf che torna a giocare un major dopo tre mesi di assenza dalle scene (a parte la comparsa al Bridgestone la settimana scorsa).

Ce la farà Tiger Woods, che vanta quattro titoli Pga, a risorgere dalle sue ceneri dopo due anni senza vittorie? “Sto bene fisicamente – dice l’asso americano– e finalmente posso giocare a golf senza pensare al dolore”. Sulla carta bisogna accontentarsi, ma in pratica tutti i tifosi sognano di vedergli di nuovo sfoderare gli artigli e affondare senza remore il putt nelle buche decisive. Per questo però ci vuole testa e concentrazione, le principali qualità di Woods, che gli sono mancate a partire dal 2009, dallo scandalo a luci rosse e dal divorzio dalla moglie. Ora deve dimostrare di essere ancora competitivo e questa è la  condizione psicologica peggiore per un golfista.

A ciò si aggiunga che in questi giorni il fuoriclasse è stato mollato dalla Tag Heuer, azienda svizzera di orologi di cui era testimonial da dieci anni, mentre Williams alimentava il gossip dicendo che la sua vittoria con Scott è stata “la più dolce e importante della mia carriera”, con buona pace delle 72 vittorie con Tiger, 13 major, 16 trofei del WGC. Da segnalare che Steve nell’ultimo torneo ha incassato 140 mila dollari, mentre Tiger (arrivato trentasettesimo) si è dovuto accontentare di 58.500 dollari. La Tigre comunque non si scompone: sorride, assolve e si complimenta con gli ex amici, ma soprattutto si allena, moltissimo. E punta a un obiettivo minimo: piazzarsi entro i primi 14 per qualificarsi per i Pga Tour Playoffs che partono il 25 agosto e che sono riservati ai primi 125 giocatori della FedExCup. Tiger, scivolato al trentasettesimo posto del ranking mondiale, è addirittura il numero 130 della classifica FedEx e deve risalire posizioni. Il campionato che comincia oggi, per quest’anno, è l’ultima chiamata.

Chi potrebbe vincere allora se nonTiger? Fra i favoriti c’è Adam Scott, che ha portato a casa uno  strepitoso – 17 in Ohio, giocando il putt in maniera magistrale. Non tutti ci credono però: a parte il fatto che due vittorie così ravvicinate sono difficili, sarebbe la prima volta a un major di un giocatore con il “puttone”, cioè quel putt più lungo del normale che va appoggiato al petto e che è un po’ l’ultima spiaggia del golfista fuori palla sui green.

Per i bookmaker in pole position c’è ancora l’irlandese Rory McIlroy, seguito dagli inglesi Lee Westwood e Luke Donald. Luke guida anche questa settimana la money list, ma, a suo dire, non è sufficiente per attirare le telecamere della regia statunitense. Molti primi piani invece saranno riservati a Rickie Fowler (che parte con Manassero), il giovanissimo grande talento americano che si distingue per l’eccellente comportamento in campo, lo stile di gioco e la determinazione, peccato per come è vestito (o a volte mascherato) dallo sponsor. Da citare, nella lista dei papabili, il simpatico Darren Clarke, 43enne fuoriclasse nord irlandese che ha vinto l’ultimo British open. E infine David Toms, che vinse il Pga nel 2001, sullo stesso percorso.

Ventidue sono le nazioni che si contendono il titolo e la maggior quota di giocatori è americana, benché gli Stati Uniti non vincano un major dal 2010, quando Mickelson conquistà il Master. Dopo l’entrata in crisi di Tiger (il campanello d’allarme suonò al Pga del 2009, quando perse dal coreano Y.E.Yang pur partendo in testa dopo le prime 54 buche) a vincere gli ultimi cinque major sono stati  giocatori diversi e nuovi a quest’esperienza. Chissà che prima o poi non tocchi anche all’Italia: i tre “moschettieri” Francesco Molinari, Edoardo Molinari e Matteo Manassero sono in pista e tutti hanno le carte in regola per salire sul podio; speriamo. Chi vuole seguire l’evento può farlo la sera su Sky o direttamente su internet sul sito www.pga.com.

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