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Global Thinking Foundation: ripensare l’economia valorizzando le donne e l’IA

Nel quarto convegno annuale la presidente Claudia Segre ha spiegato che l’educazione finanziaria al femminile sarà sempre più al centro dell’attività della Fondazione e che le applicazioni dell’Intelligenza artificiale possono dare un contributo a un benessere diffuso e inclusivo

Global Thinking Foundation: ripensare l’economia valorizzando le donne e l’IA

Ripensare l’economia affrontando il tema delle applicazioni dell’intelligenza artificiale (IA) e del ruolo delle donne. Sono stati questi i due focus del IV Convegno Annuale di Global Thinking Foundation, il think tank fondato quattro anni fa, con l’obiettivo promuovere una cultura di cittadinanza economica tra studenti meno abbienti, famiglie e risparmiatori, sostenendo i Global Goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e con una particolare attenzione al tema delle donne e della loro posizione nel mercato del lavoro.

“Quando parliamo di donne – ha detto la presidente di GTF, Claudia Segre -, la nostra attenzione deve essere massima, perché non curarci delle disuguaglianze sociali si traduce in un costo economico che porta a minore produttività. Come ricordato anche dal nuovo Direttore dell’IMF Krystalina Goergieva agli Annual Meetings lo scorso ottobre, le donne sono il gruppo più discriminato a livello globale, indipendentemente dal luogo di appartenenza”. Proprio da qui deriva la sempre maggiore attenzione che Global Thinking Foudation riserva nella divulgazione dei programmi di educazione finanziaria per gli adulti, alle donne ed alla sostenibilità economica delle famiglie (soprattutto mono-genitoriali) con attività di formazione, informazione, tutorato e mentorship diffuse sul territorio nazionale.

Claudia Segre ha poi elencato alcuni dati, che testimoniano ancora l’emarginazione delle donne nel processo di sviluppo economico, soprattutto in ambito tecnologico: “Le donne sono il 52% della popolazione mondiale ma nell’UE solo il 62,4% ha un lavoro, di cui solo il 15% nel settore dell’Information Technology. Secondo il rapporto di McKinsey Global Institute ‘The future of women at work’, con la rivoluzione digitale, entro il 2030, fra i 40 ed i 160 milioni di donne dovranno pensare a riqualificarsi o a cercare una nuova occupazione”. E se in Europa 1 donna su 6 è tra gli specialisti ICT e 1 su 3 tra i laureati STEM è donna, in Italia, invece, le laureate STEM non superano il 20% e, più in generale, le donne con una base di competenze digitali sono il 37,9% contro un 53,1 % della media europea.

“Secondo il World Economic Forum – ha aggiunto Segre – siamo ancora ben lontani dal riuscire a risolvere il digital gender gap. Infatti, al ritmo attuale di cambiamento, ci vorranno 108 anni per chiudere il divario di genere complessivo e ben 202 per raggiungere la parità sul posto”. Ma il gap digitale, in Italia, non riguarda solo le donne. Oggetto del convegno erano infatti le applicazioni dell’intelligenza artificiale per il perseguimento di un benessere sociale diffuso ed inclusivo, analizzato sotto diversi aspetti: l’importanza dell’aspetto previdenziale, l’urbanistica e le città a realtà aumentata, i flussi migratori e gli effetti economici del cambiamento climatico, l’etica e la protezione dei marchi e brevetti, sullo sfondo di uno scenario di innovazione del Fintech.

L’Italia però non è attrezzatissima per questa svolta epocale: è quart’ultima fra i Paesi Ue per quanto riguarda l’alfabetizzazione digitale, e ha un ritardo simile sull’alfabetizzazione finanziaria. I motivi? L’arretratezza del sistema scolastico e formativo di base e le difficoltà di accesso e di utilizzo della rete. Infatti, solo il 69% della popolazione ha accesso ed utilizza la rete Internet regolarmente e solo il 31% conosce e utilizza i servizi di banking online. L’uso dell’e-governance è del 13% in Italia, rispetto alla media europea che sale al 30%. E ancora, solo il 25% dei lavoratori utilizza software da ufficio perché il 40% non è in grado di farne un uso efficiente. Con un tasso di disoccupazione giovanile al 24% e la forte richiesta di figure lavorative legate alle conoscenze digitali, la digitalizzazione nelle scuole, così come l’inserimento dell’educazione finanziaria come materia di studio, è ormai non rimandabile.

“Ma soprattutto – ha chiuso Claudia Segre -: più donne nei lavori digitali e di intelligenza artificiale daranno maggiore impulso per uno sviluppo che non lascia nessuno indietro, cercando di evitare il rischio di emarginazione dei gruppi sociali più fragili e, quindi, il crearsi di una nuova barriera sociale di analfabetismo digitale. Un maggior numero di donne nel mercato del lavoro potrebbe creare, inoltre, un aumento del PIL annuale di 16 miliardi di euro per la crescita europea. E l’attuale impeto sulla sostenibilità in ambito aziendale e sociale ha ormai coinvolto utenti e cittadini in una voce sola”.

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